Se collezionassero farfalle, le uniche ragazze che accetterebbero l’invito a salire in casa per rimirare la raccolta sarebbero poche appassionate di entomologia subito pronte a lasciare fulmineamente l’appartamento dopo aver dato un’occhiata ai lepidotteri.
Invece hanno scelto di raccattare figuracce e di farlo in maniera compulsiva.
Parliamo dei geni dell’innovazione tecnologica che – in preda ad un irrefrenabile esibizionismo – amano bucare ogni appuntamento con le rivoluzionarie iniziative che frullano loro in capo.
Non ci sono bastati il click-day dell’INPS, il bonus mobilità, l’imbattibile “app IMMUNI” e le tante altre opportunità di esposizione al pubblico ludibrio. Ci mancavano lo SPID, la app IO e il cashback.
La situazione può essere definita in modo appropriato solo con una straordinaria espressione partenopea: “a pucchiacca ‘n mane ‘e criature” descrive in modo eloquente lo stato dell’arte delle prospettive di questo Paese.
A cercare una colonna sonora di questo apocalittico scenario si oscilla dal “Parole, parole, parole…” del duetto di Mina con Alberto Lupo allo sconfortato “Perché lo fai” di Marco Masini. Ed è inutile cimentarsi in una selezione musicale tra i classici della musica sinfonica e lirica che – probabilmente – esorbita dalla cultura dei protagonisti della tragedia in corso.
L’operazione “cashback”, che doveva tenere impegnati gli italiani in questi giorni che precedono il Natale più triste del dopoguerra, ha raggiunto livelli di umoristica drammaticità tali da impedire qualunque commento sensato. I responsabili comunicano che “PagoPA” è al lavoro per superare ritardi e malfunzionamenti. La colpa non è naturalmente da addebitarsi a loro, ma alla troppa gente che – pur di vedersi restituire 150 euro – si è cimentata nel download e nell’installazione della app IO e nella registrazione al servizio molto spesso (o quasi sempre) senza arrivare alla fine del penoso e immeritato Calvario.
I telegiornali – rigorosamente asserviti – intervistano passanti e tutti gli interlocutori (guarda che fortuna!) hanno provato a scaricare la “app”. Tutti entusiasti (guarda che combinazione!) anche se ammettono di non aver completato la procedura per qualche problemino….
La speranza di vincere qualcosa fa superare con disinvoltura la delusione di non aver ultimato la trafila virtuale per partecipare e poco importa se si è inutilmente perso del tempo per quelle operazioni. E’ la sindrome del “non hai vinto, ritenta!” che stavolta si applica già nella fase preliminare dell’iscrizione che purtroppo richiede competenze tecnologiche, una dose smisurata di fortuna (che è preliminare sintomo di possibilità di aggiudicarsi un premio prima o poi) e soprattutto una pazienza da campione zen.
Nel frattempo su Twitter si parla già di #crashback e gli utenti non esitano a mostrare le schermate dei rispettivi smartphone.
Anche stavolta è stato un flop fantastico. A quando la prossima spettacolare performance?