Sono passate quasi 48 ore dal termine dell’ultimatum che l’ECOWAS ha intimato alla giunta militare che ha deposto il Presidente Mohamed Bazoum, da poco eletto. L’ultimatum prevedeva un intervento militare da parte degli Stati che compongono l’ECOWAS per reinsediare il presidente Bazoum.
L’ECOWAS è la sigla di: “Economic Community of West African States”, cioè, “Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale” e originariamente era composta da 15 Stati da cui però si sono sfilati di recente il Mali, Burkina Faso, Guinea e adesso il Niger. È una organizzazione nata per promuovere lo scambio economico tra questi Paesi e creare una forte integrazione tra essi per diventare in prospettiva (2050) una sorta di Unione Europea del Centro- ovest dell’Africa.
Una Organizzazione che è nata per promuovere il commercio, l’integrazione pacifica dei popoli membri, e la non aggressione fra gli stessi. Ha dunque sorpreso non poco la presa di posizione della Commissione ECOWAS che il 30 Luglio, solo 4 giorni dopo il colpo di stato, ha deciso per un intervento militare.
Per certi versi ha ricordato molto la precipitosa presa di posizione dell’Unione Europea all’indomani dell’invasione Russa in Ucraina dove si è cancellata ogni opzione diplomatica e si è passati immediatamente all’opzione più dura possibile: guerra ad oltranza.
Il Presidente di turno della Commissione dei Capi di Stato dell’Ecowas è il presidente Nigeriano, Bola Ahmed Tinubu; è bene sottolineare come la Nigeria è il più importante stato dell’Ecowas sia per capacità economica, sia per popolazione, che per la forza del suo esercito. Insomma, se ci dovesse essere l’annunciato intervento militare, la parte del leone la farebbe la Nigeria.
Ed è qui che le cose si sono poi complicate.
Il Presidente Tinubu è stato eletto nel maggio di questo anno con il più basso consenso mai registrato in Nigeria da quando, nel 1999, la Nigeria è passata da un regime militare a libere elezioni. Il Presidente non ha ancora nominato tutti i suoi ministri; ad esempio, non ha ancora un ministro della difesa, e molti organismi statali non sono completi e non in grado di funzionare. A seguito del sorprendente pronunciamento dell’ECOWAS il presidente Nigeriano ha dovuto chiedere al Senato l’autorizzazione per impegnare le Forze Armate nigeriane nella guerra contro il Niger. Autorizzazione che gli è stata negata.
Questo pronunciamento del Senato è in perfetta sintonia con il sentimento popolare e soprattutto per ciò che riguarda le etnie del Nord del Paese. Le stesse che condividono 1000 km di confine con il Niger e che si sentono “fratelli “con le popolazioni di oltre confine; un confine stabilito a tavolino dai colonizzatori francesi e dunque che non tiene conto completamente delle strette connessioni anche di sangue di quelle tribù. Ed è per questo che, soprattutto i Senatori del nord, si sono ribellati a questa precipitosa decisione dell’Ecowas.
Le critiche più forti espresse sui maggiori media nazionali riguardano proprio il fatto che prima di arrivare alla minaccia di intervento militare, si sarebbe dovuto procedere con un’azione diplomatica volta ad esplorare le soluzioni possibili. Molto criticata anche la decisione di sospendere la fornitura di energia elettrica al Niger che risale ad un accordo tra i due paesi che si impegnavano l’uno a fornire energia elettrica e l’altro, il Niger, a non costruire nessuna diga che interrompesse il flusso di acqua del fiume Niger, indispensabile alla Nigeria.
Grande preoccupazione è stata espressa per le conseguenze di un intervento armato della Nigeria considerato a questo punto davvero scellerato; l’esercito nigeriano che è sicuramente più numeroso e armato di quello del Niger non è però in grado di sostenere una azione prolungata e soprattutto non può permettersi di sguarnire i fronti del sud e del sud-est dove vi sono continui focolai di ribelli che impegnano quotidianamente le forze regolari. Senza dimenticare, proprio al confine con il Niger, l’ormai ultradecennale guerra con le forze Islamiste di Boko Haram.
