Questo libro, finito di stampare a gennaio, è uscito da circa un mese per cui è aggiornato ai più recenti sviluppi. L’autrice è stata deputata al Parlamento europeo per più legislature, dal 2001 al 2004 consigliere politico del Prof. Romano Prodi quando era Presidente della Commissione Europea nonché già Ministro delle Forze Armate e vice Governatore della Banca di Francia. Il libro è di piccolo formato e non voluminoso per cui la lettura è agevole e veloce.
La scrittrice fornisce un quadro sintetico e chiarissimo delle problematiche dell’Unione Europea sia attuali, sia in ottica futura.
In via principale si concentra sulla ventilata espansione a 36 o 37 Paesi. Gli ulteriori sarebbero: Ucraina, Moldavia, Georgia, Albania, Bosnia-Erzegovina, Macedonia del nord, Montenegro, Serbia, Kosovo, Turchia.
I confini dell’Unione Europea andrebbero a posizionarsi sempre più lontani dal cuore del continente, sconfinando in Asia con la Turchia, la quale ha in quel continente la quasi totalità del proprio territorio. Si assiste ad un continuo rinvio delle decisioni più importanti, compresa quella in merito all’estensione del numero dei possibili Paesi aderenti.
Ampliando gli Stati componenti, il già serio problema del potere di veto si acuirebbe non di poco. Basterebbe pensare ai mai sopiti attriti tra la Serbia ed il Kosovo. Le tensioni interne si inasprirebbero e condurrebbero a ricatti di bottega.
L’autrice afferma: “l’UE è imperfetta, è vero, ma non corrisponde all’immagine che i governi e gli europei ne danno in un mondo in cui la cooperazione multilaterale si sta disfacendo e dove, sotto i colpi del tribalismo nazionalista, etnico o religioso, il rispetto del diritto vacilla, il suo valore è inestimabile. Ecco perché non deve essere svenduta”.
L’estensione a 36 o 37 Stati genererebbe una maggiore instabilità. L’analizzare i prerequisiti prima dell’ingresso non dovrebbe essere sottoposto a deroghe. Non dovrebbero essere rimandati a tempi successivi all’adesione. Sarebbe troppo pericoloso per l’Unione.
Occorre procedere con pragmatismo valutando ogni possibile elemento, soprattutto cercando di non generalizzare, anzi limitare ulteriormente, il voto all’unanimità. Si rischia la paralisi nelle decisioni del Consiglio Europeo se non si riforma il sistema allargando le votazioni a maggioranza ad un numero crescete di materie.
La Goulard osserva che “l’ideale europeo ha perso il sostegno popolare negli ultimi anni”.
In conclusione, il libro offre un quadro accessibile e conciso sia delle problematiche in itinere, sia dell’immediato futuro che l’Unione Europea dovrà affrontare senza indugi e non tergiversando nelle soluzioni. Deve darsi una nuova spinta, non dissimile da quella che le ha dato le origini negli anni cinquanta con la Comunità Economica Europea.