Premetto che non nutro sentimenti ostili verso le Forze dell’Ordine, sia per formazione personale sia perché miei carissimi amici nonché molti della mia famiglia hanno prestato o prestano tutt’ora servizio in quest’ambito coprendolo praticamente per intero, dalla Guardia di Finanza, ai Carabinieri, alla Polizia di Stato.
Dopo questa doverosa premessa, passo ad esporre una di quelle singolarità che purtroppo rischiano di approfondire il solco tra i cittadini e la Repubblica intesa nel significato letterale di cosa pubblica.
Sul limitare di uno dei più blasonati (e conseguentemente costosi) stabilimenti balneari del litorale romano che frequento saltuariamente appaiono due perentori cartelli: ALT! LIMITE INVALICABILE – I TRASGRESSORI SARANNO PUNITI A NORMA DI LEGGE
La singolarità è che il cartello non ha la finalità di impedire l’accesso al prestigioso stabilimento, bensì quella di evitare che dal prestigioso stabilimento si sconfini in quello limitrofo che appare peraltro ben più dimesso.
Leggo meglio apprendendo che chi emana questa possente intimazione è nientepopodimeno che il Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica a tutela della Tenuta Presidenziale di Castelporziano.
Tra me e me penso che chissà da quanto tempo sarà lì questo cartello obsoleto destinato ormai a non essere rispettato da nessuno, quand’ecco che un signore piuttosto avanti negli anni, con tanto di panza regolamentare, vogando volenterosamente su di una canoa sconfina ahilui dalle acque territoriali del nostro stabilimento balneare nel tratto di mare prospiciente l’area interdetta.
Immediatamente un agente che vigilava da una garitta in paglia si precipita a grandi falcate sbracciandosi verso l’intemerato incursore intimandogli veementemente di allontanarsi, quando la ridicolaggine della situazione venutasi a creare avrebbe suggerito un approccio più pacato.
Il panzuto ed attempato incursore infatti si è guardato intorno con aria interrogativa della serie: ma questo con chi ce l’ha? Dopodiché visto il perdurare delle intimazioni da parte della guardia ha realizzato di essere lui la causa del procurato allarme e quindi, sconcertato, si è ritirato in buon ordine vogando svogliatamente fino a riguadagnare le “acque territoriali ” del nostro stabilimento, ivi accolto dagli applausi dei bagnanti che avevano assistito trepidanti alla disputa.
I salaci interrogativi formulati dagli occupanti dei lettini del nostro stabilimento sono stati i più disparati, tutti conditi dell’ironia tipica romana ed espressi in purissimo vernacolo.
Ne riporto alcuni:
Bagnante N.1: Ma se nun se nannava, er poliziotto che faceva…entrava a mare vestito e l’arestava?
Bagnante N.2 (serio): magari tirava du’ botte per aria a scopo intimidatorio
Bagnante N. 3 (saccente): ma no! Le regole di ingaggio in mare prevedono una raffica davanti alla prua!
Bagnante N. 4 : forse je dava na’ friciccata cor taser (pura fantasia, perché ho visto benissimo che l’agente ne era sprovvisto)
Bagnante N. 2 ridendo: seh! Er taser in mezzo ar mare…Co ‘ l’acqua che fa da conduttore sai che frittura de paranza!
Risate di tutti
Bagnante N. 1 : ciaveva la radio….chiamava ‘na motovedetta della Guardia di Finanza o della Capitaneria di Porto
Bagnante N. 2 : ma che state a dì….mo’ vedrai che chiamano a Marina Militare pe’ intercettà uno de ottant’anni che sta a 20 metri dalla riva pe’ i c….i sua!
E via discorrendo su questa falsariga.
Tra l’altro apprendo nella circostanza che non si era trattato di un episodio isolato, perché anche la figlia di uno dei bagnanti presenti era incorsa nello stesso “incidente” alcuni giorni prima, sconfinando inavvertitamente con il fidanzato nelle acque oggetto di cotanta attenzione a bordo di un pedalò (micidiale mezzo d’assalto con il quale i nostri incursori nell’ultimo conflitto affondarono mezza flotta inglese).
Mi allontano dallo sghignazzante e irriguardoso capannello portandomi in prossimità del cartello, avendo l’accortezza di fermarmi ad un metro dello stesso vedendo che l’agente era già in condizione di preallarme, pronto a schizzare fuori dalla sua garitta-tucul per difendere l’inviolabilità del sacro confine.
