Sono felice che Massimo Moratti nel giro di qualche giorno sia riuscito a recuperare la somma che aveva versato all’estero su sollecitazione di un truffatore con la voce del Ministro Crosetto.
Sono felice perché tutti quelli che sono stati vittima di analoghe disavventure potranno avere identica fortunata sorte e non si sentiranno più dire, come finora è accaduto in tanti e troppi casi, che “non c’è niente da fare”.
Alla felicità mi vedo costretto ad abbinare la sorpresa.
La narrazione della vicenda è oggettivamente curiosa e può trovare spiegazione solo in una profonda condizione di imbecillità della cricca che ha organizzato e messo in atto la truffa. L’idiozia, però, stride con la arguta dinamica di realizzazione dell’operazione fraudolenta in questione. Si può immaginare credibile il passaggio dalla voce realizzata con l’intelligenza artificiale a leggerezze della più becera stupidità naturale?
I banditi – che ognuno di noi si augura vengano messi in galera (dove secondo la cronaca potranno continuare ad utilizzare telefonini criptati e fare videoconferenze con complici e gang associate) – avrebbero commesso errori che è difficile ritenere possibili e piacerebbe conoscerne il perché.
Normalmente i denari sottratti al malcapitato di turno vengono trasferiti su una carta di credito straniera che – integrata con apposito IBAN – sembra essere un conto corrente ma non lo è. Nell’arco di pochi minuti la somma – opportunamente frazionata – viene spostata su altri conti in altri Paesi, e poi su altri ancora e così per mezza dozzina di volte.
Questa “semina” è naturale e viene pianificata con attenzione e rigore, valutandone ogni dettaglio e cronometrandone le fasi. Non sono in gioco pochi spiccioli e i criminali non lesinano nel predisporre ogni accorgimento per non essere acciuffati.
Il sistema, purtroppo, è congegnato per complicare le attività investigative che si trovano ad avere a che fare con rimbalzi e ramificazioni dei trasferimenti del denaro. La prima richiesta va inoltrata all’Istituto di credito del truffato che – di norma – non può fare nulla in caso di “bonifico istantaneo” che è quello solitamente preteso dai malfattori.
L’efficacia del versamento è immediata e irreversibile come si legge anche sullo schermo del computer o dello smartphone utilizzato dalla vittima.
L’Istituto di credito non può annullare l’improvvida azione e invece fa sapere (ma lo sa anche chi è cascato in trappola) le coordinate di destinazione del bonifico: si scopre che il malloppo è finito all’estero e una volta individuata la banca corrispondente si interviene per bloccare il denaro con apposito provvedimento che coinvolge la Procura della Repubblica e la polizia giudiziaria delegata. La risposta è sempre (non in questa incredibile fattispecie) che il denaro in un batter d’occhio è passato in altre mani, magari “frammentato” con operazioni distinte tra loro verso altri Paesi stranieri. E come nel gioco dell’oca o nel Monopoli, gli investigatori tornano alla casella del “via!”.
Ad ogni passaggio si ricominciano a chiedere informazioni sul bonifico partito da e arrivato a, esibendo il provvedimento giudiziario di sequestro e chiedendo l’esecuzione di quanto ordinato dalla Procura. Ad ogni passaggio, stesso epilogo. I soldi non ci sono più…
Tutto questo con la lentezza che disarma anche i detective più volenterosi, estenuati dalla indispensabile richiesta da far autorizzare ogni volta dalla Procura e dai tempi non proprio immediati delle banche…
Ma stavolta (e auguriamoci sia sempre così) in pochi giorni si è arrivati al recupero del maltolto. A quanto pare i delinquenti che hanno turlupinato Moratti non hanno agito secondo la prassi consolidata, aprendo più conti con altrettanti documenti falsi presentati magari online, e si sono accontentati di ricevere il denaro senza “rimbalzarlo” e aspettando che qualcuno li arrivasse a catturare.
L’auspicio è che la stessa medesima combinazione favorevole capiti anche agli altri truffati che in tutta l’Italia (isole comprese) non mancano davvero!
Molte testate giornalistiche a caccia di lettori sono diventate – vai a capire se volontariamente o no – il volano della diffusione di una serie di fake news...
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