Chi pensa che certi imbrogli vadano a colpire soltanto i soliti sprovveduti si sbaglia di grosso. La dimostrazione è ormai quotidiana ed un caso di questi giorni è capace di smontare lo stereotipo del tonto o del distratto che ci casca. Abituati a pensare a vittime indifese come pensionati colti di sorpresa nel bel mezzo di uno spettacolo televisivo che assorbe loro sguardo e mente, siamo costretti a prendere atto che la fregatura è dietro l’angolo e può toccare in sorte anche a persone tutt’altro che anziane.
In questi giorni si aggira una sorta di fantasma telefonico che ha la voce di Guido Crosetto, il titolare del dicastero della Difesa, e che convince gli interlocutori ad eseguire cospicui versamenti in denaro su conti all’estero.
Prima che qualcuno cominci a chiedere “come è possibile?”, è bene precisare che ci si trova dinanzi a veri professionisti delle più accurate operazioni fraudolente. Gente preparata sotto il profilo delle relazioni interpersonali, abituata a captare i punti deboli del soggetto preso di mira, attrezzata tecnologicamente di tutto punto.
Sono già tre le persone cadute nel tranello e l’iniziale caso singolo, che ha incuriosito un po’ tutti, si sta trasformando in fenomeno che fa scattare legittime preoccupazioni.
I misteriosi mascalzoni hanno quindi seguito un vero e proprio canovaccio operativo che – se il mio vecchio istinto da sbirro digitale non fa cilecca – potrebbe essere sintetizzato in questa sequenza di azioni.
Il primo step è la scelta del soggetto da impersonare e qui la selezione tiene conto di diversi fattori: l’autorevolezza, la carismatica capacità di convincere, il metus potestatis, il saper sottolineare che è meglio ubbidire, la garanzia di avere fonti esclusive che consentono di anticipare i comuni mortali, il rispetto dovuto anche alla possente mole fisica, la posizione ricoperta e in ultimo una voce inconfondibile per la sua modulazione e per la leggera cadenza dialettale che identifica la provenienza quasi fosse la ciliegina sulla torta.
Veniamo al secondo passaggio. La cricca – perché è impensabile che sia un solo soggetto ad aver architettato e messo in pratica questa truffa – provvede ad accaparrarsi i numeri delle utenze senza dubbio riservate di molte persone facoltose con cui il tizio da interpretare (nella fattispecie Crosetto) ha un presumibile rapporto di confidenza.
Fase tre, ossia la costruzione della voce. Senza disturbare Crozza o altri abili imitatori, si può far ricorso a programmi informatici che sono in grado di estrarre da un qualunque audio il DNA del parlato del soggetto da utilizzare come esca. Su Internet non è affatto difficile trovare discorsi o interviste in cui si ode chiacchierare in maniera nitida e si ha modo di isolare frasi che sembrano scandite alla perfezione. Grazie ai software basati sull’intelligenza artificiale, si può procedere al cosiddetto “campionamento”. Una volta gli esperti parlavano di fonemi, difoni, formanti e altre cose tecniche, ma oggi ci sono tanti programmini che analizzano quel che si ascolta e con poco sacrificio riescono a far leggere al computer parole, frasi e discorsi con la voce sintetizzata che è praticamente identica a quella che si vuol far sentire.
Quarto stadio? La telefonata viene avviata con l’entrata in scena estremamente professionale di un sedicente centralinista o di un segretario megagalattico o di un prezioso membro dello staff. Pochi convenevoli, forse solo l’annuncio che si sta per passare il “finto VIP” che ha urgenza di parlare con il chiamato. Dopo una breve musichetta di attesa, scatta la trappola. A seconda di quanto è tecnologicamente evoluto il gruppo di criminali, si va dall’uso di frasi preparate in precedenza con una manciata di file pronti ad esser letti dal computer, diversi in ragione dell’evolvere della conversazione, alla “traduzione sonora” della voce del bandito trasformata in quella – nella fattispecie – del Ministro.
Il contatto è caratterizzato dall’estrema importanza della comunicazione da fare e da una certa urgenza, che è fondamentale per interrompere la chiamata in caso di difficoltà o di imprevisti. Lo squillo di un cellulare o di un altro apparato serve a troncare un discorso e basta dire “scusami, mi sta chiamando la Presidente” per giustificare il repentino taglio della telefonata.
Sembrerebbe che a Massimo Moratti, imprenditore ed ex patron dell’Inter, sia stato chiesto – sfruttandone la sensibilità e la generosità – di versare un milione di euro per salvare alcuni giornalisti rapiti, somma che formalmente non poteva essere corrisposta dallo Stato ma che risultava indispensabile per pagare il riscatto.
L’estrema verosimiglianza della voce e delle circostanze ha permesso ai farabutti di far spedire somme all’estero (esponendo pure le vittime a potenziali problemi in tema di riciclaggio), denaro che difficilmente potrà essere recuperato.
Mentre in questi giorni il vero Crosetto corre il rischio di vedersi attaccato il telefono in faccia e magari di beccarsi un “smettila brutto truffatore”, i delinquenti chissà quale altro personaggio sono pronti ad interpretare…