Lunedì ho deciso: sabato prossimo a Roma voglio esserci anch’io in piazza per sostenere il rafforzamento dei legami europei.
Annullo gli appuntamenti programmati con gli amici e compero il biglietto del treno, da Verona andata e ritorno in giornata. Potrei fermarmi un paio di giorni, ci sono tante cose da fare: la Porta Santa, la mostra del Caravaggio, concerti e teatro. A Roma non ci si annoia mai. E potrei fare una rimpatriata con Giulio e Roberto. No, nessuna distrazione. Obiettivo Europa.
Nei giorni che precedono la manifestazione, ho modo di parlarne con alcuni amici che condividono l’idea di partecipare, ma sono impegnati! Stranamente si mostra interessato anche mio figlio, perché ne parlano in TV. Forse verrà. I colleghi in ufficio invece sono critici. Come sempre e ad ogni soffio di vento.
Sabato 15 marzo, mattina. Mio figlio è appena tornato dalla nottata e non verrà. Guardo fuori, fa ancora freddo qui a Verona. Pioviggina, il cielo è basso, grigio. Le previsioni del tempo a Roma danno pioggia e temperature sotto la media. Il treno parte in orario e tre ore e mezza dopo sono a Termini. Pranzo con un tris di carciofi e poi a piedi per via Nazionale e via del Corso. Man mano che mi avvicino a Piazza del Popolo, cresce il flusso delle persone. Molte portano le bandiere blu con le 27 stelle, l’asta appoggiata sulla spalla, altre a mo’ di mantello. Manca un’ora all’inizio dell’evento, ma la piazza è già colma di gente, piena di bandiere dell’Unione Europea, molte anche dell’Ucraina, della Georgia e della pace. Si può ancora accedere, appena in tempo, perché le forze dell’ordine stanno già transennando gli accessi.
Ore quindici, Michele Serra dà il benvenuto alla gente in piazza che risponde con una esplosione di applausi e grida festose. Sul palco si alternano a parlare giornalisti, scrittori, artisti, cantanti e la figlia di Eugenio Colorni che venne assassinato nel 1944 dalla banda Koch, dopo aver partecipato alla redazione del Manifesto di Ventotene.
Tutti, con riflessioni diverse, sottolineano la necessità di creare un’Europa politica e di rafforzare la difesa militare comune. La pace e la democrazia sono valori da difendere, senza abbandonare il dialogo, certo, ma se necessario anche con le armi. L’alternativa sarebbe arrendersi alla legge del più forte.
Mi guardo intorno e attraverso la piazza, passando tra una moltitudine di donne e uomini. Visi sorridenti, accoglienti. Passo in fianco mentre mi salutano, ricambio, sorrido anch’io. E poi ancora ed ancora, parte per parte, come fari accesi di mille e mille auto che illuminano la notte.
Mi sento “nella Storia”, in questo momento critico, insieme a tutte queste persone che hanno abbandonato per un giorno la propria casa, con l’unico obiettivo comune di darsi appuntamento in questa piazza, per testimoniare con la propria presenza, la consapevolezza, volontà ed impegno a costruire il proprio futuro nell’unione dei Paesi Europei. Anche se non è chiara la strada e il modo, ho la sensazione è che tutti abbiano lo stesso obiettivo, di difendere il nostro spazio comune di pace e libertà ed unire gli sforzi per rispondere all’ansia, all’incertezza e al dolore, che ci opprime. Dalla costa atlantica al Mar Nero, da Mare Artico al Mediterraneo.
Chiamo Giulio, c’è anche lui ed ho il tempo per un breve saluto ed un abbraccio. Poi seguo le bandiere nel flusso di ritorno. Sul treno riesco a parlare con Roberto, che dalla Spagna mi scrive: ”mi ha fatto immensamente piacere sentirti e saperti così impegnato civilmente.” Mando alcune foto della manifestazione ad Axel che da Hannover mi risponde “Gracias, Andrea, con mi espiritu estaba con tigo”. Condividere una manifestazione fisicamente con cinquanta mila persone, commentarla con un amico in Spagna e comunicare in castigliano con un tedesco. Anche questo è Europa.
Speriamo sia ancora l’istituzione migliore con la creazione della famiglia per rendere duraturo il rapporto tra uomo e donna...
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