La maggioranza dei paesi ancora non consente di brevettare le invenzioni create con la AI, ma qualcosa inizia a muoversi.
Con la recente decisione dell’Alta Corte per la Proprietà Intellettuale, che ha confermato la sentenza sfavorevole del Tribunale Distrettuale di Tokyo, il Giappone si unisce al nutrito gruppo di stati che, attualmente, non riconoscono il diritto di brevettare le invenzioni nate dalla AI.
In precedenza, la AI DABUS (Device for the Autonomous Bootstrapping of Unified Sentience) del ricercatore statunitense Stephen Thaler non é stata riconosciuta come inventore dall’ufficio brevetti europeo (EPO), né dalla Suprema Corte del Regno Unito, che ha confermato il rigetto della richiesta di brevetto da parte dello IPO, l’ufficio inglese che protegge la proprietà intellettuale.
In Australia, dopo una prima sentenza favorevole, la Corte Federale ha accolto il ricorso del locale ufficio brevetti e ha respinto la brevettabilità per le invenzioni della AI.
Unica eccezione il Sudafrica, dove nel 2021 l’ente preposto (CIPC) ha accettato una domanda di brevetto.
Tuttavia, il sistema sudafricano presenta caratteristiche diverse da quelli delle altre giurisdizioni.
La domanda non è stata accolta neppure dall’ufficio brevetti statunitense (USPTO) che pure non sembra escludere del tutto la brevettabilità, a patto che ci sia un importante contributo umano nella scoperta.
A sua volta, la Corte Federale di Giustizia tedesca (FCJ) ha indicato la necessità di una persona fisica che abbia dato significative istruzioni alla AI, per ottenere un brevetto.
Non si esclude così la possibilità di brevettare invenzioni generate con l’intelligenza artificiale.
La situazione odierna rimane abbastanza incerta e apre grandi interrogativi circa il mondo dei brevetti e delle AI.
Quanto dev’essere significativo il contributo dell’operatore umano per poter brevettare una invenzione? E come quantificarlo?
Una idea generata dalla AI, priva di un chiaro referente umano, sarà mai brevettabile? E nel caso, da chi?
Le leggi sui brevetti sono state scritte quando l’intelligenza artificiale non esisteva, andranno aggiornate? E come?
E quanto questa incertezza influenzerà lo sviluppo di intelligenze artificiali “inventive”?
Per ora i sistemi giuridici globali non sembrano riconoscere la sola AI come inventore, ma la crescente diffusione di tecnologie generative potrebbe spingere i legislatori a cambiare le regole.