Il braccio di ferro è tra business dell’elettrico e business dei motori termici, ed è già in corso. La questione si deciderà tra business, come quando il tram soppiantò i cavalli. La Germania possiede le tecnologie e nella storia la Germania non ha mai aiutato nessuno.
Al piano di sotto fervono le diatribe teoriche, che possono durare all’infinito per irrilevanza pratica e perché basate su perimetri e assunzioni del tutto arbitrari. Ora, il curioso è che molti di noi vedono come infattibile, al massimo improbabile, il 2035; ma il logorio della vita moderna, nonostante il Cynar, è tappezzato di cose infattibili e improbabili. L’economia basata sull’indebitamento, che abbiamo scoperto negli ultimi vent’anni, rende tutto possibile. Bisogna, perciò, fare molta attenzione con i paroloni perché nel momento che si va a controproporre qualcosa i paroloni si girano e diventano dei boomerang. Le tesi pro-termico, o anti-elettrico, più volte sono state investite da fuoco amico che ha alimentato la già nutrita artiglieria elettrogena.
Per esempio, sostenere che è idiota l’idea che per fare i 40,000 Terawattora annui per le 500 elettriche le alternative siano 7 centrali nucleari o mezza Val d’Aosta di pannelli, non porta da nessuna parte. Nessun elettromane si è sognato una cosa del genere. Giudicare in base a questo non porta lontano. E’ come assumere un dipendente sulla sola base del casellario giudiziario. Oggi, queste dimensioni si raggiungono per esempio con il fotovoltaico offshore, ampiamente sperimentato. E anche con l’eolico offshore, che sarà probabilmente l’energia rinnovabile del futuro, con turbine che superano i 16 MW di potenza. Tecnologie, queste, con ampio indotto e abbastanza facilmente impiantabili come autoctone per la ricerca del Paese. Parlare ancora di nucleare e campi di silicio è malo obbietto. Oltretutto, per inciso una centrale nucleare è più facile che costi 15-20 miliardi piuttosto che 6, considerato anche il decommissioning.
Inoltre nel 2022, l’Italia, a causa dell’importazione dei combustibili fossili molto aumentati di prezzo, ha avuto un deficit commerciale di 31 miliardi di euro dopo molti anni di attivo. Cifra reale e non stimata, che da sola oscura tutte le altre stime: una volta fatti gli impianti offshore, che hanno tempi di disponibilità compatibili con il 2035 o poco oltre, non dovremmo più importare combustibili fossili per produrre energia, risparmiando molte decine di miliardi di euro all’anno.
Domande apocalittiche che si infossano nel nulla di un fiume carsico vengono poste al lettore comune.Quanti nuovi elettrodotti saranno necessari, quante stazioni elettriche, quanti chilometri di strade urbane occorre aprire per fare passare i nuovi cavi? Chi pagherà questi titanici lavori? Terna, la società italiana di produzione e trasporto in altissima tensione, ha già iniziato a muoversi da anni e su molteplici fronti, per risolvere questo problema. Solo per dare un esempio, esiste il progetto Tyrrhenian Link, del valore di 3,7 miliardi di euro: 950 km in doppio cavo sottomarino a 1 Gw di potenza da Battipaglia a Termini Imerese a Cagliari. A chi vende l’auto elettrica poco interessa se l’energia retrostante è turbogas o meno. Quando c’è stato bisogno, nelle tabelle UE sono diventati green il gas e il nucleare. Poi uno può domandarsi che cosa lo facciamo a fare, ma ho già detto: questa è una questione di business. C’è un settore decotto da fare ripartire, c’è della tecnologia da vendere, ce l’ha la Germania e la Germania non ha ma aiutato nessuno.
Fatta la premessa, apodittica, che si debba cambiare il mix trazione / propulsione, che debba decollare il prosumerismo, che la ricarica vada fatta cambiando la batteria, tuona e rimbomba l’ and so what ? Chi lo fa ? Chi legifera ? Ci vuole meno tempo che a fare 6 centrali nucleari ? Forse, non ci giurerei.
Ma qualcosa bisogna pur proporre: eccoci nelle secche della Sirte, trasformare i benzinai in centrali da 1 Mw ? Ottenendo così quattro volte il fatidico 40,000 Terawattora per i nostri 40 milioni di 500 elettriche? E il fattore riduttivo 5 (un benzinaio su 5, gli altri che cosa farebbero nella vita?) esce da un calcolo o è solo un epsilon per fare tornare il tutto al numero desiderato? E poi, i bollini ce li darebbero ancora ?
In conclusione, la pars destruens, se sostenuta con argomenti assurdi, spara allo spaventapasseri mentre i corvi banchettano altrove e finisce per giocare a favore della tesi filoelettrica. Basta infatti spostare qualche miliardo o anche solo qualche decimale e l’infattibile diventa possibile, viceversa la proposta alternativa finisce nel campo delle cento pertiche, naufraga nel generico e viene propugnata con larga approssimazione da cesoie, laddove contro l’elettrico si è usato il bisturi al laser.
Il punto ora non è fattibile / non fattibile. Ci hanno dato oltre 200 miliardi per l’UE next gen, che è fare l’auto elettrica e non altro: siamo noi che gli abbiamo cambiato nome e destinato solo 25 miliardi su 222 alla transizione green. Come la facciamo, non interessa a nessuno, la Germania lo farà; non pagherà, per traccheggiare, allearsi a loro che hanno solo qualche “ritardo tecnico” (noi e la Bulgaria il vuoto torricelliano); la Germania non ha mai aiutato nessuno, e in Olanda oggi una ricarica costa un settimo che da noi.
A Confindustria aderiscono circa 400 aziende dell’indotto termico, con 70,000 addetti. Come riconvertiamo il settore sono cavoli nostri, non dell’Europa. Noi pensiamo che l’UE sia una vipera, che morde sì in un secondo ma basta girarle al largo. Piuttosto, è un boa constrictor che ti inghiotte con tutta calma e una volta che ti ha immobilizzato non scappi.
Don Ferrante reputava che la peste dipendesse dalle congiunzioni astrali, perché vietarglielo? Il problema di chi spinge per le auto elettriche non è convincere: già in troppi ci hanno scommesso e legiferato. Il problema è uno solo: come indebitare chi sarà costretto a comprarle, impoverendolo da qualche altra parte. Vendi casa e compra l’auto. Risparmi sul cappotto.
Fallo per il pianeta.