“Nulla sarà più come prima”. Questa frase venne pronunciata, e poi ripetuta all’infinito, dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 perpetrati dal gruppo terroristico di al Qaeda al cui vertice era il miliardario saudita Osama bin Laden.
I dirottatori fecero schiantare due aerei contro le Torri Gemelle del World Trade Center di New York, le quali collassarono in meno di due ore. Un terzo aereo impattò contro il Pentagono ed un quarto precipitò a seguito della rivolta dei passeggeri. Forse era diretto verso il Campidoglio o la Casa Bianca. Alcune ricostruzioni, mai confermate, parlarono di abbattimento da parte delle Forze di difesa aerea. Vi furono circa 3.000 morti ed oltre 6.000 feriti per non parlare dei altri tipi di conseguenze.
“Nulla sarà più come prima” potremmo ripeterlo in occasione dell’attacco della Russia all’Ucraina. Il 24 febbraio 2022 truppe russe hanno invaso il territorio ucraino con quella che Putin ha definito (e continua a definire) “Operazione Militare Speciale”. A seguito dell’invasione russa, la guerra sul terreno tra due Stati europei è ritornata per la prima volta dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
“Nulla sarà più come prima” potremmo ancora reiterarlo in occasione dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca come 47° Presidente degli Stati Uniti d’America il 20 gennaio 2024.
Gli ultimi due scossoni, in particolare, il terzo hanno costretto l’Occidente, più precisamente l’Unione Europea, a destarsi da un torpore dopo circa ottanta anni. Sonni tranquilli goduti in una pax garantita da deterrenza nucleare e garanzie NATO fornite dallo Zio Sam. Il risveglio improvviso da un sogno piacevole sta producendo reazioni in ordine sparso dimenticando il vecchio detto che “l’unione fa la forza”.
Non ci si può crogiolare in attesa che altri risolvano i problemi. Gli altri ce li stanno creando, portandoli dentro lo Stato e nelle nostre case. Non parliamo solo di sicurezza e difesa ma anche di ciò che maggiormente percepisce quotidianamente il cittadino. A breve gli annunciati, applicati e non ancora ritrattati dazi alle esportazioni europee verso gli USA graveranno sui prezzi alla produzione ed al consumo degli europei e degli italiani; avranno un impatto dirompente sull’economia europea e nazionale. Non si può sperare in “raccomandazioni” di italica abitudine per avere dazi ridotti rispetto al resto d’Europa.
L’Italia ha un’economia di trasformazione, essendo carente di materie prime in genere; molto si fonda sull’esportazione dei propri manufatti, dei prodotti agricoli e di trasformazione nel settore alimentare. Il mercato statunitense è primario. Sicuramente i dazi avranno riflessi negativi sull’economia statunitense, come sottolineano tutti gli analisti del settore, ma non si può disconoscere che Italia ed Europa dovranno rivedere le politiche commerciali, non pensando ad ipotetici “favoritismi” come per ottenere un documento più rapidamente elargendo una mancetta all’impiegato.
Se Trump afferma: “Vinceremo la battaglia dei dazi”, significa che vuole avviare una guerra economica e commerciale perché fa credere ai suoi cittadini che gli USA sono stati sfruttati (fottuti ha testualmente detto) dagli europei. Siamo solo all’inizio?
“Nulla sarà più come prima” nell’economia mondiale? Dalla globalizzazione al mercantilismo tornando indietro di qualche secolo? Sarebbe un disastro epocale. Qualcuno evoca la grande crisi del 1929.