Andate su ChatGPT. Sì, lo so, dall’Italia non è consentito, ma basta usare una rete privata virtuale (VPN) e non ci sono problemi. Digitate una domanda semplice e di sicura attualità: “Perché a Pasqua si ha a che fare con uova e conigli?”
Se vi aspettate una chiara e logica spiegazione, siete del tutto fuori strada.
ChatGPT si arrende. Non è in grado di rispondere se non per ipotesi, piuttosto contrastanti fra loro:
“Il coniglietto pasquale è un simbolo popolare delle vacanze di Pasqua, specialmente nei paesi occidentali come Stati Uniti, Canada e Australia. Le origini del coniglietto pasquale sono alquanto poco chiare, ma si pensa che sia stato influenzato da diverse tradizioni culturali.
Una teoria è che il coniglietto pasquale derivi dalla festa pagana di Eostre, celebrata in Germania durante l’equinozio di primavera. La festa era dedicata alla dea Eostre, che era associata alla lepre e all’uovo. La lepre era vista come simbolo di fertilità e nuova vita, mentre l’uovo rappresentava rinascita e rinnovamento.
Un’altra teoria è che il coniglietto pasquale abbia le sue radici nella tradizione cristiana della Pasqua. Secondo questa teoria, il coniglietto pasquale fu introdotto per la prima volta in America dagli immigrati tedeschi nel XVIII secolo. In Germania, i bambini costruivano nidi per “Osterhase” o lepre pasquale in cui deporre uova colorate e la tradizione è stata portata in America.
Nel tempo, il coniglietto pasquale è diventato un personaggio amato nella cultura popolare, spesso raffigurato come un simpatico coniglio antropomorfo che porta caramelle e dolcetti ai bambini la domenica di Pasqua.”
Da notare che la prima teoria e la seconda sono legate fra loro. Quindi non sono due, ma una con variazione sul tema. Ovvio, a questo punto della ricerca, chiedere a ChatGPT cosa sia la festa pagana di Eostre: “Il festival di Eostre, noto anche come Ostara, è una celebrazione dell’equinozio di primavera che si svolge intorno al 21 marzo nell’emisfero settentrionale. Prende il nome da Eostre, una dea germanica della fertilità e della rinascita che era associata all’alba e al sole nascente.
La festa ha origini pagane ed è ancora celebrata da alcune moderne comunità pagane e Wicca. Tradizionalmente, la festa di Eostre era un momento per piantare e avviare nuovi progetti, oltre che per celebrare il ritorno del sole e il risveglio della natura. I simboli associati alla festa includono uova, che rappresentano fertilità e nuova vita, e lepri o conigli, che simboleggiano l’abbondanza della stagione.Alcune tradizioni comuni associate alla festa di Eostre includono la caccia alle uova, la decorazione delle uova, la semina di semi o fiori e l’accensione di candele o falò per accogliere il ritorno del sole. È anche un momento per banchettare e condividere il cibo con la famiglia e gli amici.
Nel complesso, la festa di Eostre è una celebrazione del rinnovamento e della crescita, nonché un promemoria della natura ciclica della vita e dell’importanza di onorare il mutare delle stagioni.”
Qualcosa non va, si rimane comunque sul vago. Opportuno lasciare perdere l’intelligenza artificiale e ricorrere, per quanto limitata, a quella naturale. Dopo un certo numero di interazioni sui motori di ricerca Google e Bing, si scopre qualche dettaglio in più sulla dea Eostre.
Eostre o Ostara, da cui la parola per Pasqua in tedesco, Ostern e in inglese, Easter è una divinità sassone associata alla terra, alla fertilità.
La leggenda racconta che, un pomeriggio di primavera, la dea Eostre, per far divertire i bambini da cui era circondata, trasformò in coniglio l’uccellino che aveva appoggiato sul suo braccio.
I bambini furono molto felici per questa trasformazione. L’uccellino invece no, ne fu molto rattristato. I bimbi, allora, chiesero alla dea di ridare al coniglio il suo aspetto originale. Nel frattempo però era giunto l’inverno. La dea, esausta, non aveva più l’energia per annullare l’incantesimo. Dopo i giorni del freddo e del buio, tornò la primavera. Con essa la dea Eostre riacquistò le proprie forze e ridiede all’uccellino la forma originale. Per la gioia, il piccolo pennuto, depose delle uova colorate che regalò ai bambini e alla dea.
