Non ha aspettato lo scoccare della fatidica mezzanotte tra sabato 18 e domenica 19. Due ore prima del divieto TikTok ha bloccato l’accesso alla sua piattaforma ai suoi utilizzatori statunitensi.
Lasciati inutilmente trascorrere i nove mesi a disposizione per cedere il controllo dell’azienda, i proprietari di uno dei social media più popolari del pianeta hanno “staccato la spina” a 170 milioni di utenti americani.
Chi oltre oceano adoperava la “app” in questione si è visto recapitare il messaggio “Spiacenti, TikTok non è disponibile al momento. Negli Stati Uniti è stata promulgata una legge che vieta TikTok. Sfortunatamente, ciò significa che per ora non puoi utilizzare TikTok”.
A leggere con attenzione saltano agli occhi “al momento” e “per ora”. La propensione di Trump per le realtà digitali si è già manifestata nell’annuncio di una possibile proroga di 90 giorni e si tratta di vedere cosa accadrà dopo il suo insediamento.
Gli irriducibili aficionados di quei contenuti stanno dribblando il veto utilizzando “proxy server”, ovvero triangolando la loro navigazione Internet fuori dagli Stati Uniti e acquisendo una provenienza fittizia grazie a nodi di rete esclusi dal blackout, ma è ovvio che il complessivo volume degli utenti non può trovare spazio sui computer che camuffano la reale collocazione geografica dell’interessato.
Le conseguenze
I primi ad esser gettati nel più profondo sconforto sono senza dubbio i cosiddetti “influencer”, quelli che campavano e gozzovigliavano grazie alla loro capacità di condizionare gusti e pensieri, indirizzare scelte, modificare opinioni, instillare bisogni prevalentemente inutili. Chi “impapocchiava” gli altri utenti con video accattivanti ha visto sbriciolarsi (almeno temporaneamente) il proprio impero, nemmeno avesse reclamizzato pandori il cui ricavato della vendita sarebbe stato destinato ad opere di bene.
Questa folta schiera schiera di improbabili personaggi si trova dinanzi alla penosa decisione di trovarsi un lavoro vero oppure di migrare su un altro social dove spendere tutte le proprie energie ed idee per infinocchiare platee di pubblico diverse da quelle finora conquistate.
Analoga sorte è quella delle imprese che utilizzavano TikTok per promuovere i propri prodotti e per presentare le rispettive novità.
Il beneficio, invece, è quello per le giovani generazioni che in questo periodo avranno modo di rallentare il loro processo di rincretinimento, limitandosi ad utilizzare altri ambienti virtuali di intrattenimento.
Il voltafaccia di Trump
La cosa più incredibile della vicenda è che Donald Trump, cinque anni fa, fu il primo a scagliarsi contro TikTok segnalando l’estrema pericolosità dei suoi contenuti e l’indiscutibile rischio di dipendenza psicologica dei giovanissimi nei confronti di questa app.
Forse dimenticando la sua precedente irremovibile posizione, Trump si prospetta come il salvatore di TikTok in barba a tutte le comprensibili preoccupazioni che la piattaforma cinese costituisse un serio pericolo per la sicurezza nazionale.
Il neo Presidente dovrà affrontare pressioni da più parti, come quelle dei senatori repubblicani Josh Hawley del Missouri e Tom Cotton dell’Arkansas, che continuano a sostenere fermamente il divieto in questione, ma è difficile che perda una opportunità per tessere buone relazioni con la Cina.
Il futuro
Mentre nel frattempo la “app” è anche scomparsa sia dall’App Store di Apple e dal Google Play Store, è ampia la convinzione che a breve tutto tornerà come prima e TikTok proseguirà la sua missione di rimbecillire l’umanità senza vincoli territoriali.