Chissà quante volte vi è capitato di ricevere una chiamata sul telefonino che termina dopo il primo trillo della suoneria.
Il non aver fatto in tempo a rispondere innesca in molte persone due meccanismi concatenati: il piccolo dispiacere di essere arrivati tardi e la grande curiosità di sapere chi stava chiamando e perché.
Non c’è alcuna ragione di sentirsi in colpa e soprattutto è bene liberarsi dalla tentazione di richiamare quell’utenza che spesso ha un prefisso straniero.
Il fenomeno – sempre più frequente – si chiama “Wangiri”, parola che per parecchia gente è certamente nuova, ma che è opportuno tenere bene in mente. Il termine è giapponese e significa semplicemente “uno e smetti”, proprio come il primo squillo e l’immediata interruzione della chiamata.
E’ un vecchio sistema truffaldino che confida nel comportamento (purtroppo ordinario) della inconsapevole potenziale vittima. Tanto per cominciare è bene sapere che se non si richiama non succede nulla. Lo stesso vale se il numero che ha chiamato corrisponde ad ipotetiche utenze telefoniche italiane fisse o mobili che siano. Il problema è quello dei numeri con prefisso straniero che potrebbero (e, ahinoi, possono…) corrispondere a “servizi a valore aggiunto”.
Spieghiamoci meglio
Con un piccolo sforzo di memoria, ricordate i numeri 144, 166, 899 e tutti gli altri che per tanto tempo hanno spennato chi li chiamava? Dopo le feroci proteste dei consumatori i gestori telefonici arrivarono a predisporre un sistema che permetteva all’abbonato di disattivare eventuali chiamate indirizzate a quei prefissi.
Chi telefonava a quei numeri spendeva oltre dieci euro al semplice scatto alla risposta oppure pagava ogni minuto di connessione una cifra comunque spropositata. In questa seconda ipotesi i banditi lasciavano il chiamante appositamente in attesa con una musichetta o addirittura facevano ascoltare il “tu tu tu” che faceva pensare che nessuno avesse ancora risposto…
E’ stata una stagione terribile, divertente solo per quelli che come me andavano ad acciuffare gli abili truffatori. Siamo fortunatamente sopravvissuti a quel periodo balordo ed ora è necessario uscire indenni da questo genere di minaccia.
Cosa fare
Il Wangiri è una sorta di evoluzione delle frodi del 144 e simili. Gioca sul fatto che il soggetto chiamato non sa a cosa corrisponda il numero che è apparso sul display e rimasto in memoria. Quella sequenza successiva al prefisso straniero (+33 per la Francia, +44 per la Gran Bretagna e così a seguire) identifica utenze che – se chiamate – arricchiscono il destinatario e svuotano il portafogli del malcapitato.
In pochi istanti il credito a disposizione viene risucchiato dai criminali, quasi avessero un magico aspirapolvere che alla nostra utenza non lascia nemmeno una briciola. In alcuni casi attivano anche abbonamenti a servizi che nessuno ha in realtà richiesto e che costano anche se la vittima non ne conosce persino l’esistenza e ancor meno la propria sottoscrizione.
Il rimedio è quindi semplicissimo. Basta non richiamare.
Qualcuno suggerisce di impostare il proprio smartphone in modo da bloccare le chiamate che arrivano dall’estero ed evitare così ogni problema. L’attivazione di simili meccanismi di “black list” hanno però una minuscola controindicazione: è vero che tutte le telefonate con prefisso straniero vengono bloccate ma tra queste finiscono anche quelle di amici e parenti che si trovano in un altro Paese e che volevano solo salutare e chiedere notizie.