Prima il clamore dell’allarme per gli attacchi informatici scattato domenica scorsa. Poi lo “state sereni” (frase notoriamente portatrice di sfighe apocalittiche) a seguito della minimizzazione dell’accaduto il giorno dopo dinanzi alla Presidente del Consiglio.
Prima le migliaia di sistemi paralizzati. Poi la constatazione che succede tutti i giorni ed ecco il liberatorio sospiro di sollievo accompagnato dal fatidico “allora vabbè…” e dal passare celermente ad altre faccende.
Venerdì 10 febbraio sono andate in tilt le “macchine” della SOGEI, la società cui è affidata la gestione dei sistemi informatici della Agenzia delle Entrate, di quella delle Dogane e dei Monopoli e di tante realtà pubbliche (anche del settore sanitario) la cui erogazione dei servizi dipende dal buon funzionamento di certe soluzioni tecnologiche.
A luglio scorso si era già verificato un incidente che – manco a dirlo – era stato “ridimensionato”. Si parlava di furto di dati alla SOGEI ma la cosa – complice il ribollire di notizie ogni minuto più impellenti – non ha preoccupato più di tanto e rapidamente è finita nel dimenticatoio.
Il blocco del “cervello elettronico” della storica Anagrafe Tributaria e crocevia delle informazioni di interesse pubblico non ha turbato un gran che la popolazione e ancor meno la politica alle prese con la chiusura della campagna elettorale per la chiamate alle urne per le Regionali di Lazio e Lombardia. Non bastasse il destino amministrativo del territorio, incombe pure il Festival di Sanremo e quindi è legittimo – soprattutto di questi tempi – un austero “Me ne frego!”
Qualcuno però non ha potuto fare a meno di segnalare eufemisticamente “fastidiosi disservizi”, vuoi connessi a questioni tributarie, vuoi legati ad esigenze sanitarie.
SOGEI ha affidato a Twitter un laconico comunicato stampa con cui segnala che sostanzialmente non è successo nulla e con cui si scusa con i cittadini e con le Amministrazioni clienti.
La notizia non ha avuto larga diffusione perché questo tema è giustamente secondario rispetto il terremoto in Turchia e Siria, la guerra in Ucraina e l’incubo di un conflitto nucleare, le performance di Amadeus e dei suoi ospiti.
L’argomento non interessa e soprattutto non si ha piacere di occuparsene trovandosi poi ad ammettere la criticità della situazione e l’evidente impreparazione ad affrontarla.
Prendiamo per buone le dichiarazioni di SOGEI. Non abbiamo nessun motivo per insistere nel dire che ci sia stato un attacco hacker al cuore dell’informatica pubblica. Ma aspettiamo a gioire.
Se non c’è bisogno della furia devastatrice di moderni vandali digitali per mettere in ginocchio un Paese, ma è sufficiente fare pasticci in totale autonomia, c’è davvero poco da rallegrarsi.