Il film di Roberto Andò è uscito da poco nelle sale cinematografiche italiane e già ha avuto un ottimo riscontro dal pubblico. Interprete principale è Toni Servillo affiancato da Salvo Ficarra, Valentino Picone e Leonardo Maltese, senza nulla togliere a tutti gli altri attori.
La vicenda ricorda la manovra diversiva condotta, con grande rischio e capacità militari, dal Colonnello Vincenzo Giordano Orsini (1817-1889) dopo lo sbarco dei Mille a Marsala.
Orsini, Ufficiale di Artiglieria nell’Esercito borbonico, affiliato alla “Giovine Italia” del Mazzini, partecipò ai moti siciliani antiborbonici del 1848. Si dimise dall’Esercito e dopo la sconfitta dei rivoluzionari, nel 1849, si recò in esilio a Costantinopoli. Nel 1859 tornò in Italia e partecipò ai preparativi della spedizione dei Mille. Fu l’artefice della finta marcia su Corleone che ebbe lo scopo di creare un diversivo.
Si doveva far credere all’Esercito borbonico che le truppe garibaldine erano dirette all’interno della Sicilia. I comandanti dell’Esercito delle Due Sicilie inseguirono Orsini credendo fosse Garibaldi. Sguarnirono Palermo che, insorta, fu conquistata da Garibaldi. Divenuto Generale, Vincenzo Giordano Orsini ebbe una luminosa carriera militare e politica.
Il film, pur tra alcune necessarie finzioni, ripercorre sostanzialmente la vicenda e lo spettatore ne rimane coinvolto umanamente. L’interpretazione degli attori è magistrale ma, considerato il cast, sarebbe difficile immaginare il contrario.
Il finale, ovviamente, riserva delle piccole sorprese, frutto della fantasia del regista. Qui si comprende il titolo del film: l’abbaglio.
L’abbaglio, proiettato nell’immediato presente post unitario e nel futuro dell’Italia unita, è quello di aver creduto veramente in un mutamento epocale. Il sacrificio di molti eroi si è dimostrato, per molti aspetti, vano. Tutto è cambiato nella forma ma non nella sostanza. Argomento che richiama alla memoria romanzi come “Il Viceré” di Federico de Roberto o “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa.
Sia il popolo siciliano, sia l’italiano in genere, la classe politica per prima, sono stati e sono caratterizzati da trasformismo e da elevato spirito di adattamento formale ai mutamenti. I contenuti dei caratteri non mutano, tutto scivola su una convenienza formale, esteriore approfittando di tutto.
Un film da non perdere e da vedere non con superficialità per non farsi scivolare la realtà passata e presente come un piccolo accidente storico.