Quante volte si sente ripetere “in altri tempi la gente sarebbe scesa in piazza”. La frase rimpalla tra chi – nell’inebriante atmosfera del “va tutto bene” – ha incredibilmente mantenuto un briciolo di lucidità.
Lo stupore per l’apatia, l’inerzia e il disinteresse dinanzi ad un Paese che affonda, ricorda vagamente la tolda del Titanic con le musiche e le danze dei passeggeri. Le fabbriche chiudono cadendo come i tasselli del domino, i negozi ammanainano la loro saracinesca, i cartelli “cedesi attività” sventolano come le bandierine al passaggio del Papa, i giovani scappano all’estero con biglietto di sola andata, quelli che non scappano pedalano sulle biciclette con l’enorme zaino di Glovo o Deliveroo sulla schiena…
Lo scenario del declino – che purtroppo trova l’Italia in buona compagnia – costringe il Governo ad una massiccia operazione di ipnosi collettiva basata sulla somministrazione di dichiarazioni non sempre aderenti all’effettivo stato delle cose.
In queste situazioni sarebbe bello vedere un confronto costruttivo tra chi ha le redini in mano e chi sta all’opposizione. Non si tratta di disarcionare chi sta in sella, ma di trovare soluzioni per il bene comune.
La molla può essere soltanto la dimostrazione del profondo disagio vissuto dai cittadini che – se obnubilati dai proclami – rischiano un risveglio tutt’altro che gradevole. Ma quel che manca è una reale leadership che incanali quel che di buono si può proporre e fare nell’interesse davvero di tutti.
In profonda assenza di idee e di progetti (e soprattutto di chi sia capace di apprezzarli senza patire per non averli immaginati personalmente), l’opposizione dovrebbe scovare dinamiche di aggregazione per far sentire il proprio peso.
Senza immaginare rivoluzioni epocali che si rivelano poi effimere, si dovrebbe far tesoro delle vicende di questi giorni, che hanno fatto capire che le masse si muovono disciplinatamente agli ordini di questo o quel “tiktoker”.
Se quel che resta della popolazione moderata e democratica vuol trovare un “capo”, deve tralasciare le lotte intestine tra le diverse correnti di partito e la riproposizione degli stessi immortali ed inconcludenti personaggi (a cui non danno più credito nemmeno i più stretti famigliari). Occorre una figura carismatica, capace di catalizzare l’attenzione della folla, in grado di trasudare magnetismo da ogni poro.
Proprio questa esigenza induce ad una manovra plebiscitaria che porti Rita De Crescenzo a subentrare alla Elli Schlein acclamata dai pensionati magistralmente spediti a votare ai gazebo del PD da un mitologico imprenditore prestato alla politica, oggi scomparso, che tra le tante intuizioni ebbe pure quella di inquinare le elezioni interne avversarie…
Se Rita De Crescenzo è riuscita a portare folle oceaniche in località turistiche a contenuta capienza, chissà come potrebbe farsi seguire alle urne senza nemmeno aver bisogno di raccontare di esser pronta a togliere le accise dai carburanti.
In tema di competenze, poi, non ha nulla da invidiare a chi oggi occupa le posizioni di maggior rilievo.
Come si sente dire spesso, nelle più diverse coniugazioni, “questa è l’Italia che voglio”.