Sempre sotto lo sguardo del tutore dell’ordine, evidentemente non rassicurato dal fatto che io sia in pantaloncini da bagno e non nasconda armi o esplosivi, guardo avidamente la sacra spiaggia sperando di vedere, se non il Presidente della Repubblica certamente all’oscuro della pantomima che si sta consumando in suo nome (o quantomeno della sua Presidenza) almeno qualche alto dignitario quirinalizio o, in mancanza di meglio, qualche capo di stato straniero, ma purtroppo rimango profondamente deluso.
Su quel modesto tratto di arenile (modesto almeno rispetto a quello in cui mi trovavo io con gli irriverenti commentatori del surreale episodio cui avevamo appena assistito) c’era solo un sparuto ed anonimo gruppetto di ambo i sessi di aspetto mestamente impiegatizio e qualche bambinetto al seguito a completare l’idilliaco quadretto che certamente stonava con l’apparato di sicurezza posto a tutela delle loro abluzioni marine.
Parlo di apparato, perché non credo che tutto il dispositivo si basasse su di un unico agente lasciato a cuocere H 24 nella garitta/tucul.
Intanto ovviamente c’è n’era un secondo visibile sull’altro lato dello stabilimento, anch’esso posizionato in regolamentare garitta/tucul perché in effetti non avrebbe avuto alcun senso presidiare il confine nord lasciando libero accesso da sud.
Poi immagino (perché dalla mia posizione non riuscivo a verificarlo) che fosse prevista una qualche forma di sorveglianza anche sull’ingresso principale e presumibilmente sul parcheggio perché altrimenti questa psicosi dell’incursione lato mare non avrebbe significato se poi chiunque potesse accedere tranquillamente dall’ingresso.
Infine devo presupporre anche un presidio minimo notturno, ad evitare che nottetempo i temuti incursori provenienti da qualche sottomarino si nascondano tra gli ombrelloni per balzare al mattino sui poveri bagnanti quirinalizi massacrandoli senza pietà.
Perché poi i sanguinari incursori dovrebbero avercela tanto con i poveri quirinalizi e non ad esempio con i dipendenti del Ministero delle Finanze, della Pubblica Istruzione o dei Trasporti deve essere un mistero coperto dal segreto di Stato, perché a prima vista il motivo non risulta di immediata intuizione
Quindi tre agenti a turni di 6 ore H 24 sarebbero una dozzina di agenti, forse qualcuno in meno perché il cartello si premura di avvisare che l’area è videosorvegliata e quindi di notte ne potrebbe bastare uno.
Se però è relativamente semplice intuire il dispositivo di sicurezza, risulta pressoché impossibile capire perché fare tutta questa fatica per presidiare come fosse Omaha Beach un pezzo di spiaggia dove non c’è una base di sottomarini nucleari, ma una trentina di anonime persone che prendono il sole e fanno il bagno.
Intendiamoci, credo che sia logico un minimo di presidio su di una pertinenza istituzionale ad evitare che questa possa essere oggetto ad esempio di atti vandalici e che ad abundantiam si vieti non solo il semplice attraversamento della battigia, ma si interdica persino il tratto di mare prospiciente.
Non a caso ho parlato di pertinenza istituzionale anche se, almeno ad un primo non approfondito approccio, la struttura di cui sto discettando aveva più un aspetto dopolavoristico che istituzionale.
Qui in assenza di ulteriori elementi invoco il beneficio del dubbio, ma qualora la mia percezione fosse esatta andrebbe spiegato perché un centro ricreativo aziendale abbisogni di così rigorose misure di sicurezza a tutela dei frequentatori.
So bene infine che una consegna sia una consegna perché finché non succede niente va tutto bene, ma se qualcosa va storto è poi il povero agente ad andarci di mezzo.
Ma come rispettare una consegna senza rischiare il ridicolo è assolutamente nelle prerogative ed alla portata di chi quella consegna è tenuto a far osservare.
Nel caso in argomento sarebbe stato sufficiente un approccio meno veemente e plateale, perché era di tutta evidenza che il signore anziano in canoa così come la coppia in pedalò in mare trovandosi a 20 metri della riva e peraltro senza aver manifestato l’intenzione di sbarcare non costituivano alcuna minaccia.
Credo di essermi dilungato a sufficienza… maiora premunt