Ormai è sedimentata l’abitudine all’abuso di sentenze e certezze televisive, garantite dalle firme autorizzate delle Gruber, dei Formigli e Floris, dei Del Debbio e, in forma congiunta negli week end, da coppie anch’esse con l’incarico di “condurre” la pubblica opinione. In verità, un po’ – ma molto…po’ – di essa, perché in tanti, la sera, preferiscono affidarsi alla sorte regina dei “Pacchi” o alla “Striscia” dell’eterna microcorruzione del viver quotidiano.
Nell’informazione impegnata sta ora cambiando, però, la rapidità con cui si girano le pagine, il chiodo schiaccia chiodo degli argomenti su cui far annaspare lo spettatore, con annesso lancio di fune di salvataggio da parte dei sò tutto di tutto, commentatori in video e carta stampata, non di rado visibilmente a gettone di partito.
Così, solo ieri incombevano i migranti, oggi la corsa agli accaparramenti preventivi e alle scommesse in borsa perché a Washington fanno il gioco dell’oca dei dazi.
Quasi dimenticate le guerre e le messianiche promesse di pace da celebrare con i riti della Resurrezione, a proposito dei quali riemerge dai teleschermi il regnante pontefice convalescente ed afono vestito con poncho dei campesinos e pantaloni da casa al posto del piviale dorato. Sceso un attimo, a vedere come vanno i lavori in Basilica al pari di un qualsiasi proprietario con i muratori in casa.
Altra notizia, altra pagina che copre anche le bimillenarie certezze rappresentate nei dipinti e nelle statue della Basilica col manto corto del relativismo. L’uno vale uno, anche se si è sommi pontefici e, come si credeva e ufficializzava una volta, addirittura vicario di Cristo, uomo e pure Dio.
Figurarsi, perciò, se un cambio di scaletta dalla Gruber o da Del Debbio fa durare le parole degli ospiti predicanti più dello spazio tra uno spot e l’altro.
Il fatto è che queste trasmissioni per l’utente tv – come i quotidiani per il lettore -tendono ad impalcarsi a strumento pedagogico per il “cittadino informato” , il quale, in quanto tale, ne troverà giovamento per l’esercizio dei suoi poteri di partecipe della sovranità popolare.
E’ così, oppure il cambio di temi – e indipendentemente dagli argomentatori di cassetta – è eteroguidato e la trattazione deve essere tanto sintetica quanto intenzionalmente subliminale da lasciare quel cittadino solo, con sempre nuove fobie e sensi di colpa?
Perché ascolta e annaspa, non sa cosa potrebbe fare, salvo sentirsi vittima e colpevole per le guerre, i dazi, i migranti affogati, la religione dove la fede tradizionale è scalzata da un’umana e perciò meno impegnativa speranza.
Il continuo e repentino mutamento degli argomenti sui quali tv e giornali lo portano a riflettere gli lascia addosso un senso di impotenza che contrasta col ruolo sovrano che la Costituzione gli riconosce e il diritto naturale a “comandare sulla terra” gli fu scritto nell’antica Bibbia.
Si domandava un famoso giurista, Arturo Carlo Jemolo “Nella civiltà moderna, la vera democrazia, quella in cui ogni cittadino si sente detentore di una frazione di sovranità, è ancora possibile?” e la sua considerazione nasceva dalla constatazione che pochi possono rendersi conto della complessità dei problemi. Se, poi, addirittura, chi potrebbe aiutarlo a comprenderli, glie ne dà un sunto Bignami peraltro anche di parte…Altro che sovrano!
Certo gli resta il voto e i voti in democrazia si contano, non si pesano, ma a condizione che l’elettore sia ben informato. Precisava, però, Arthur Schlesinger jr., che fu uno degli ispiratori del presidente Kennedy:“Fino a quando a me viene lasciata la facoltà di convincere con le mie idee il ciabattino e a lui è concessa la possibilità di persuadere me “. Facoltà, possibilità ma con strumenti affidabili.
E’ questo lo stato dell’informazione nella società dell’immediatezza conoscitiva e comunicativa, o solo il trito contorno di messaggi promozionali?
Il livello di democrazia è oggi assimilabile a quello antico della polis greca in cui la gente si riuniva in piazza, nell’agorà, discuteva, capiva e decideva il da fare?
Se l’agenda muta a seconda dell’andamento dei derivati borsistici, perché a dettarla è – come ha scritto Roberto Di Nunzio su Giano – un’”oligarchia plutocratica”, quanta sovranità democratica resta ai milioni di comuni cittadini?
Se il presidente americano ogni giorno a chi le da e a chi le promette, se l’America, cui l’Europa deve libertà e democrazia insieme ai mezzi per uscire dalla fame del dopoguerra, scatena oggi questi tornado di furore contro tutti o quasi, se queste iniziative a cavallo di sadismo e masochismo occupano le riflessioni e le comunicazioni del pianeta, ipotecandone l’approccio al modo antico dei guelfi e ghibellini, che democrazia è?
Di Churchill, tutti ricordano la considerazione positiva della democrazia in forza del teorema ad excludendum degli altri regimi. Pochi, però, un’altra sua battuta: “La democrazia funziona quando a decidere siamo in due e l’altro è malato”.
Ma Putin sta bene, l’indiano Modi come il brasiliano Lula sono in salute. Figuriamoci l’eternità di Xi Ping o chi per lui. La stessa Europa vuol dismettere la livrea di Vecchio Continente e, pur scontando qualche acne giovanilistica, sembra imboccare un’era nuova.
E allora?