0:00
/
0:00
TE LO LEGGO IO
Una delle ultime attività che ho seguito e portato a termine nella mia carriera è stata quella di seguire due corsi di ufficiali di gendarmeria e polizia provenienti dal Niger e dal Burkina Faso.
I funzionari africani erano giunti in Italia per approfondire le tecniche investigative all’ Istituto Superiore di Tecniche Investigative dell’Arma dei Carabinieri. Il progetto era stato finanziato dalle Nazioni Unite che aveva deciso di inviare questi ufficiali di polizia a specializzarsi in Italia.
In questi giorni sto seguendo con viva attenzione ed apprensione quanto accade in quella parte dell’Africa occidentale subsahariana. In Niger dove a fine luglio è stato destituito il Presidente in carica Mohamed Bazoum da un gruppo di militari golpisti.
Lo Stato del Niger è una ex colonia francese, indipendente dal 3 agosto 1960, popolata da differenti tribù con lingue e costumi diversi nella loro maggioranza di fede islamica sunnita. I suoi confini sono a sud con la Nigeria, a ovest con il Mali ed il Burkina Faso, a nord con l’Algeria e la Libia ed a est con il Chad, mettono questo stato senza sbocco al mare e la cui superficie è costituita in larga parte da territorio desertico, al centro di una zona molto sensibile per quanto concerne il fenomeno migratorio e per quanto riguarda la situazione politica.
La sua popolazione si è decuplicata in pochi decenni passando dai 5 milioni del 1960, data d’indipendenza, ai 25 milioni attuali.
La metà della popolazione è giovanissima e l’analfabetismo è molto diffuso, sono attive molte scuole coraniche. Si tratta di uno dei paesi più poveri al mondo e l’AIDS imperversa specie nelle grandi città.
La capitale è Niamey attraversata dal fiume Niger, una città letteralmente esplosa secondo il già descritto incremento demografico complessivo. In quest’area sono stanziate anche una serie di contingenti militari europei e statunitensi poco graditi alla popolazione locale. Sono presenti circa 1500 francesi, un migliaio di statunitensi e circa 400 italiani.
L’attenzione verso il paese la cui economia è quasi del tutto ancora basata su agricoltura e pastorizia è dovuta alla massiccia presenza di un minerale molto prezioso per i nostri giorni: l’uranio. Il Niger è uno dei principali estrattori mondiali del combustibile per le centrali nucleari in grado di contribuire a produrre i Kilowattore di cui Europa e Stati Uniti hanno necessità per far funzionare i loro sistemi produttivi.
Altrettanto interessate a questo minerale vi sono, però, altre potenze emergenti in particolare la Russia e la Cina.
Il Niger è il quinto produttore mondiale di uranio dopo Kazakistan, Canada, Australia e Namibia. Specificamente il Niger è il primo fornitore dell’Europa, con un contributo del 25% della quota del minerale importato a livello di paesi dell’Unione Europea. Da qui il fenomeno golpista, perché come di norma e sempre accade in Africa dal Niger viene estratto il minerale ma non ci sono ricadute né di energia né tantomeno economiche, in Niger c’è solo povertà escluso naturalmente uno sparuto gruppo di speculatori che si arricchiscono con i pagamenti del minerale estratto.
Il colpo di stato però non è il frutto di una ribellione della popolazione, ma di un cambio di regia. Il Presidente rimosso Mohamed Bazoum era stato eletto nel 2021, vincendo le elezioni a scapito del suo antagonista Mahamane Ousmane.
Bazaoum era il garante della politica filoccidentale e filofrancese, ossia degli Stati del blocco della NATO che gli consentivano l’esercizio del potere democratico in cambio dello sfruttamento delle risorse minerarie.
La nuova giunta militare al potere si sta muovendo con cautela cercando di schierarsi, nel frattempo il blocco dei paesi della comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS), vicina ad Europa e Stati Uniti ha minacciato di procedere ad un’azione armata contro i golpisti se non reintegreranno il Presidente deposto.
Alcuni Stati però, tra cui Mali, Guinea e Burkina Faso hanno promesso di schierarsi a difesa dei golpisti in caso d’ intervento armato militare. L’ ECOWAS al momento si limita ad alcune sanzioni economiche o alla limitazione di libertà di movimento, mentre nelle Cancellerie delle potenze europee, americane ed asiatiche si ricerca una soluzione.
La posizione della Russia è di estrema prudenza, non avendo ancora espresso un’opinione chiara sul caso il Presidente Putin. Certo è solo che al secondo vertice Russia-Africa di San Pietroburgo conclusosi proprio nei giorni del golpe in Niger ha fatto clamore il discorso tenuto dal giovane Capitano Presidente Ibrahim Traoré del Burkina Faso, uno dei paesi che appoggia il golpe.
Sarà la Storia a dirci come finirà questa situazione sviluppatasi in quell’area africana e in particolare dove finiranno le risorse minerali così preziose del Niger.