Oggi, 26 gennaio 2025, è una di quelle domeniche che io chiamo ecoideoillogiche.
La denominazione ufficiale è ecologica, ma io non ci vedo tanto né di logico né di ecologico, ma ci vedo invece di ideologico, per questo le chiamo così.
Vengono pubblicizzate come domeniche nelle quali c’è lo STOP AL TRAFFICO PRIVATO. Nulla di più falso: chi c’era nel 1973 ricorderà quando, ai tempi dell’austerity per la mancanza di carburante, in alcune domeniche non si è potuto circolare davvero, con nessun mezzo tranne le scarpe e le biciclette (e i cavalli, immagino, ma non ricordo). E la cosa durava tutto il giorno, non ricordo gli orari esatti, ma non certo quelli di adesso.
Perché oggi si può circolare liberamente dalle 12 e 30 alle 16 e 30 (le quattro ore centrali della giornata; probabilmente grazie al fatto che a quell’ora ci sono le irrinunciabili partite allo stadio) e dopo le 19 (tutta la serata), mentre nelle restanti ore si può circolare solo se si possiede un veicolo moderno o ragionevolmente moderno a benzina: nessun diesel, ma tutte le Euro 6 a benzina, e l’euro 6 è stato introdotto nell’ormai non tanto vicino 2014: undici anni.
Il risultato è che, secondo uno studio dell’ACI che i dati dovrebbe averli, il 36,1% dei quasi un milione e ottocentomila veicoli che circolano a Roma è Euro 6, cioè circa 640.000 auto; lo studio non distingue fra benzina e diesel, tagliando con l’accetta è ragionevole ipotizzare che circa la metà sia a benzina; per completezza bisogna anche dire che il numero si riferisce al comune di Roma, che è molto più grande della Roma vera (ma la densità dentro Roma è molto maggiore che fuori) e che i dati sono relativi al 2022 (è ragionevole pensare che siano semmai aumentati e non diminuiti). Facciamo che sono due-trecentomila? Credo di essere stato prudente.
Chi emana questi provvedimenti e li divulga non è possibile che non si renda conto dei veri numeri, e non è quindi possibile non vedere mala fede e voglia di prendere in giro i cittadini se, sull’ufficialissimo sito di Roma Mobilità, si legge stop al traffico dalle 7.30 alle 12.30 e dalle 16.30 alle 19: con un poi di populismo lasciatemi dire stop al traffico dei meno abbienti, quelli che a chiacchiere molti dicono di voler tutelare e facilitare.
Dal punto di vista dell’ecologia, che effetto può esserci, considerando che chi ad esempio deve andare a pranzo fuori basta che esca non tanto presto e torni non tanto tardi? E il traffico si addensa in quelle poche ore, nelle quali quindi si inquina di più.
È un provvedimento illogico e improduttivo, che da solo fastidio a chi ne è penalizzato. Pensiamoci un attimo chi è il più penalizzato? Chi la domenica lavora, e al lavoro non può andarci quando gli pare! E chi la domenica lavora io credo che non in grandissima quota appartenga alla fascia che si può permettere un euro 6.
E di solito sono persone che devono lavorare per forza: se hai un negozio magari non lo apri, ma se sei un infermiere, un autista degli autobus, un addetto alla metro, un commesso, un cameriere o un vigile urbano, che devi andare in autobus a fare le multe a quelli che non sono andati in autobus, che fai?
Non è irrispettoso delle fasce più deboli, questo modo di concepire le cose proprio da parte di chi ama erigersi a difensore dei più deboli? Ma è ideologico: bisogna fare la guerra alle auto, dare fastidio alla gente, fare finta di fare cose per il bene della gente, contando sul fatto che la gente non si renda conto che sono cose inutili.
Che bella figura si farebbe se, invece di perseguire ostinatamente false convinzioni ideologiche, si decidesse di voler davvero consentire ai cittadini di godere della città, in queste domeniche, senza fastidi e rumori di veicoli in movimento, bloccando tutto e tutti per davvero (emergenze e servizi esclusi ovviamente), magari in una zona più piccola di duecentosei chilometri quadrati.
La butto lì: la famosa fascia dell’anello ferroviario, una zona decisamente ampia ma non di dimensioni oceaniche. Questa è una decisione che rispetterei. E sarebbe anche, se non altro, un provvedimento equamente rispettoso delle persone indipendentemente dalla loro condizione sociale ed economica