Sono trascorsi poco più di sei mesi dallo scoppio della guerra.
Il diario di questo conflitto è stato riempito di notizie vere, false, propagandistiche. Come succede in tutte le guerre. Le perdite dall’una e dall’altra parte sono ingenti, ma i numeri esatti non sono noti. Nessuno li conosce. Il Cremlino parla ufficialmente di 1400 soldati morti. Secondo molti osservatori tale cifra è lontana dalla realtà; gli Ucraini sostengono essere 40.000, ma forse la verità è nel mezzo. Sul versante ucraino le cifre ufficiali di Kiev parlano di 40.000 civili uccisi. Le stime delle Nazioni Unite si attestano su una cifra inferiore, tra le 5500 e le 13.000 vittime. Per i militari si parla di 11.000 soldati periti. Sei milioni sono i rifugiati ucraini in altri paesi europei; stessa cifra per quanto riguarda gli sfollati all’interno del paese, per sfuggire ai bombardamenti ed allontanarsi dal fronte. Una tragedia di proporzioni già bibliche.
Il Nord Stream1 da oggi ha smesso di trasportare gas in Europa. Dei 155 miliardi di metri cubi importati dalla Russia, Il Nord Stream 1 ne trasportava 55 miliardi: un terzo. Se è certo che il prezzo del gas viene fissato alla apposita borsa di Amsterdam ed è soggetto alle speculazioni borsistiche, non vi è altrettanto dubbio che una tale quantità in meno di gas inviato in Europa, crei una situazione di fortissima tensione sia sul prezzo che sull’approvvigionamento reale.
Sulle ragioni del conflitto, sulle cause storiche, è stato steso un velo di silenzio, e chi prova a riparlarne viene immediatamente indicato come putiniano. Ed infatti ormai non se ne parla più; come se non esistessero. Eppure, queste cause sono lì, nella storia dal 1989 in poi e non è difficile rintracciarle attraverso la documentazione ufficiale.
Gorbačëv aveva dato il suo assenso all’unificazione delle due Germanie, con conseguente entrata nella Nato di quella dell’est, che fino a poco tempo prima faceva parte del Patto di Varsavia. Mi sia consentita una piccola divagazione personale. La Germania dell’Est portò “in dote” oltre a tanta miseria anche alcune perle di grande valore militare. Mi riferisco in particolare ad un Gruppo Caccia formato da velivoli Mig 29, gli stessi che ancora oggi combattono sui cieli ucraini. Velivoli di fabbricazione sovietica di cui si sapeva tutto, o quasi, ma con i quali i piloti della Nato non avevano mai combattuto. Quel Gruppo di volo rimase attivo per un lungo periodo dopo la riunificazione e fu corteggiatissimo da tutte le nazioni nato, per poter addestrare i propri piloti contro veri velivoli sovietici. Nel 1995 ero Comandante del 23mo Gruppo Caccia intercettori del Quinto Stormo ed eravamo rischierati presso la base di Decimomannu dove svolgevamo il nostro addestramento al combattimento. Coincidenza volle che anche il Gruppo tedesco dei Mig 29 si trovasse lì rischierato. Le circostanze che ci portarono a poter volare più missioni con loro, o per meglio dire “contro di loro” furono davvero fortuite in quanto la loro agenda di voli era completamente piena. Ma grazie alla perseveranza del nostro Stato Maggiore e certamente del Comandante del Quinto Stormo, l’allora Colonnello Valente, riuscimmo a misurarci con loro. Tutta la storia fu molto interessante e molto istruttiva e forse sarà utile descriverla nel dettaglio in un’altra occasione.
Dunque, la Germania si riunificò a patto che la Nato non si fosse espansa di un solo centimetro verso est; Bush senior accettò. Accordo assolutamente trasparente e non ambiguo e il “National Security Archive” americano ne conserva ancora i documenti originali.
