L’entusiasmo delle festività in arrivo è spesso irrefrenabile. Luci e colori hanno capacità ipnotiche e l’atmosfera gioiosa si rivela estremamente coinvolgente.
Proprio in questi momenti, però, è opportuno mantenere il controllo della situazione ed evitare iniziative che possono avere controindicazioni inaspettate.
La cautela è un’arte e i politici – a dispetto di tante gaffe di cui si rendono protagonisti – sanno farne tesoro. Proprio in questo periodo la loro prudenza è sapiente maestra e induce a doverose riflessioni.
La scelta di farsi ritrarre accanto ad un albero di Natale deve essere considerata un esempio da seguire e – al contempo – un monito da non trascurare.
Chi è leader di un partito o ricopre un ruolo istituzionale apicale ha una sensibilità cui noi comuni mortali non possiamo aspirare, ma nell’era del “copia e incolla” è legittimo prendere spunto dalle loro condotte e, se del caso, cercare di capire il perché della loro ponderata scelta.
A fondamento della preferenza accordata all’albero natalizio c’è un inossidabile meccanismo di autotutela penale. L’aver optato per quel simbolo non è solo una bieca questione di laicità…
Il presepe – in quest’epoca di ribollimento cultural-giudiziario e di riforma della macilenta macchina della Giustizia – rischia di essere equiparato ad un plastico “Bruno Vespa’s Style” che riproduce una scena del delitto.
La raffigurazione – poco importa se i fatti sono caduti in prescrizione – riprende una coppia che, ricercata dalle Autorità per omissioni di ordine amministrativo (renitenza agli obblighi di censimento), vaga in stato di latitanza incurante dei provvedimenti pendenti.
Lei in evidente stato di gravidanza sta per dare alla luce e poi partorisce un figlio concepito fuori dal matrimonio. Lo sposalizio – calendario liturgico alla mano – avviene il 23 gennaio, quando il bimbo nasce ventinove giorni prima (tutti sanno bene che Gesù fa il compleanno il 25 dicembre…).
I due, extracomunitari privi di documenti, probabilmente erano oggettivamente in grado di occultare la loro identità (articolo 496 del codice penale, falsa dichiarazione sull’identità o su qualità personali proprie o di altri) o respingere eventuali richieste in proposito (art. 651 c.p., rifiuto di indicazioni sulla propria identità personale).
Come quattro testimoni (che rispondono al nome di Giovanni, Luca, Marco e Matteo) avrebbero doviziosamente attestato per iscritto, i due hanno occupato abusivamente una stalla di dubbia regolarità edilizia ed eventuale pericolo di crollo. G. e M. (solo le iniziali per ovvie ragioni di privacy) non si sono accontentati di introdursi indebitamente in un fabbricato andando incontro ad una possibile violazione di domicilio. Il loro insediarsi ha determinato un enorme afflusso prima di pastori e poi di curiosi e pellegrini ante litteram, creando un pericoloso assembramento che – complici le musiche degli zampognari – può essere considerato il primo “rave” dall’anno zero della nostra civiltà. Il proconsole delegato agli Affari di Giustizia del tempo, Plantaedotius – secondo alcuni storici – avrebbe voluto già inserire nel diritto romano una fattispecie antesignana delle odierne produzioni legislative.
Non si può poi certo chiudere un occhio sulle innumerevoli violazioni alla normativa sull’igiene degli alimenti portati al seguito da chi si è affrettato a raggiungere il luogo di ritrovo e le infrazioni in materia fiscale per la somministrazione di pasti e bevande in assenza di qualsivoglia ricevuta o scontrino fiscale. Infine l’arrivo di tre orientali (un potenziale riciclatore con al seguito un non meglio definito quantitativo di oro e due presumibili narcotrafficanti con sostanze verbalizzate come incenso e mirra ma ora oggetto di accertamento farmaceutico) aggrava il quadro di illegittimità.
Non è finita. L’aver – incautamente o consapevolmente – accettato “doni” di imprecisata provenienza porta la coppia alla comprensibile incriminazione per “ricettazione” ai sensi dell’articolo 648 del codice penale…
La realizzazione del presepe è destinata a fare proseliti e a sollecitare espressioni di apprezzamento (notorio il refrain di De Filippo del “Natale in casa Cupiello”) che innescano atteggiamenti di pia devozione. Se il bacio al “Bambinello” è sconsigliatissimo, lo stazionare commossi e adoranti dinanzi ad una simile pur tradizionale ricostruzione è palesemente apologia di una sfilza di reati…
Si segua l’indirizzo di chi guida il Paese. Si rifugga la tentazione di passare ore ed ore con statuine e muschio e si evitino pesanti incriminazioni.
L’albero. Se ancora non lo avete ancora, addobbate l’albero.