Si parla sempre di verifica di notizie e dichiarazioni, ma sovente mancano il tempo e la voglia per farlo davvero. Probabilmente è venuto il momento di cimentarsi in queste certosine imprese.
L’annuncio e lo sventolio della lettera di carattere giudiziario ricevuto da quattro rappresentanti del nostro Governo ha ovviamente suscitato scalpore.
Chi ha visto Giorgia Meloni e ha ascoltato le sue parole è rimasto impressionato da toni più aspri di quelli che hanno caratterizzato la consegna a Napoli di analoga missiva al Premier pro tempore Silvio Berlusconi nel corso del G7. Ma erano altri tempi. Non c’erano i social. Le doti comunicative del “bersaglio” erano tutt’altre. I collaboratori erano di differente qualità…
Non si tratta di far paragoni tra reazioni tra loro lontane nel tempo e distanti per il calibro dei protagonisti. Limitiamoci quindi ad occuparci dell’ultimo caso, facendo seguire alle frasi della Presidente del Consiglio alcune brevi considerazioni il più possibile oggettive.
Dunque la notizia di oggi è questa: il Procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi, lo stesso del diciamolo fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona,
L’aggettivo “fallimentare” è tipico delle iniziative non riuscite. I processi devono portare alla ricostruzione di fatti e responsabilità e quando il loro esito non è quello auspicato dalle parti o dalle tifoserie è importante indizio della terzietà della magistratura, che valuta le carte e non le simpatie. L’utilizzo del termine “falimentare” – diciamo – è poco appropriato.
mi ha appena inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino libico Al Masri, avviso di garanzia che è stato inviato anche ai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e al Sottosegretario Alfredo Mantovano.
Due i punti. Il favoreggiamento e il peculato.
Risponde di favoreggiamento chi “medesimo, aiuta taluno a eludere le investigazioni dell´Autorità, o a sottrarsi alle ricerche di questa”. Si ha l’impressione che il rimpatrio in località dove il ricercato è pari ad una stella del cinema potrebbe aver agevolato l’interessato ad evitare fastidi con la Corte Penale Internazionale.
Il quarto comma dell’articolo 378 del codice penale dice che il reato sussiste anche se – non sarebbe questo il caso – la persona aiutata “non è imputabile o risulta che non ha commesso il delitto”.
Il peculato, invece, è presumibilmente riferito all’utilizzo del volo di Stato che – a detta di molti – avrebbe distratto risorse e beni pubblici.
Presumo a seguito di una denuncia che è stata presentata dall’avvocato Luigi Li Gotti ex politico di sinistra, molto vicino a Romano Prodi, conosciuto per aver difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi.
La descrizione di Li Gotti è un pochino imprecisa. Il definito “ex politico di sinistra” per una trentina d’anni ha militato prima nel Movimento Sociale Italiano e poi in Alleanza Nazionale, uscendone nel 1998 per transitare nel 2002 in Italia dei Valori e poi uscire nel 2013 dalla scena politica. La Presidente ricorda che l’avvocato Li Gotti ha difeso i protagonisti storici del crimine organizzato, ma dimentica che – come si legge anche su Wikipedia – è stato “avvocato di parte civile nel processo per la strage di Piazza Fontana, ha rappresentato i familiari del maresciallo Oreste Leonardi nel processo sul caso Moro, ha tutelato la famiglia del commissario Luigi Calabresi in un lungo iter processuale” e così a seguire…
Ora i fatti ne abbiamo parlato in questi giorni sono abbastanza noti.
La Corte Penale Internazionale dopo mesi di riflessione emette un mandato di arresto internazionale nei confronti del capo della polizia giudiziaria di Tripoli.
La dizione “capo della polizia giudiziaria di Tripoli”, che sembra far riferimento ad un impeccabile funzionario, è un eufemismo che maschera un criminale capace di inenarrabili cruente nefandezze.
Curiosamente la Corte lo fa proprio quando questa persona stava per entrare sul territorio italiano dopo che aveva serenamente soggiornato per circa 12 giorni in altri tre Stati europei.
Il “curiosamente” è gratuito. I tempi di emanazione dei provvedimenti sono condizionati da diversi fattori normativi, operativi ed amministrativi e non sono calibrati per fare dispetti o sgarbi a questo o quel Governo.
La richiesta di arresto della procura della Corte Penale Internazionale non è stata trasmessa al Ministero italiano della Giustizia come invece è previsto dalla legge e per questo la Corte d’Appello di Roma decide di non procedere alla sua convalida.
La Corte d’Appello di Roma, rilevando la mancata prescritta comunicazione al Ministero della Giustizia ha ritenuto di attivare il dicastero che sembrerebbe non essere stato così solerte nonostante sia competente a tenere i rapporti con la Corte Penale Internazionale. Un atteggiamento maggiormente proattivo di Via Arenula probabilmente avrebbe modificato il corso della storia.
A questo punto con questo soggetto libero sul territorio italiano, piuttosto che lasciarlo libero, noi decidiamo di espellerlo e rimpatriarlo immediatamente per ragioni di sicurezza con un volo apposito come accade in altri casi analoghi.
“Noi decidiamo”. L’espressione è chiara e inequivocabile. “Noi decidiamo di espellerlo e rimpatriarlo” evidenzia la natura squisitamente politica degli sviluppi della vicenda. Non è altrettanto planare (si scusi il gioco di parole) il “volo apposito come accade in altri casi analoghi”. Forse la colpevole sbadataggine di chi scrive non permette di ricordare episodi simili con jet “ad personam” e sbarchi trionfali in Patria.
Questa è la ragione per la quale la procura di Roma oggi indaga me, il Sottosegretario Mantovano e due ministri.
Allora io penso che valga oggi quello che valeva ieri.
Non sono ricattabile. Non mi faccio intimidire.
Abbiamo compreso che la Premier non è ricattabile e non si lascia intimidire, ma certe iniziative inducono il quisque de populo a domandarsene il perché.
E’ possibile che per questo sia, diciamo così, invisa a chi non vuole che l’Italia cambi e diventi migliore. Ma anche soprattutto per questo intendo andare avanti per la mia strada a difesa degli italiani, soprattutto quando è in gioco la sicurezza della Nazione. A testa alta. E senza paura.
Il “chi non vuole che l’Italia cambi e diventi migliore” fa finire la palla fuori dal campo di gioco. Tutti – a prescindere dalle convizioni personali – vogliono un Paese diverso. Lo vogliono democratico e coeso. Sognano un’Italia in cui davvero “la legge è uguale per tutti” e nessuno, proprio nessuno, può permettersi di non rispettarla.