Seguendo le principali reti televisive del Paese ci si rende conto che la popolazione è davvero contraria a quella che viene considerato un salto nel buio; molti si chiedono cosa succederebbe dopo, anche nell’ipotesi più rosea si riuscisse a reinsediare Bazoum. Si dovrebbe mantenere una forza militare per evitare un ripetersi della situazione? Inoltre, molti sostengono che dietro il colpo di stato c’è in realtà un sostegno popolare non indifferente. Non è passato inosservato il fatto che il Presidente deposto abbia rivolto il suo appello di aiuto, non al popolo del Niger, ma agli Stati Uniti.
Quindi cosa farà il debole Presidente Nigeriano? Perderà la faccia nel fare retromarcia oppure continuerà sulla strada intrapresa? Per ora ha convocato una nuova riunione dell’ECOWAS per il giorno 10 di agosto e sarà interessante vedere quali decisioni verranno prese in tale consesso.
Ma perché l’ECOWAS ha preso una decisione così avventata? Chi si muoveva dietro le quinte del salone di Abuja il 30 di luglio?
Gli interessi in gioco in Niger sono enormi e questa volta sono noti a tutti, senza bisogno di agitare lo spettro di complotti o strane manovre. La Francia è direttamente coinvolta per due enormi ragioni. La prima è che sta perdendo clamorosamente la sua presa sugli Stati africani una volta francofoni. Dopo il Mali ed il Burkina Faso adesso anche il Niger si vuole distaccare dall’orbita francese. Il secondo punto esistenziale per la Francia è che fino ad ora ha potuto disporre delle risorse del Niger in maniera pressoché illimitata, ed in particolare dei giacimenti di uranio che utilizza per le sue centrali nucleari e dunque per la produzione di energia; fattore particolarmente critico di questi tempi.
L’Unione Europea nel suo insieme si trova con lo spettro di una nuova migrazione incontrollata di popolazioni che potrebbero sfruttare nuovi corridoi più semplici e convenienti che faciliterebbero il raggiungimento delle coste del mediterraneo per poi effettuare la traversata della morte nelle acque cimiteriali del mare nostrum.
Gli Americani hanno una formidabile base di Droni nel nord del Niger con la quale controllano tutto il nord Africa ed alla quale non vogliono rinunciare. Ed inoltre si rinnova il confronto, non tanto a distanza, con Russia e Cina che vedono di giorno in giorno aumentare la loro influenza nella regione del Sahel. Di questi tempi fare un passo indietro non è una opzione, come ben ci ricorda la terribile situazione in Ucraina.
Per il momento un intervento diretto di queste forze non sembra probabile, ma non lo si può escludere nel medio periodo. La soluzione migliore, per questi “attori” dietro le quinte, sarebbe stata un’altra proxy war fatta con la carne dei soldati nigeriani ai quali sarebbe stato fornito tutto l’aiuto necessario esattamente come per l’Ucraina e dove non ci sarebbe stato un intervento diretto delle forze militari europee e americane. Ma se questa opzione dovesse saltare, come la netta posizione dei Nigeriani lascia prevedere, allora tutte le opzioni tornano possibili.
Intanto il sottosegretario agli Esteri Americano Victoria Nuland è in visita in Niger. Di fresca nomina la Nuland è la stessa che si trovava a Kiev quando fu rovesciato il Presidente eletto Viktor Janukovyc con quella che viene ricordata con il nome di rivoluzione di Maidan, ed è la stessa che pronunciò la famosa frase:” fuck Europe”. Nei salotti buoni di Washington, si dice che l’Amministrazione della Casa Bianca è divisa tra falchi e… falchi intransigenti. Ebbene la Nuland appartiene a questa seconda categoria e la sua recente nomina lascia intendere in quale direzione la politica estera americana è diretta. È difficile che la giunta golpista faccia concessioni al Viceministro e dunque la situazione si sta ora dopo ora complicando sempre più. Una cosa è certa: il Niger rappresenta interessi vitali che soprattutto Francia e USA non possono farsi sfuggire.
E dunque non resta che prepararsi al peggio.