Solo pochi giorni fa segnalavo che Roma non sa quanti anni ha, perché ogni anno sbaglia a contarli e se ne aggiunge uno: grazie alla non esistenza dell’anno zero, infatti, chi nasce nell’1 avanti Cristo compie un anno nell’1 dopo Cristo, e non due: di conseguenza, chi è nato nel 753 a.C. ne compie, in questo 2023, 2775 e non 2776.
Oggi voglio invece osservare la poca attenzione, o competenza, nel redigere i provvedimenti comunali.
Si fa un gran parlare in questo periodo dei divieti di circolazione nella fascia verde (praticamente quasi tutta Roma), dei cosiddetti veicoli più inquinanti, che diventano di fatto divieti di possesso a causa dell’estensione del divieto anche alla sosta.
L’ordinanza parla infatti di divieto di accesso e circolazione, ove il termine circolazione va ovviamente inteso secondo il codice stradale, e la sosta è considerata una fase della circolazione.
In un primo momento pensavo fosse una svista, e che si volesse in realtà vietare accesso e movimento, invece dalle dichiarazioni delle autorità emerge il desiderio di un vero ostracismo, ossia i veicoli non troppo nuovi (non mi sento di dire troppo vecchi, viste la categorie interessate che fra non molto arriveranno all’Euro 5) dovranno abbandonare la città, salvo potervi rientrare la domenica a patto di uscirne entro mezzanotte come Cenerentola. I greci usavano un coccio per cacciare i politici sgraditi, mi si perdoni il gioco di parole, da cui il nome; qui temo che il coccio sia da ricercare altrove.
Perché per esempio temo non si sia pensato, all’atto della redazione della delibera 371 del 10 novembre 2022, che vietando a determinati veicoli – lasciamo stare quali – nelle fasce orarie mattiniere e serali “l’accesso e la circolazione” (così è scritto) significa che in quelle ore bisogna parcheggiarli nascosti in aree private o fuori della città. D’accordo, c’è tempo per correggere questo abominio scrivendo l’ordinanza con maggiore attenzione o buon senso.
Attenzione e buon senso, questi sconosciuti.
Perché nelle deroghe all’ordinanza più recente, quella che in accordo con la delibera di novembre stabilisce i divieti attuali (fino al 30 giugno, poi si vede), ce ne è una che riguarda i veicoli di una volta, che chiamo così per non fare confusione.
La deroga dice che sono esclusi “i veicoli d’epoca di cui all’art.60 solo in occasione degli eventi autorizzati dagli organi competenti”. E’ proprio specificato che la definizione di veicolo d’epoca va intesa secondo la legge, e secondo la legge i veicoli d’epoca non sono quelli che vediamo circolare, ma – per semplicità – quelli dei musei, senza targa, e che per marciare su strada necessitano ogni volta di specifica autorizzazione.
Nello stesso articolo 60 il codice definisce i “veicoli di interesse storico e collezionistico” indicandoli in quelli che abbiano almeno vent’anni e, attenzione, siano iscritti in uno dei cinque registri autorizzati (ASI, Alfa, Fiat, Lancia, FMI). Quindi, gli organi competenti non possono, secondo la delibera, autorizzare manifestazioni di veicoli non iscritti nei registri. Non era questo l’intento ma è questo il risultato.
Fra poco, a Roma farà tappa la Mille Miglia, la rievocazione storica di quella che è indicata come “la corsa più bella del mondo”, alla quale parteciperanno oltre quattrocento veicoli provenienti da tutto il mondo, ovviamente solo una esigua minoranza dei quali sarà iscritta all’ASI (quelli italiani, e neppure tutti). Insomma, in teoria la Mille Miglia non si può fare.
Ora io una cosa mi chiedo: ma che ci vuole a capire che basta dire “veicoli di qualunque tipo in occasione di eventi autorizzati dagli organi competenti”?