Il problema di essere visti fino a Pechino va oltre lo stare attenti a non passare dinanzi alla finestra che il vicino di casa ha preso di mira per farsi i fatti vostri.
Qui non è in gioco soltanto la vostra privacy, ma potrebbe essere in ballo la sicurezza della propria azienda o addirittura quella nazionale.
Negli Stati Uniti hanno già contato 80 mila telecamere “installate nel posto sbagliato”, ovvero inserite nei sistemi di sorveglianza di migliaia di organizzazioni private e di enti pubblici che non hanno preso in considerazione certe controindicazioni “naturali”. Alla gioia di aver aggiudicato la fornitura a chi ha consentito un risparmio significativo non è quasi mai abbinata la riflessione su chi e perchè ha invisibilmente pagato la differenza tra costo reale del dispositivo e prezzo pagato per l’acquisto.
La spiegazione è fin troppo evidente, ma non di rado una semplice alzata di spalle cancella ogni preoccupazione. Talvolta ci scappa pure un “ma figurati!” e così l’indifferenza al rischio di essere spiati prevale su qualsivoglia altro ragionamento precauzionale.
In questi giorni si torna a parlare della vulnerabilità delle telecamere di sorveglianza “Hikvision”, che secondo alcuni ricercatori hanno un bug che permette ai malintenzionati di visualizzare indebitamente le riprese video che questi apparati eseguono nei diversi angoli del mondo.
La falla individuata e classificata come CVE-2021-36260 (qui la documentazione dell’archivio del NIST, il National Institute of Standards and Technology americano) è destinata ad appassionare solo chi possiede competenze di settore, ma a chiunque balza agli occhi quel “2021” che fa capire che parliamo di un punto debole noto da 11 mesi durante i quali nessuno (o pochi) ha preso iniziative in proposito.
Hikvision è la formula abbreviata di Hangzhou Hikvision Digital Technology, produttore statale cinese di apparecchiature di videosorveglianza che vanta un’ampia clientela internazionale. Il successo commerciale di questa azienda è irrefrenabile a dispetto della allarmante etichetta con cui nel 2019 la Federal Communications Commission ha attribuito ai suoi prodotti “un rischio inaccettabile per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti”.
Di questa azienda e dei pericoli che si porta dietro ne hanno parlato già in tanti (dai giornali alla trasmissione televisiva Report) anche perché tra i suoi clienti figurava persino Palazzo Chigi…
C’è stata una interrogazione parlamentare alla Camera dei Deputati nel 2017 e un atto di sindacato ispettivo al Senato nel 2021, si è rimasti basiti che certe attrezzature fossero acquistabili dalle Pubbliche Amministrazioni tramite Consip (che dovrebbe “filtrare” il mercato dell’offerta così da evitare brutte sorprese) e si è gridato allo scandalo per l’installazione di quelle telecamere negli uffici giudiziari di tutta Italia…
Nonostante il giustificato clamore, Hikvision continua a mietere successi commerciali.
Possibile che ci sia ancora chi si rifornisca da quella realtà produttrice? Se si è curiosi di sapere chi sceglie tecnologie potenzialmente poco affidabili, basta andare sul sito di Hikvision e vedere le cosiddette “Storie di successo”…
E’ l’occasione per scoprire che – dopo l’allarme a più voci – hanno optato per soluzioni dell’azienda cinese tra gli altri il CNR, Sorgenia Power, il Gruppo alimentare Casillo, il Comune di Avezzano, il Duomo di Monreale e così a seguire…
Non si finisce mai imparare. Stavolta non si è nemmeno cominciato…