In queste ore sta piovendo sui nostri cellulari un messaggio di testo che ci fa sentire in colpa e che ci invita a rimediare.
“Abbiamo provato a contattarla diverse volte” è la prima frase che subito colpisce e mette a disagio chi – senza aver necessariamente la coscienza sporca – lo sta leggendo. Chi riceve il messaggio non riesce a darsi spiegazione di questo rimbrotto e subito va a controllare sul cellulare l’elenco delle telefonate ricevute. Pur guardando con cura, non trova alcuna “chiamata persa” e comincia a credere che il suo telefonino non annoti tutto il traffico in entrata e in uscita.
Un piccolo assillo, ma pur sempre un assillo che induce a rimediare al non esser stato prontamente reperibile…
“E’ pregato di chiamare al numero 89349080 per delle questioni che la riguardano” è la severa intimazione che suona come l’ultima occasione per farsi perdonare e soprattutto per sapere di cosa si tratta.
L’espressione “per delle questioni” fa intuire che il messaggio non sia frutto di una traduzione automatica, ma della scrittura di chi parla italiano e scrive ricalcando forme quotidiane di non eccessiva eloquenza. Chi ha inoltrato l’SMS non è un letterato, ma senza dubbio è un fine psicologo perché mette in difficoltà la persona cui scrive.
Il numero che si chiede di comporre (o semplicemente di cliccare con il polpastrello sullo schermo) è un “893” e quindi occorre fare molta attenzione perché una eventuale telefonata rischia di costare particolarmente cara…
Quel “prefisso” corrisponde alle “numerazioni a sovrapprezzo”, che – se chiamate – comportano addebiti spaventosi a chi si azzarda a utilizzarle.
E’ un meccanismo che trova la benedizione dell’AGCOM (l’Autorità Garante per le Comunicazioni) che ne disciplina l’utilizzo con la Delibera n° 26/08/CIR del 14 maggio 2008 (e relativi allegati) e che da allora è la “giustificazione” sul diario degli indisciplinati o – a dirla meglio – dei criminali.
I fornitori di servizi telefonici consentono di avere un numero di questo tipo a chi vuol farsi pagare per il “disturbo” di chi chiama e tiene impegnato il centralino o l’esperto che risponde. Questa la genesi di un sistema che prevede che il chiamante paghi in proporzione al tempo durante il quale si approfitta di chi è dall’altro capo del telefono. E’ un sistema redditizio non solo per l’intestatario ma anche per le società di telecomunicazioni che incassano la somma pagata dal fruitore del “servizio a valore aggiunto”, ne trattengono una buona percentuale e versano la porzione più consistente a chi paga un canone per avere quel numero così redditizio.
L’AGCOM non sembra – ma forse è solo una mia impressione – stracciarsi le vesti per informare i cittadini di questo genere di situazioni che fanno presto a tramutarsi in veri e propri salassi nei confronti dei più deboli.
L’Autorità impone certo dei vincoli, che spesso vengono trasgrediti da chi – vivendo di iniziative fraudolente – non si fa cruccio di infrangere qualunque regola, sia questa normativa, sia questa etica.
Il farabutto se ne frega dell’obbligo di inserire, prima del servizio a pagamento, un messaggio gratuito che deve indicare “la società che offre il servizio, la tipologia di servizio offerto, il costo al minuto, il costo dello scatto alla risposta e la durata massima della chiamata”.
Lo specifico numero 89349080 ora di attualità sarebbe stato assegnato alla banda di furbetti – secondo un documento di Iliad che si trova online – da una società chiamata Intermatica che sarebbe “proprietaria” delle numerazioni che cominciano con 893490.
Il cittadino forse sogna che qualcuno prenda provvedimenti, spera che qualcun altro salvi i poveretti da queste fregature, si augura che qualcun altro ancora acciuffi i truffatori e li assicuri alla Giustizia…
Purtroppo le lecite e commoventi aspirazioni del quisque de populo non sembrano destinate a materializzarsi.
Il fenomeno appare particolarmente florido e a farne le spese sono tante persone che ogni giorno involontariamente finiscono in trappola. Probabilmente una migliore comunicazione istituzionale potrebbe suonare come campanello di allarme e forse frenare certi business in danno dei soliti malcapitati.
Non si venga a raccontare che non si può fare nulla. In quest’ultimo caso basta rivolgersi alla società Intermatica per sapere chi ha “preso in affitto” la specifica utenza e ora riceve il frutto della sua furbizia con regolari accrediti della parte spettante di quel che viene incassato dagli sventurati che telefonano….
Forse un segnale che lo Stato non si dimentica dei più deboli potrebbe essere l’occasione per voltare pagina…