Dopo gli ultimi incontri di vertice dell’Unione Europea, la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha avanzato un progetto denominato “ReArm”.
Si tratta di un progetto, ovviamente da definire nei dettagli e nei costi non certo di poco conto. La denominazione non è piaciuta a tutti, difatti preferirebbero ribattezzarla “difesa e sicurezza”. Citiamo nuovamente l’adagio latino “si vis pacem para bellum”, non certo per inutile sfoggio di rimembranze degli studi, ma perché, in questo caso, pare piuttosto pertinente.
La difesa e la sicurezza di uno Stato, in questo caso dei Paesi componenti l’Unione Europea, si fonda anche sulle capacità di risposta militari ad un eventuale aggressione di un possibile invasore. La sicurezza e la difesa si integrano in un “tutto tondo” e non possono relegarsi al respingimento di immigrati clandestini che attraversano il Mediterraneo, non certo dotati di armamenti convenzionali od armi di distruzione di massa non stivabili in fatiscenti barchini. Il Presidente francese ha offerto la protezione mediante un “ombrello nucleare”, atteso che la Francia possiede un certo numero di testate nucleari come la Gran Bretagna.
Tutta questa improvvisa agitazione in sede di Unione Europea è strettamente correlata all’annuncio statunitense di voler lasciare l’Europa da sola in termini di difesa e di disimpegnarsi in ambito NATO. In Italia qualcuno ha definito l’Unione Europea “bellicista”.
La Russia ha annunciato che “non rinuncerà a ciò che è suo”. Fin dove si estenda il “SUO” non è poi molto chiaro e lo sfondamento del fronte est potrebbe essere più vicino di quanto qualcuno pensi. Occorre metterlo in conto. L’Ucraina è l’ultimo baluardo prima dell’ingresso in Occidente. L’Unione Europea, ricordiamo sempre definita un gigante economico, un nano politico ed un verme militare, deve darsi una difesa comune nei fatti, non solo nelle parole. Non è l’ultimo dei problemi ma quello prioritario al momento.
Per l’Europa è quella che si dice “l’ultima spiaggia”. Se ora non dimostra di esistere soccomberà, si autodistruggerà per la gioia statunitense e russa. Armarsi in modi adeguati o riarmarsi o darsi una maggiore difesa e sicurezza possono essere sfumature di wording ma sono la sola prospettiva per l’Europa di far comprendere a tutti di esistere e di essere ciò che è: la culla della civiltà Occidentale almeno dal sesto secolo prima della nascita di Cristo.
Gli armamenti dovranno essere comuni, omogenei, anche per le economie di scala in ambito progettuale e produttivo. Qualcuno potrebbe definirlo un male necessario ma come ha detto recentemente Mario Draghi: “Do something”. Europa fai qualcosa o, per celia, con un sussulto di dignità “batti un colpo se sei viva”. Il Presidente Macron ha detto che l’Unione Europea deve essere all’altezza dei nostri tempi.
Da qualsiasi lato la si voglia vedere l’Unione Europea deve dimostrare di esistere e camminare con le proprie gambe poiché il tempo di attendere la manna dal cielo è tramontato per sempre. Va archiviato l’atteggiamento dei capponi di Renzo nei Promessi Sposi sia a livello internazionale, sia nazionale. Non è una questione di voti ma di esistenza di tutti noi.
Dovremo reinventarci un nuovo e diverso containment? Purtroppo è estremamente probabile. Se l’Europa vorrà, o dovrà, inviare uomini per garantire una equa pace in Ucraina ha due prospettive: peacekeeping o peace enforcement? In termini di possibili perdite di vite umane la seconda è decisamente più rischiosa, sia essa condotta con forze di coalizioni di willing, della NATO o dell’ONU.
La guerra in Ucraina ci ha insegnato che non vi sono solo bombardamenti chirurgici ma anche droni, missili, artiglieria e fanteria sul terreno, trincee come in passato. E questo significa perdite di vite umane. Non è meglio approntare un deterrente per salvarle?