La forbice attuale che pesa sul mondo vede da un lato un astuto ed eclettico Trump, pronto ad abbandonare tutti i suoi alleati storici occidentali per compiacere o trarre in inganno la Russia, che altrimenti rimarrebbe impantanata in Ucraina. Lo guida la speranza che con “un piatto di lenticchie” possa staccarla dalla Cina, anche se, a parte l’attuale alleanza militare e strategica, questi due paesi hanno in comune ben 4.250 Km di confine. Dall’altro c’è un Putin personaggio freddo e lucido che sa perfettamente quello che vuole e lo dichiara senza giri di parole.
Di fatto un confronto tra due autarchi e oligarchi, uniti da una contingenza in cui vedono vantaggi futuri, ma divisi dalla struttura delle loro menti. Il primo pensa in modo puntuale e territoriale secondo schemi commerciali, guidato da un’idea primatista ma isolazionista che vuole affermare nel mondo anche a discapito dei suoi vecchi alleati, non importa se europei o candesi.
Demolisce alacremente, non solo attraverso Musk, la burocrazia, ossia la struttura amministrativa, del proprio stato incurante di colpire in nome del risparmio: sanità, istruzione, sicurezza informatica, difesa e servizi segreti. Altrettanto incurante del risentimento e del peso sociale e politico dei licenziati. L’altro invece pensa per aree, in modo globale e sempre geopolitico con l’unico obiettivo strategico e concreto, quello di recuperare territori e ricchezze per ricostituire l’Impero degli Zar e pertanto rafforza la sua difesa, i suoi servizi segreti e le sue alleanze.
Putin non finge, cosa può fare più che dirlo e scriverlo? La Russia “non rinuncerà mai a quello che è suo”. Per lui, stando sempre alle sue stesse dichiarazioni, l’Occidente decadente è il nemico e gli USA sono la radice del male. La Grande Russia è ovunque si parli russo e si sia cattolici ortodossi. Trump è un “accidente” che la Storia, magari con qualche aiutino, gli ha dato come alleato, almeno temporaneo; sicuramente un “uomo libero” che – per ora – può disarticolare come vuole il suo paese e il mondo sicuro sempre di vincere e di piacere. Un limite personale per qualsiasi lottatore di Sambo o di Scacchi come ben sa Vladimir sin da ragazzo. Putin infine sa che se sbaglia mette in gioco la sua vita oltreché il suo sogno.
Una bella lotta tra un riformato dal servizio militare per motivi di studio, laureato in Economia, che gioca a “Guerra e Pace” contro un Tenente Colonnello del KGB, laureato in Giurisprudenza.
Sui social è ripresa l’offensiva filo-putiniana e ora trumpiana contro Zelensky e i “compagni di viaggio” di sovietica memoria, ora armati di tastiera, si sfogano a demolirne l’immagine: è un servo di Biden; uno che accumula nei paradisi fiscali i soldi rubati ai suoi cittadini che muoiono di fame; un mercenario che lavora per le sinistre europee; un maledetto venduto; un sanguinario assetato di sangue che vuole la terza guerra mondiale; un burattino incapace ex attore fallito; un nemico giurato della pace e del suo popolo; un fascista nazista, ma anche un “comunista stalinista”; qualcuno addirittura si spinge a dire che è lui che ha provocato la guerra; insomma l’Anticristo.
Peccato che ad Atene, la nostra vecchia e cara Europa, i polli di Renzo del Manzoni o le rane dello stagno di Esopo continuino il loro battibeccare, felici – anche gratuitamente – di finire mangiati dai due contendenti in omaggio ai meme unitari delle nuove Destra e Sinistra che hanno perso ogni collegamento con le origini e la realtà fattuale non solo geopolitica invocando Sovranismo e Pace.
Ancor più peccato che per gli ucraini caduti per la difesa del suolo patrio non ci sia più in Europa un Tucidide a farne un epitaffio che esalti il valore di morire per la Patria invasa. Il ricordo di questi morti oggi dovrà obbedire per i due negoziatori ad altre istanze e rimarrà a lungo solo per i loro familiari. Del resto i caduti ucraini sono già appaiati, sotto le bandiere del neo-pacifismo con aquila bicipite e a stelle e strisce, ai loro aggressori. In verità anch’essi eroi fastidiosi perché il loro numero, anche escludendo i mercenari, i nordcoreani e i carcerati caduti, è altissimo per la seconda potenza militare del mondo.
Per non perdere la faccia i due grandi hanno urgenza di una pace a discapito di tutti i deboli, amici e nemici che siano. Trump ci ha avvertiti, come recita la Lettera di Waleca i trattati come quello del 1994 con l’Ucraina non valgono più, anche perché, magari, firmati da presidenti democratici. L’Europa che “vuole fregarci”, se ce la fa, faccia da sola.
Quindi? Almeno per ora: chi muore giace e chi vive si dia pace.