C’è una poesia di Jorge Luis Borges che dice che la vecchiaia può essere il più felice dei tempi, perché l’animale è morto o quasi, e resta solo il cervello che ragiona. Spero che molti la pensino come lui. Per quanto mi riguarda sono completamente d’accordo perché la sto vivendo proprio così, l’unica cosa che per fortuna non si è deperita è proprio il cervello. Speriamo che duri così fino alla fine.
Oggi è il mio compleanno, una data per me particolare perché compio 89 anni ed entro nel novantesimo anno della mia vita. Ritengo la data giusta per raccontare la mia vita e i notevoli cambiamenti che il tempo ci impone e a cui ci dobbiamo riadattare in continuazione tutti, chi più chi meno. Una lunga vita la mia, vissuta con avvenimenti di tutti i tipi, positivi e negativi, belli ma anche impegnativi. Per questo penso sia utile fermarmi un attimo per fare un’analisi e un consuntivo del mio “tempo” che si può dividere in quattro fasi: l’adolescenza e lo studio, la gioventù e il lavoro dipendente, l’età matura e la libera professione e. infine, la vecchia e la pensione.
Della prima fase voglio ricordare soprattutto gli stenti e le particolari difficoltà in cui viveva la mia famiglia nell’immediato dopoguerra e di conseguenza la mia precoce crescita nell’acquisire. già da fanciullo, il senso della responsabilità. Ricordo qualche episodio che si è impresso nella memoria: mamma mi mandava a comprare 25 grammi di parmigiano grattugiato per condire la pasta di tutti e quattro i componenti della famiglia (io, mamma e babbo e mio fratello). Ci servivamo in un negozio di alimentari dove non pagavamo subito ma segnavamo gli acquisti su un quaderno per pagare a fine mese quando babbo prendeva la pensione. Qualche mese però non ce la facevamo perché era subentrata qualche spesa eccezionale e si spostava al mese successivo; meno male che il negoziante ce lo consentiva. Siccome la pensione non era comunque sufficiente a coprire tutte le spese della famiglia babbo prese un lavoro al mulino, vendeva la farina con le tessere annonarie allora in uso. Mamma mia che tempi! Per quanto riguarda lo studio, in un primo tempo ho seguito la volontà di mia madre che voleva che andassi all’Università (visto che vivevamo in una città universitaria) e ho fatto la metà del primo anno del liceo classico. Il mio precoce senso di responsabilità mi guidò in una scelta diversa, consapevole che non ce l’avremmo fatta con le spese, e quindi mi decisi a cambiare indirizzo scolastico e passare all’Istituto Tecnico per Geometri così da prendermi un diploma e poter iniziare a lavorare il prima possibile per non essere più un peso per la famiglia. Fu una scelta fortunata perché quasi subito dopo il diploma e il militare trovai un buon lavoro in Olivetti.
E qui inizia nel 1959 la mia seconda fase relativa al lavoro di dipendente dell’Olivetti-Bull, la Società fondata da Adriano Olivetti con la Bull francese per affrontare insieme il mercato nazionale del settore informatico in concorrenza con la IBM. In questo periodo e in questa impresa iniziò e si consolidò in me, sia la formazione culturale sui sistemi informatici relativi all’automazione aziendale, che l’esperienza manageriale. Infatti, il mio lavoro fu, prima quello di avviare i sistemi informatici con le macchine a schede perforate e i primi calcolatori elettronici presso i nostri clienti e, in seguito, di dirigere gruppi di persone dell’Assistenza Clienti nelle Filiali disseminate sul territorio. In questa fase la carriera manageriale è cresciuta dalle Filiali alle Aree (Distretti). Successivamente acquisita la sufficiente esperienza sia tecnica/applicativa che manageriale sono diventato persona richiesta sul mercato dalle aziende multinazionali che approcciavano questo nuovo settore della vendita di sistemi informatici. Così sono passato, sempre crescendo nella carriera, dalla Philips che mi ha assunto e nominato dirigente nel 1970 alla Siemens con cui ho concluso la carriera come dipendente nel 1987 da Direttore del Distretto Centro-Sud che comprendeva sei Filiali (3 a Roma, Firenze, Napoli e Catania) e un centinaio di dipendenti.
In questo periodo, vista l’età, si realizzano gli eventi più importanti della vita privata: l’abbandono della casa paterna con il matrimonio e la creazione della mia famiglia nel 1969, la nascita delle due figlie, la morte di mamma e babbo.
Terza fase libero professionista. Nel 1987 dopo aver lasciato il lavoro da dipendente iniziai quello da libero professionista fondando il CISIT S.p.A. Consorzio Interaziendale Servizi Informatici e Tecnologie una Società consortile formata da Aziende affermate sul mercato nazionale ciascuna specializzata in un settore per la realizzazione di un tipo di fornitura al cliente (in particolare allo Stato) di sistemi completi di automazione e ne assunsi la Presidenza. I settori coperti erano dalla scuola e formazione professionale alla fornitura di packages applicativi, dalla programmazione del software applicativo alla fornitura di particolare hardware. Con questa Società partecipavamo alle gare dello Stato ottenendo un discreto successo. Anche nella realizzazione tecnica avevamo un buon successo in quanto le aziende che lavoravano insieme erano perfettamente integrate a lavorare congiuntamente in modo da realizzare ottimi risultati nella qualità e nei tempi. Da libero professionista sono pure rimasto consulente della Siemens Data per cinque anni fino al 1992 e purtroppo ho assistito all’inizio del lento decadimento del suo mercato italiano e alla divisione del capitale sociale dalla Stet. Dal punto di vista familiare in questo periodo si sono laureate entrambe le figlie. Grande soddisfazione personale furono questi due eventi perché si realizzava ciò che io non riuscii a fare per ragioni economiche, questo significava veramente tanto.
In questo periodo della terza fase nella vita familiare devo segnalare l’importanza del matrimonio delle due figlie e la nascita dei quattro nipoti, quindi la realizzazione di quella che chiamo “famiglia allargata” di 10 persone.
Nel 2006, a 70 anni e dopo 50 anni di lavoro, ecco cosa posso dire della quarta fase di questa mia vita. Sono un pensionato a tempo pieno e faccio la vita del pensionato: passeggiate con i pochi amici che restano quando si è raggiunta la posizione del signor “nessuno”, controllo alimentare e molte regole da rispettare. Per me, ma credo sia comune ai novantenni, le uniche due cose che mi tengono occupato sono il controllo medico della salute e il seguire con amore la crescita dei nipoti.
Su quest’ultimo atteggiamento da nonno voglio soffermarmi un attimo perché credo non sia troppo comune tra i miei coetanei. Ho la fortuna di considerare la mia famiglia allargata, forse a causa della vicinanza fisica oltre che sentimentale con le due famiglie delle figlie; ATTENZIONE!!! Non significa interferire nella gestione familiare delle due figlie – ogni famiglia è completamente autonoma con nessuna ingerenza indebita incrociata. Situazione fortunata? Forse, ma io credo di più al fatto di sapersela creare.
A questo punto (vista l’età) sorvoliamo sugli inciampi della salute che ovviamente ci sono pure stati e tanti ma, per fortuna, li ho superati, e anch’essi mi hanno cambiato molto.
Nella foto di copertina com’ero da cinquantenne quando facevo il Presidente CISIT.
Come sono adesso da pensionato novantenne. Vi assicuro che sono sempre io …