È evidente che stiamo vivendo un momento storico eccezionale e straordinariamente complesso. La pandemia che ha comportato uno stop dell’economia mondiale, con ripercussioni che stiamo ancora scontando, sembrava averci proiettato nel punto più basso possibile; ma era una falsa sensazione.
La guerra in Ucraina ha disvelato una situazione ben più complessa, che potrebbe avere delle conseguenze ben più pesanti e catastrofiche, tanto da far apparire il Covid-19 come, tutto sommato, un buon periodo.
A fare una precisa fotografia del mondo in cui ci stiamo agitando ci ha pensato Jeffrey Sachs in un suo articolo intitolato: “The West’s False Narrative about Russia and China” “La falsa narrativa occidentale su Russia e Cina”
Jeffrey Sachs è un economista e saggista americano, Direttore del centro di sostenibilità e sviluppo alla Columbia University. Dirige programmi di Sostenibilità e Sviluppo presso le Nazioni Unite dove ha anche ricoperto il ruolo di Consigliere speciale durante il mandato di Presidenza di Kofi Annan. Nel 2004 e nel 2005 è stato inserito nel “Time 100”, che è la lista delle 100 persone più influenti di ogni anno, redatta dalla rivista statunitense.
Ormai è chiaro che ci stiamo avvicinando pericolosamente alla concreta possibilità di un conflitto nucleare. Chi ancora considera questa possibilità come assolutamente remota, o vuole sottacere la realtà o è poco informato.
La narrativa occidentale per cui solo l’Occidente è nobile e buono e Russia e Cina sono il nemico giurato da combattere con tutte le forze, è una visione infantile e straordinariamente pericolosa.
Questa visione della situazione mondiale non è una opinione di qualche politico, ma è scritta nero su bianco nel documento “Strategia Nazionale degli Stati Uniti” a cui si ispira tutta la politica americana. La sostanza è molto semplice: Russia e Cina sono i nemici giurati perché erodono la sicurezza e la prosperità statunitense. Vi si legge: “questi due Paesi sono determinati a creare un mercato meno libero e meno giusto, ad aumentare il loro arsenale militare, ed a controllare l’informazione ed i dati.
L’ironia di questa visione, continua Sacks, è che dal 1980 gli Stati Uniti sono stati coinvolti di propria volontà in almeno 15 guerre; Afghanistan, Iraq, Libya, Panama, Serbia, Syria, e Yemen solo per citarne alcune. La Cina in nessuna e la Russia, al di fuori dei territori che una volta appartenevano all’USSR, solo in una, in Siria.
Biden dopo la sua elezione ha mantenuto intatta questa “visione strategica”, aggiungendovi che la più grossa sfida odierna è la battaglia tra democrazie e regimi autoritari.
Tale scenario viene abilmente “venduto” all’opinione pubblica attraverso una campagna di diffusione anche di fatti manipolati. Ad esempio, è poco noto al grande pubblico che l’invasione Sovietica in Afghanistan nel 1980, dipinta come un attacco del più bieco imperialismo sovietico verso uno stato sovrano, fu provocata da una operazione della CIA, come si desume dall’ intervista rilasciata qualche tempo fa da Brzezinski, già Consigliere per la Sicurezza Nazionale sotto la Presidenza Carter.
La narrativa sulla guerra in Ucraina è ancora una volta quella di un attacco a freddo, non provocato, e causato dal bieco imperialismo Russo nel tentativo di ricreare il vecchio impero Sovietico. In realtà la vera storia nasce dalla falsa promessa fatta a Michael Gorbačëv di non espandere la Nato ad est dopo la riunificazione delle due Germanie. Ci sono state quattro ondate di annessioni o di promesse di adesioni di Stati ex USSR, nella Nato: nel 1999(3 Stati), nel 2004(7 Stati); nel 2008 fu promesso l’allargamento a Ucraina e Georgia, e qualche mese fa a Ramstein, sono stati addirittura invitati 4 Stati Asiatici a far parte permanente delle riunioni Nato, per meglio coordinare la difesa dalla Cina.
Ovviamente la Nato sostiene che tali operazioni sono puramente difensive e che quindi Putin non dovrebbe preoccuparsi più di tanto: né dovrebbe preoccuparsi dei bombardamenti della Nato in Serbia nel 1999, oppure del rovesciamento di Gheddafi, mediante bombardamento della Libia. Oppure non dovrebbe prendere nota dei 15 anni di occupazione delle forze Nato in Afghanistan ed infine che l’obiettivo nella guerra in Ucraina è quello di indebolire la Russia (non quello di liberare l’Ucraina, si vedano le dichiarazioni del Ministro della Difesa Americano, Lloyd).
Al centro di tutto questo c’è dunque l’obbiettivo americano di rimanere la potenza egemone, come è stato dalla fine dell’USSR nel 1991, dove il mondo è passato da un mondo bipolare a unipolare. Difficile ora accettare il concetto che il pianeta è tripolare. Gli Usa hanno il 4,2% della popolazione mondiale, e tutto il G7 arriva al 6% contro 41% dei Paesi BRICS, ad esempio.
C’è un solo Paese al mondo che si dichiara apertamente paese egemone e quel Paese sono gli Stati Uniti d’America.
Ed è per questo che in un momento così periglioso dove il rischio sempre più concreto non di una sola guerra ma di più catastrofici conflitti, i Leader europei dovrebbero perseguire una politica di reale sicurezza e non seguire passivamente i progetti egemonici americani. Quindi inclusione dell’Ucraina ma anche della Russia nel grande progetto Europeo. La situazione e grave ma non impossibile da recuperare.
A questo punto è la diplomazia non l’escalation militare il percorso per la salvezza.