Il recente, clamoroso “infortunio” dei vertici della sicurezza statunitense, che hanno inconsapevolmente “invitato” un giornalista in una chat rigorosamente riservata in cui si trattavano i particolari di un attacco militare agli Houthi in Yemen non può essere minimizzato come ha fatto il presidente Trump, perché foriero di gravi conseguenze che possono sfuggire all’opinione pubblica ma non dovrebbero essere trascurate dai vertici politici degli Stati Uniti.
I rapporti internazionali dei Servizi Segreti si basano su reciproca fiducia, venati da sana diffidenza (non appaia contraddittoria la convivenza tra fiducia e diffidenza; nel mondo delle spie si vive cavalcando le contraddizioni).
Quanto accaduto, oltre a illuminare di una luce sinistra le scelte della nuova Amministrazione americana evidentemente improntate alla fedeltà dei soggetti, prescindendo dalla loro competenza, esporrà gli apparati intelligence di Washington alla diffidenza degli alleati e al ludibrio degli avversari; ma non si pensi ad una semplice brutta figura.
Quando si verificano simili episodi (e ne avvengono…) ne discendono il crollo di credibilità presso gli alleati e l’estrema (a volte fatale) fragilità presso i nemici.
Pertanto la circolazione delle informazioni tra alleati subisce un arresto che, specie in tempi bellici quali quelli che stiamo vivendo, può risultare di estrema gravità.
Nel momento in cui gli USA vogliono apparire più forti, aggressivi, spregiudicati rischiano di dover rinunciare all’apporto intelligence che può arrivare dagli alleati, e quindi di vedere seriamente compromesso il proprio assetto difensivo.
SI pensi ad esempio proprio agli attacchi condotti contro gli Houthi, che nascondono (e neanche troppo bene) un attacco all’Iran; e qual è la reazione di alcuni Stati non sufficientemente attrezzati per rispondere sul piano militare?
Il terrorismo, che si combatte anche e soprattutto grazie alla creazione di una rete informativa alimentata dalle nazioni alleate.
Ma chi vorrà condividere informazioni riservate (e, ancor più, segrete) con strutture che non sono apparse in grado di proteggere dati sensibili?
La superficialità con cui il presidente Trump ha affrontato lo scandalo, rifiutando qualsiasi punizione o reprimenda, lascia presagire che altri errori si ripeteranno, senza alcuna conseguenza per gli incapaci che ne saranno autori, con ulteriore danno per la credibilità degli apparati intelligence statunitensi.
Per salvare la faccia degli incapaci verrà esposta a gravi rischi la sicurezza nazionale: niente di clamoroso nel quadro di stravolgimento generale delle regole della logica, della buona amministrazione, della correttezza istituzionale.
Purtroppo, in barba alle tendenze isolazioniste emergenti e dilaganti, queste problematiche non restano circoscritte nei confini dei singoli Stati ma dilagano a macchia d’olio coinvolgendo tutte le nazioni che comunque fanno parte dello stesso blocco che siamo soliti denominare “occidentale”, qualunque sia il significato e quale sia la sopravvivenza di questo termine.