Il pargolo sta crescendo in fretta: ora dialoga e acquisisce informazioni, calcola e sviluppa, suggerisce e corregge.
La fase neonatale dell’intelligenza artificiale è ormai terminata e tra non molto, probabilmente, salterà a piè pari l’adolescenza per entrare nell’età adulta, potendosi confrontare con noi, povere e limitate unità carbonio, forse anche surclassandoci.
Infatti, mentre il “bambino” ChatGBT risponde a determinati input, nel formato domanda/risposta cercando di instaurare una conversazione simil-umana, l’adulto AgentGPT andrà molto oltre, perché sarà in grado di contestualizzare e sviluppare un obiettivo più ampio, svincolandosi dalla necessità dei costanti input, che prima gli fornivamo per mantenere attivo il dialogo.
Sia AgenGPT che AutoGBT (altra AI ancor più performante perché in grado, essa stessa, di creare agenti autonomi), sono quindi, sostanzialmente, piattaforme sulle quali è possibile configurare un’intelligenza artificiale e permetterle, una volta delimitati i confini essenziali del progetto che si desidera sviluppare, di muoversi in autonomia, prendendo decisioni senza l’intervento umano. Per semplificare: noi forniremo solo una tela bianca e l’AI Agent, disegnerà, a suo piacimento, il soggetto che di massima gli avremo indicato, scegliendo i colori e la tecnica da utilizzare.
È quindi di tutta evidenza che il processo appena descritto ha alcune spiacevoli analogie con il percorso di un normale lavoratore appena assunto con compiti, ad esempio, di data entry o di data analyst, al quale vengono fornite solo alcune indicazioni di carattere generale, entro le quali gestire il suo nuovo lavoro.
Di conseguenza, il passo tra l’assumere un umano ed una AI Agent, probabilmente, sarà breve, appena matureranno i tempi per accettare, socialmente, l’azzeramento del vecchio, ma a mio avviso sempre verde firewall concettuale, costituito dalla paura di vedersi sostituiti o licenziati a causa di una macchina.
Macchine che, per una perfetta analogia con il presente rappresentato dalle agenzie interinali, sono già messe a disposizione da AI Agency sorte opportunamente!
D’altronde un’AI non ha bisogno di essere direttamente retribuita, non ha necessità di ferie, di diritti o di tutele o della pensione. Il costo del suo lavoro sarà appannaggio delle AI Agency.
E quando ci troveremo con uno stuolo di lavoratori digitali che saranno in grado di svolgere, egregiamente, gli stessi compiti dei loro colleghi umani, allora saremo costretti a riflettere su un nuovo modello da applicare al mondo del lavoro, con regole molto lontane da quelle alle quali eravamo abituati o per le quali molti hanno lottato.
Basti pensare all’attuale ruolo delle Organizzazioni Sindacali traslandolo verso questo futuro distopico: saranno ancora necessarie? Parlare di contratti, di tutele, di ambiente e sicurezza dei luoghi di lavoro, avrà più un senso?
Con tutto il cuore e per l’umanità che verrà, spero ancora di sì.