Non è chiaro se si avesse a che fare con coniglio o con lepre. La lepre è considerato uno degli animali più scaltri. Rappresenta il ritorno alla vita dopo il freddo e le tenebre dell’inverno. Inoltre gli viene attribuito il significato della fertilità.
Interessante notare come nel cristianesimo il simbolismo della veglia pasquale abbia esattamente gli stessi attributi. Poco prima della mezzanotte, si spengono tutte le luci e l’intera chiesa con tutti i presenti piombano bel buio, nel silenzio. Le tenebre della fine della legge antica, la paura dell’ignoto, l’angoscia del futuro si spalmano su tutto e tutti.
Allo scoccare dell’ora si accende la debole fiamma di uno stoppino che accende il cero pasquale, emblema della presenza invisibile della divinità che dona conoscenza, purifica, vivifica e protegge. In quell’istante si accendono insieme tutte le luci della chiesa, esplode il canto dell’organo. I fedeli si ritrovano con il cuore in gola per la sorpresa e per la gioia perché Cristo è risorto e con lui, luce del mondo, la promulgazione della nuova legge. La vita riprende il suo corso. L’officiante impugna a due mani il cero pasquale e lo immerge nell’acqua che, da esso benedetta, verrà usata nel corso dell’anno nel fonte battesimale. Si tratta di una cerimonia di fertilità. Il cero è simbolo fallico. L’acqua simbolo tallico. Fonte e origine dell’esistenza, capace di rigenerazione totale e di nuova nascita.
Fuoco e acqua. L’essenza dell’uomo e della donna. Elementi del rito per rinnovare l’energia della Terra, propiziare i raccolti, sancire l’inizio della nuova stagione dell’agricoltura. La Pasqua è l’unica festività religiosa cristiana la cui data non è fissa, ma viene determinata dalle fasi lunari. Cade infatti dopo la prima luna piena dopo l’equinozio di primavera.
Torniamo al coniglio o alla lepre, come più è gradito.
Nel trattato Deutsche Mythologie del 1835 Jacob Grimm (uno dei due fratelli, linguisti e filologi oltre che raccoglitori di fiabe) ne ricostruì la storia ed è in gran parte dalle sue ricerche che derivano le odierne conoscenze.
Di certo è presente nelle tradizioni europee ben prima della diffusione del cristianesimo. La lepre pasquale, l’Osterhase, giudica il comportamento dei bambini e decide di conseguenza se lasciare loro un dono. Ovvero uova colorate, o di cioccolata, che nasconde così che i piccoli possano cercarli la mattina di Pasqua.
In alternativa sono i bambini, la notte prima di Pasqua, che preparano un comodo nido per il coniglietto, adagiando della paglia e lasciando qualche leccornia affinché l’animale possa rifocillarsi. La bestiola, in caso il bimbo si sia comportato bene nel corso dell’anno, lascia in dono delle uova colorate.
Nel 1700, con le ondate di emigrazione, l’usanza è stata trasferita dalla Germania agli Stati Uniti, per poi diffondersi velocemente nella gran parte delle nazioni di lingua inglese.
Come nel caso del rituale della veglia di mezzanotte, così anche le uova sono state assorbire dal cristianesimo e rappresentano la risurrezione di Cristo e simbolo della primavera come rinascita a nuova vita.
Resta da scoprire cosa abbiano a che fare conigli e lepri con la resurrezione di Gesù. In realtà sono ben presenti nella cristianità. Il Levitico li considera impuri e a lungo si pensò che le femmine potessero dar vita ai piccoli senza accoppiarsi. Il che li ha resi simboli di castità e purezza, dunque accostati alla vergine Maria. Vedi la Madonna del coniglio di Tiziano, in cui Maria accarezza appunto un coniglietto.
Il riferimento forse più interessante lo si trova in Sant’Ambrogio, il Patrono di Milano, il quale indicò nella lepre il simbolo della Resurrezione. L’esemplare è infatti in grado di cambiare il suo manto a seconda delle stagioni, nascendo quindi sempre a nuova vita. Proprio per questa peculiarità è stato ricondotto alla figura di Cristo e alla sua vittoria contro la morte, con l’uscita dal sepolcro la domenica di Pasqua.
Verdetto finale: intelligenza naturale batte quella artificiale alla grande. Vero che non è stata identificata interpretazione certa e univoca, ma il piacere è nella ricerca, non nelle conclusioni.
Non so voi, io vado a cuocere e colorare un po’ di uova, poi le nascondo e organizzo la caccia all’uovo per le mie magnifiche nipotine, sapendo che noi grandi ci divertiremo più di loro.
A voi tutti: Felice Pasqua.