La foto della riunione di Parigi che Macron ha organizzato in fretta e furia, dopo che i Ministri degli Esteri russo Lavrov e quello americano Rubio si sono incontrati a Riyad, è già diventata una foto storica. Le loro espressioni testimoniano con gradazioni e sfumature diverse lo stato confusionale nel quale sono piombati e da cui non sono ancora usciti. Yanis Varoufakis, economista ed ex ministro delle Finanze Greco, li ha definiti con una immagine un po’ forte, ma che forse rende meglio l’idea di altri paragoni, come quei polli a cui è stata appena tagliata la testa ma che continuano a correre senza meta ancora per un po’.
Eppure, in quella foto c’è un intruso che credo in pochi abbiano rilevato: si tratta di Mark Rutte, l’attuale Segretario della Nato.
La Nato nacque come un’organizzazione difensiva all’indomani della fine della Seconda guerra mondiale a cui si contrappose nel 1955, il Patto di Varsavia di cui l’Unione Sovietica rappresentava l’attore principale. Quando nel 1991 si dissolse il Patto, molti, allora come negli anni a venire, sostennero che le ragioni dell’esistenza della Nato erano venute meno e che sarebbe stato utile sciogliere l’Alleanza. Ma non se ne fece nulla. A posteriori forse potremmo dire che sarebbe stato un bene per la nascente Unione Europea, che non avrebbe avuto più nessun alibi per non dotarsi di un proprio meccanismo di difesa. Cosa di cui siamo tutt’oggi sprovvisti.
L’azionista di maggioranza della Nato sono gli USA. Non solo perché dispongono di un ombrello nucleare di circa 6000 testate, e l’apparato militare più potente della terra, ma perché è quello che ci mette più soldi. La politica della Nato viene decisa collegialmente. In teoria. In pratica sono gli Stati Uniti che hanno sempre indirizzato le scelte di fondo, quelle importanti.
Dopo la nascita dell’Unione Europea si è creato una specie di dualismo tra Nato ed UE, come se le due entità fossero del tutto sovrapponibili, cosa che non è assolutamente vera.
Parliamo di due cose diverse e non solo perché l’Austria e l’Irlanda, ad esempio, sono parte dell’UE ma non della Nato, oppure perché la Turchia e la Norvegia o il Regno Unito sono parte della Nato ma non dell’UE, ma soprattutto perché il trattato della Nato riguarda gli Stati e non l’Unione Europea.
La medesima collocazione, a Bruxelles, sia del Comando Nato che del Parlamento Europeo ha contribuito a creare questa sorta di confusione.
Ma quel che è avvenuto in questi giorni è qualche cosa che dal 1949 ad oggi non si era mai verificato: l’azionista di maggioranza, Trump ha impostato una linea strategica 180 gradi opposta a quella del suo predecessore e che vuoi per miopia politica, vuoi in nome dell’atlantismo mai tradito, vuoi per convenienza politica, tutti i vertici europei chi più chi meno hanno appoggiato: il sostegno alla guerra “sine die” in Ucraina. Fino all’ultimo ucraino. Era il progetto neocon portato a compimento da Biden per cercare di indebolire Putin, far implodere la Russia, creare le premesse per un cambio di regime, l’ennesimo in giro per il mondo, il tutto senza mettere un solo soldato in prima linea. Sono stati tre anni in cui la parola diplomazia è stata cancellata dalle soluzioni possibili, gli ambasciatori e i diplomatici sono stati mandati al mare a giocare con le formine di sabbia, e l’unica parola che riecheggiava era: “Slava Ukraini”: Gloria all’Ucraina!
L’aver raccontato che l’Ucraina poteva aver ragione della Russia è un falso storico a cui nemmeno gli Stati Uniti di Biden hanno mai creduto: per loro un buon risultato era quello di diminuire la dipendenza europea dalla Russia. In questo contesto si è inserito il sabotaggio del Nord Stream. Come ci racconta Seymour Hersh, grande giornalista di inchiesta e premio Pulitzer per aver portato a conoscenza l’opinione pubblica dei terribili accadimenti di My Lai durante la guerra del Vietnam, insieme ai Norvegesi gli americani hanno condotto un vero e proprio atto di guerra verso l’UE e la Germania in particolare, facendo saltare i condotti sottomarini. De resto tale azione fu ampiamente annunciata dallo steso Biden in una famosa conferenza presente un particolarmente imbambolato Scholz.
