Il titolo è spaventoso. Se si aggiunge che nel mirino dei pirati informatici ci sono anche le municipalizzate dell’acqua di Torino e Verona, le società degli autobus di Siena e Torino e l’aeroporto di Malpensa, la situazione potrebbe sembrare addirittura catastrofica. Se poi – come qualcuno ha fatto – si lega la vicenda al discorso di Mattarella che non è piaciuto al Cremlino, allora l’orizzonte diventa apocalittico.
Fortunatamente all’opera ci sono i banditi più sfigati del pianeta ovvero quei poveri ragazzini che armati di fionde e cerbottane si divertono ad infastidire i siti web di imprese ed enti dislocati in giro per l’Occidente. La cricca che va sotto l’insegna di NoName057(16) fa pensare che il numero tra parentesi si riferisca all’età dei micidiali criminali che – sprovvisti di un motorino o di uno skateboard – si divertono solo così…
Purtroppo, invece, molte realtà prese a bersaglio sono ancora più malconce degli attaccanti e quindi l’aggressione digitale (vecchia di 30 anni e facilmente ovviabile da chi si premunisce anche a livello “basic”) dalle nostre parti continua a fare paura.
La preistorica modalità di assalto prevede la saturazione delle capacità di risposta di un determinato sito web, che – una volta ingolfato – ha difficoltà ad erogare i servizi normalmente messi a disposizione della clientela.
In pratica il correntista che vuol consultare il proprio conto o fare un bonifico via Internet corre il rischio di non riuscire a collegarsi con la banca e di dover riprovare in un altro momento la connessione necessaria per svolgere le operazioni di suo interesse.
A parte blocchi temporanei e qualche insignificante rallentamento non si intravedono pericoli che possano allarmare il Paese. Nel caso in cui, invece, si arrivasse ad una duratura paralisi dei sistemi informatici interessati, allora il problema si fa serio.
La gravità non è riferita certo alla bravura o alla aggressività degli hacker, ma alle penose condizioni in cui versano apparati e reti delle vittime, situazione di fragilità imputabile esclusivamente ad un approccio superficiale e tutt’altro che professionale alle problematiche relative alle misure di protezione ad adottare preventivamente e alle dinamiche di rapido e solido ripristino delle condizioni di ordinaria funzionalità.
Se i disservizi assumono rilevanza allora è il caso di licenziare chi dirige il comparto ICT, il capo della sicurezza e tutti quelli che nulla sono stati capaci di fare per evitare figure barbine e disagi a clienti ed utenti. Li si mandi a casa senza preoccuparsi nemmeno di sostituirli: la loro utilità pari a zero non ne farà sentire la mancanza e non imporrà di trovare in fretta i rispettivi subentranti.
Si lavori piuttosto a definire una seria politica di cybersecurity, tralasciando amici e parenti a caccia di un contratto o di una fornitura e individuando qualcuno che ci sappia metter mano davvero. Sono contesti in cui non si deve andare al ribasso. La tranquillità non ha prezzo.