In una dimenticabile presentazione, il robot CyberOne ha diviso il palco con il CEO di Xiaomi Lei Jun per qualche minuto.
Comparso dalla sinistra, la macchina ha compiuto qualche decina di passi fino a raggiungere il suo presentatore umano, con un’andatura che non è sembrata molto convincente. I movimenti delle gambe erano certamente ancora molto goffi, a passetti piccoli, e soprattutto non c’è stato alcun cambio di direzione. Il robot ha infatti tracciato una traiettoria rettilinea, e lungo la stessa traiettoria rettilinea ha lasciato il palco dopo la breve esibizione. Già questo elemento depone piuttosto male rispetto l livello di avanzamento tecnologico dell’unità. I cambi di direzione, infatti, presuppongono la presenza di attuatori dinamici e soprattutto di giroscopi avanzati che possano mantenere il robot in asse durante le fasi instabili dell’andatura.
L’esibizione in sé è stata piuttosto telefonata. L’offerta di un fiore al sorridente CEO è avvenuta attraverso un semplice movimento di rotazione del braccio in asse con il corpo, e l’apertura della mano a tenaglia. Stando fermo sul posto, poi, il robot ha goffamente imitato una posa di kung-fu, anche in questo caso con movimenti molto semplici, che non presupponevano alcun cambio di equilibrio.
Quanto alle interazioni vocali, ovviamente si è trattato di semplici frasi registrate, scambiate con il co-protagonista umano a intervalli preordinati. Niente fa supporre che il robot sia provvisto di un sintetizzatore vocale, o che quest’ultimo sia connesso ad un sistema AI.
Un momento comico è stato quando, invitato dal CEO a fare un selfie insieme, CyberOne si è prodotto in un movimento che probabilmente nel linguaggio dei segni cinese manifesta entusiasmo, ma che a malandrini occhi italici sembra più il famigerato gesto dell’ombrello. In ogni caso, scattata la foto – sul grande schermo ne è comparsa una evidentemente scattata prima, dato che la posizione delle braccia del robot non corrisponde, CyberOne ha lasciato il palco tra gli applausi della claque aziendale.
In buona sostanza, l’intera sequenza è sembrata la presentazione di un giocattolone, una pallida imitazione di quello che promette essere il Tesla Bot annunciato da Elon Musk un anno fa, e la cui presentazione dovrebbe avvenire alla fine di settembre.
Sembra un po’ lo stesso leit-motiv di un altro tentativo di anticipazione di una tecnologia fatto qualche tempo fa. Poco prima dello storico volo del prototipo Starship SN15 di SpaceX, che si è concluso con il primo atterraggio morbido e l’apertura della fase preparatoria al volo orbitale, Jeff Bezos andò su e giù nella stratosfera con il suo razzo Blue Origin. All’epoca sembrò un goffo tentativo di attirare su di sé l’attenzione della stampa mondiale accreditando la propria azienda come un attore di primo livello nell’ambito dell’esplorazione spaziale. In gioco c’erano i ricchi contratti della NASA per la costruzione di vettori e lander per le missioni Artemis, poi assegnati all’azienda di Elon Musk.
Il campo della robotica sta compiendo negli ultimi anni passi da gigante, a partire dalle realizzazioni ad uso prevalentemente industriale di Boston Dynamics, ai primi tentativi di conferire alle macchine capacità espressive e di interazione attraverso il dialogo contestuale che potrebbero un giorno renderle dei partner emotivi, e non solo funzionali.
Con l’entrata prossima di Tesla, il settore promette di compiere passi da gigante non solo nella creazione di design umanoidi sempre più convincenti, ma soprattutto attraverso la saldatura delle capacità AI-derivate di riconoscimento ed interpretazione dell’ambiente circostante, che il colosso tecnologico capeggiato d Elon Musk sta sviluppando ormai da anni attraverso le proprie automobili a guida autonoma.