Ci avventuriamo in un terreno non semplice, ovvero quello inerente a valutazioni e previsioni, sempre opinabili, specie se a non breve periodo. Alcuni studiosi di discipline storiche, filosofiche e politologiche, che si auspica perdoneranno le molte semplificazioni, sostengono che siamo in un periodo di profondi mutamenti nei rapporti e nei sistemi politici in molti Paesi.
Un primo aspetto sarebbe la diffusione dell’oclocrazia. Il termine deriva dal greco antico; è composto da óchlos (moltitudine, massa) e krátos (potere) come i tanti sistemi politici terminanti in italiano in “crazia”. Viene considerato un sistema di governo deteriore nel quale la guida della pόlis, in termini moderni dello Stato, è soggetta alla volontà delle masse. Nel mondo greco era centrale la figura del demos, il popolo, od anche governo popolare, inteso come contrapposizione all’aristocrazia. Oclocrazia venne impiegato per la prima volta da Polibio e poi poco utilizzato nel pensiero politico sino ai nostri giorni. Indica, in sostanza, una forma degenerata di democrazia, dove domina non più la volontà del popolo ma gli istinti di una massa sollecitata, o fomentata, da demagoghi che stimolano reazioni emotive. Sono identificabili, quindi, alcuni rapporti tra oclocrazia e demagogia, ovvero la politica mirante ad ottenere un largo consenso delle masse con promesse di varia natura, prevalentemente economiche e sociali, di difficile realizzazione.
Non di rado oclocrazia e demagogia inducono le masse ad avere una visione distopica del futuro qualora non si affidassero alle previsioni dei demagoghi, degli affabulatori che promettono la realizzazione di desideri per lo più impossibili. Difatti la distopia è una rappresentazione del futuro nella quale emerge una prospettiva di situazioni negative sotto tutti gli aspetti: politici, sociali, economici, tecnologici. Il divenire viene descritto come totalmente sfavorevole. La distopia è in totale opposizione all’utopia che progetta mondi ideali perfetti sotto ogni aspetto.
Si parla da tempo di “democrazia illiberale”; sembrerebbe quasi un ossimoro. Va in contrapposizione alla democrazia liberale che da sempre conosciamo in Occidente come elemento positivo di sviluppo politico, economico, sociale. Proprio in Occidente si parla di democrazia illiberale, non certo nei molti totalitarismi o dittature, siano esse laiche o teocratiche.
La democrazia liberale, anche definita liberal-democrazia, si basa sulla combinazione dei principi liberali e democratici. La sovranità popolare e l’intangibilità delle libertà individuali (pensiero, religione, stampa, economia per citare le principali) corrono su uno stesso binario e si integrano. La libertà di ognuno ha il limite di non ledere quella altrui. Se alla democrazia liberale si toglie “liberale” e lo si sostituisce con “illiberale” vuol significare che una serie di libertà personali e costituzionali che l’Occidente ha conquistato si dissolvono e la “democrazia” diviene un paravento per l’illiberale. Lo Stato liberal-democratico si spoglia delle libertà e tende a divenire autarchico, dittatoriale, dispotico.
Se mixiamo oclocrazia, demagogia, distopia ed illiberalismo cadremo in mano di masse eterodirette da messaggi social che manipolano le menti per compiacere un nucleo di autocrati che privilegiano i loro interessi illudendo le masse di fare il loro bene.
Possiamo solo sperare che l’Occidente democratico e liberale lo comprenda per tempo prima di trovarsi in una realtà distopica che somigli ad un tragico passato da troppi dimenticato.