Come sappiamo le cose sono andate diversamente. Clinton ruppe l’accordo, e la Nato crebbe a dismisura. Fu tracciata una nuova linea rossa dai Russi: la Georgia e l’Ucraina dovevano rimanere fuori dalle mire della Nato; sappiamo come è andata a finire. Noam Chomsky in un suo recente intervento al “People Forum di NYC” ha detto che vede con grande preoccupazione e sgomento lo spostamento delle lancette del “Doomsday Clock”, l’orologio che segnala la probabilità di una catastrofe globale, innescata dalla sconsideratezza umana. A gennaio 2022 mancavano 100 secondi alla mezzanotte. Ma la situazione, ora, è considerevolmente peggiorata.
Ma quindi qual è la nostra linea nei confronti di questa guerra? È stata condivisa con i cittadini? Ci sono stati dibattiti parlamentari? Certo in Italia il Presidente Draghi ha ricevuto l’autorizzazione del Parlamento per l’invio delle armi in Ucraina. Ma ai cittadini, alla gente comune è stata detta chiaramente qual è la vera linea politica? La posta in gioco?
Vale la pena fare un salto indietro per capirlo e andare alla riunione che la Nato tenne a Ramstein in Germania il 26 di aprile.
A quella riunione non hanno partecipato solo i paesi membri; si sono aggiunti altri 14 paesi esterni all’alleanza. Tra questi spiccano per rilevanza geopolitica, Giappone, Corea del Sud, Nuova Zelanda e Australia. Perché inserire paesi dell’area dell’Indo- Pacifico?
Il Ministro Gasperini al termine della riunione rilasciò uno scarno comunicato nel quale veniva ribadito che l’Italia avrebbe fornito armi per la difesa dell’Ucraina in accordo allo spirito della votazione parlamentare.
Ma in realtà a Ramstein accadde molto di più.
Ramstein ha rappresentato la pietra tombale a qualsiasi tentativo di pace. Si ricorderà come anche Zelensky fosse incline a sedersi ad un tavolo con i Russi per discutere di pace; tavolo che in realtà si concretizzò per qualche tempo, ma di cui poi si persero le tracce.
A Ramstein gli Stati Uniti chiarirono ufficialmente che la posizione da seguire era quella di continuare la guerra per molto tempo con il preciso scopo di indebolire in maniera catastrofica la Russia e renderla non in grado di sostenere in futuro azioni belliche di questo tipo. Ricordiamoci cosa successe dopo la conferenza di Versailles; nel 1919 al termine della Prima guerra mondiale, essa ebbe come scopo quello di indebolire e umiliare la Germania, per non consentire il ripetersi di ciò che era appena accaduto. Ma provocò esattamente l’effetto opposto gettando le premesse per la nascita del Nazismo, con le catastrofiche conseguenze che conosciamo.
Ecco, questa è la linea americana, sposata senza fiatare dai governanti Europei. Senza se e senza ma. Senza che si siano avanzate proposte alternative. E se lo è stato fatto, queste non hanno sortito nessun effetto. La linea è quella di niente diplomazia, no a qualsiasi dialogo, e si proceda con la guerra ad oltranza.
Tutto sommato c’è da sperare che se la Russia si dovesse trovare alla disperazione, non faccia uso del suo letale armamento nucleare, per devastare l’Ucraina o oltre. Stiamo parlando di una roulette russa, gioco a cui non so quante persone, ignare di tutto ciò, sarebbero disposte ad affidarsi. Eppure, è esattamente quello a cui stiamo assistendo. Un macabro gioco di dominio geopolitico nel quale tutti sembrano aver perso la bussola. Ed in più adesso abbiamo una Nato che, se anche non ufficialmente, si è estesa nel mar Cinese o come gli Americani lo hanno rinominato, nell’Indo-Pacifico, dove la situazione si sta facendo sempre più calda.
In tutto questo l’Europa è perdente e con lei l’Italia.
Ed allora visto che siamo in campagna elettorale, sarebbe opportuno che venisse spiegato chiaramente agli elettori come si collocano i singoli partiti nei confronti di questa politica dettata dagli USA. Sono per mantenere la linea politica che prevede “Guerra ad oltranza” fino alla fine, oppure si intende perseguire una via che porti alla pace, al dialogo, all’abbassamento delle tensioni e allo scongiurare una guerra nucleare?
La posta in gioco è altissima e le lancette “dell’orologio del giorno del giudizio” sono ormai troppo vicine alla mezzanotte.