Tutti abbiamo impresse nella mente le prime parole della poesia 5 maggio di Alessandro Manzoni. Probabilmente i diversamente giovani rammentano che, talvolta, alle scuole elementari, incaricato dal “signor Maestro”, perché così ci si rivolgeva all’epoca all’insegnante, vi era il capoclasse che divideva verticalmente in due la lavagna nera di ardesia con un gesso bianco. Da una parte scriveva i nomi dei buoni e dall’altra quelli dei cattivi.
Ma chi è ora “Ei fu”? Probabilmente dovremmo parlare di un Ei e di una Ella. Ella è sicuramente la “Giustizia”, quella in cui molti ancora credono. Ei è l’opportunità politica di capire quando è il momento di fare un passo indietro, di dimettersi, di qualsivoglia parte politica si sia, di dimostrare sensibilità e rispetto verso l’elettore. Sempre i diversamente giovani, o chi ne ha letto, hanno memoria che, dopo il ritrovamento del corpo di Aldo Moro in Via Caetani a Roma, il Ministro dell’Interno si dimise senza chiedere agli investigatori di fare altrettanto. Si precisa che si chiama Ministero dell’Interno e non degli Interni come tanti politici lo denominano dagli scranni parlamentari. Non sanno neanche i nomi corretti dei Dicasteri. Questo passa il convento si dice. Il Ministro era Francesco Cossiga; si assunse la responsabilità politica del più tragico evento della Prima Repubblica. Nella vituperata, quanto da molti rimpianta, Prima Repubblica avevamo altre figure di politici, anche qualche Statista.
Molti politici hanno una loro particolare lavagna dove scrivere i nomi dei buoni e dei cattivi. Chi sono questi che vengono segnati in una delle due colonne? Sono i Magistrati, indifferentemente giudicanti o requirenti. I Giudici sono buoni se assolvono i politici mentre i Pubblici Ministeri lo sono se non procedono nell’azione penale o propongono l’archiviazione. Cattivi nel caso contrario.
Quindi non è una categoria in particolare ad essere buona o cattiva, sono buoni coloro che non toccano i politici. Eppure nei Tribunali è scritto: “La Legge è uguale per tutti”. Taluni credono e professano che la legge non sia uguale per tutti. Uguale è solo per chi non è in grado di snobbarla o fruire di particolari guarentigie.
Una volta le sentenze vanno rispettate, un’altra si giudicano o si commentano negativamente. Dipende dal gradimento, non dal diritto. Ci si domanda chi è il Giudice? Il Magistrato che siede in Tribunale o la persona oggetto della sentenza ed i suoi amici? Il problema è che Magistratura, requirente e giudicante, fa il proprio dovere applicando le norme scritte nei codici ed approvate dal Parlamento e questo non sempre è gradito da tutti. Non guarda all’appartenenza politica se è indagato un Parlamentare. Si potrebbe affermare che la protervia e l’arroganza stiano soppiantando la sensibilità politica e, non troppo in fondo, la Giustizia. La bilancia forse pende dalla parte del più forte ed arrogante in virtù del potere che esercita in nome del cittadino?