L’altro concetto che veniva espresso in maniera inequivocabile ed incontrovertibile e che riempiva la bocca di politici, giornalisti, ed esperti di geopolitica era: c’è un invasore ed un invaso. Punto. Affermazione questa, possibile solo a patto di cancellare ed ignorare tutto ciò che è accaduto prima del febbraio 2022. Davvero una retorica ignobile e comunque contraria a tutto quello che ci è stato insegnato sin dai primi anni di scuola: e cioè che lo studio della storia non può far prevedere il futuro ma ne può far comprendere gli accadimenti. Ma in omaggio all’azionista di maggioranza, si chiama atlantismo nei salotti buoni, la storia è andata avanti con i risultati che ormai sono sotto gli occhi di tutti. Una catastrofe. Per gli Ucraini in primis, ma anche per noi europei che ci ritroviamo in cattive acque dal punto di vista economico, industriale, energetico, sviluppo, ricerca e con i polli senza testa che corrono in ordine sparso, senza una chiara idea sul da farsi e che ad ogni tornata elettorale perdono sonoramente e vengono rimossi. Scholz è solo l’ultimo in ordine temporale. Purtroppo, Merz non è meglio, come Starmer non lo è stato su Sunak almeno stando ai sondaggi che da luglio scorso lo vedono in costante calo.
Ma, come detto, è arrivato Trump che sta facendo quello che aveva promesso durante la campagna elettorale: far terminare la guerra in Ucraina. Avevamo scritto che Kellogg non sembrava essere adatto allo scopo ed infatti il suo ruolo sembra essere piuttosto di contorno. Ma tutto il processo ha avuto un’accelerazione improvvisa e un po’ inaspettata nonostante tutto.
Adesso sappiamo che la pace si farà: Trump e Putin si metteranno d’accordo.
Non ha importanza se l’Europa continuerà con la sua retorica di guerra. E come ha detto di recente Jeffrey Sachs ad un folto gruppo di parlamentari europei: “ditelo ai vostri colleghi di qualunque schieramento, che se ne devono fare una ragione – the war it’s over!”.
E dunque veniamo a Rutte e del perché sia un intruso a quella riunione di Parigi e del perché non è andato a Kiev alla riunione dei Capi di Stato Europei più Trudeau, dove in altri tempi lo avremmo senz’altro trovato: il datore di lavoro gli ha comunicato che quella non è più la linea della Nato. Punto
Già qualche tempo fa in alcune sue dichiarazioni si era capito che la storia dell’Ucraina nella Nato era stata archiviata, ma da adesso in poi fate attenzione a ciò che dirà e vi accorgerete plasticamente di come la situazione si cambiata.
Ma i nostri polli senza testa sono gli unici a non essersene accorti. Non si sono accorti che non potranno più farsi scudo della Nato per sembrare quello che non sono. La Nato non è più nel business della guerra ucraina.
Qualunque cosa vorranno fare in nostri polli dovranno farlo usando i soldi dei rispettivi cittadini, magari sottraendoli al welfare, alla sanità lasciando che i prezzi dell’energia orami alle stelle continuino a lievitare.
Di cosa avrebbe bisogno questa Europa? Di una politica estera degna di questo nome. Ancora il Professore Sacks ci suggerisce che forse anziché andare a Kiev sarebbero dovuti andare a Mosca. L’Europa invece oggi ha una sola politica estera: quella russo fobica.
Se domani gli Stati Uniti inviassero suoi soldati in territorio danese cosa farebbe la politica estera europea? Siamo preparati a questi scenari? E se chi legge è convinto che queste siano solo delle ipotesi fantascientifiche, sappia che così non è.
Ma voi vedete qualche politico in grado di creare una “Ostpolitik” alla Willi Brandt?
A me sembra di vedere solo polli senza testa.