In questa semitropicale estate italiana, mentre il clima tende sempre più a convergere su modalità che ricordo aver già provato nei miei periodi in Centro America, costituiti da sole intenso ed improvvise piogge pomeridiane che contribuiscono ad alzare notevolmente il tasso d’umidità, la nostra Italia va avanti mentre gli organi di stampa che ancora non hanno avuto il caso di cronaca nera giudiziaria su cui puntare i riflettori, spenti da inizio mese agosto anche sulla politica, si occupano invece come principale oggetto da sottoporre all’attenzione dei lettori il libro estemporaneo dagli argomenti ambigui e rimescolati di un ufficiale generale dell’Esercito che è stato indicato da alcuni quotidiani nazionali quale novello Giulio Cesare redivivo.
Percepito questo nuovo grande interesse verso la storia antica patria, una mia grande passione, nata dalle cure di mio padre che da piccolo mi portava a trascorrere i giorni liberi dagli impegni scolastici o in quelli festivi, nei siti degli scavi archeologici di Pompei ed Ercolano, mi sono detto tra me e me: cerchiamoci un’amena attività correlativa ed inerente alla Storia Antica.
È avvenuto così che ho accettato il suggerimento e l’invito di Luigi Antenucci, un attivo membro della locale Proloco, di andare a visitare Pietrabbondante in provincia d’Isernia, un antico centro del Molise che già conoscevo, ma che non manca mai di tornare a sorprendermi.
Lasciato il mio amato romitaggio benedettino, ho trascorso un paio di serate a visitare le bellezze paesaggistiche, naturali ed architettoniche di questo piccolo centro molisano.
Nella deliziosa Chiesa madre di Santa Maria Assunta ho scoperto che vengono custodite alcune reliquie di San Vicente Ferrer ed una sua magnifica statua essendo il patrono di Pietrabbondante.
San Vicente Ferrer é un Santo che incontro sempre volentieri dopo un episodio che mi capitò sui trent’anni e che vi racconterò di seguito. Ho appreso inoltre che il 19 Agosto si sarebbe tenuta ad Agnone una Lectio Magistralis del noto Archeologo Adriano la Regina sul tema “Pietrabbondante e lo Stato Sannitico”.
Ho intuito che sarebbe stato importante parteciparvi e il nuovo incontro con San Vicente Ferrer era un segnale.
Proprio durante la lezione di La Regina è infatti giunta finalmente una notizia degna di nota, ma che non riguarda il tritacarne mediatico dell’attualità, ma il nostro glorioso passato, e visto e considerato che il personaggio che mi aveva coinvolto era stato Giulio Cesare, condottiero e cronista, di antico spessore e lignaggio, ho voluto strafare e sono andato ancora piú indietro delle sue gesta. Ma ora voglio narrarvi perché ho ritenuto un fatto premonitore il rincontro con San Vicente Ferrer, di cui conservo nella mia memoria un gustoso aneddoto.
Ero in servizio alla Scuola Marescialli di Firenze negli anni 90 dello scorso secolo ormai, e la cornice della nostra sede era un magnifico chiostro domenicano quello di Santa Maria Novella.
Nel Chiostro Grande vi erano innumerevoli lunette con grandi affreschi di storie di santi domenicani realizzati da molti pittori tra cui i più noti sono Bernardino Poccetti, Santi di Tito, Ludovico Cigoli, Alessandro Allori , tra tutti questi bellissimi dipinti uno aveva colpito maggiormente la mia fantasia quello di Bernardino Monaldi avente per soggetto: Vincenzo Ferrer resuscita un fanciullo ucciso dalla madre .
Tutte le mattine infatti per recarmi in ufficio dovevo percorrere il lato sud del Chiostro Grande e alla mia destra vedevo questi splendidi affreschi sui quali il Generale Angelo Nannavecchia ed il mio Comandante diretto Ten. Col. Massimo IADANZA, poi vice Comandante Generale dell’Arma, recentemente scomparso prematuramente RIP, mi avevano incaricato degli studi per poter adeguatamente accompagnare i gruppi che chiedevano di visitare la storica area.
Nel cammino incontravo anche una finestra da cui provenivano effluvi profumati indimenticabili, erano quelli dell’antica attività che li si continuava a svolgere, quelli dell’Officina profumo farmaceutica di Santa María Novella un marchio ora diffuso nelle principali città italiane e di cui sono fedele acquirente.
In questo alternarsi di profumi e visioni di affreschi di Santi domenicani, tra cui San Domenico da Guzmán, Santa Caterina da Siena compatrona d’Europa, Santa Rosa da Lima, San Antonino, San Tommaso, quest’ affresco di Monaldi su San Vicente Ferrer era particolarmente pertinente alle attivitá didattiche che svolgevamo e colpiva molto la mia fantasia.
Era un caso di cronaca nera macabra del 1400, un caso di infanticidio che spesso ancora oggi purtroppo riscontriamo nella nostra amara realtà quotidiana funestata da tragici eventi: una madre che uccideva il proprio infante in una latente depressione post partum, causata anche dal dovere di preparare un buon cibo a San Vicente in visita alla sua casa. Dove era potuto mai accadere quel fatto e come aveva potuto Vincente Ferrer porvi rimedio?
Erano domande che mi toglievano il sonno. Proprio a lato dell’ affresco c’era una porta che conduceva agli ambienti comuni, una vecchia e sontuosa infermeria che noi utilizzavamo come dormitorio per gli allievi e contigui i nostri uffici, probabilmente gli antichi spazi dei medici addetti all’infermeria.
Il soggetto dell’ affresco descriveva dunque un miracolo che aveva compiuto San Vicente Ferrer nel 1414, Santo domenicano spagnolo, nell’atto di ridare la vita ad un neonato la cui madre lo aveva preparato come arrosto da mangiare a suo marito ed allo stesso Santo. Quell’ affresco che guardavo transitando tutte le mattine mi turbava profondamente. Non avevo notizie su dove potesse essere accaduto il fatto ma certamente arguivo fosse qualche luogo di qualche regione della Spagna data la provenienza del santo spagnolo la cui nascita è attribuita a Valencia.
L’enigma lo riuscii a sciogliere qualche anno dopo, quando dovendo perfezionare la lingua spagnola decisi di andare in vacanza nella zona di Castellò de la plana e Valencia, in una residenza della Guardia Civil a Peñiscola.
Girando per la regione valenciana e di Castellò, bellissima zona con tutti i suoi profumati aranceti e per la presenza di una reliquia davvero singolare nella cattedrale di Valencia, quella del Santo Graal riconosciuto dalla Chiesa Cattolica, mi imbattei in un’ indicazione stradale che invitava a visitare Morella la città del Cid Campeador il campione dell’emacipazione castigliana dal giogo dei Mori.
Giunsi nella città di buon ora e trovai un indicazione illuminante , oltre ad essere la città del Cid, questi erano i luoghi visitati dal nostro San Vicente Ferrer durante la sua vita terrena. Mi illuminai e cominciai a pregustare la visita. Passeggiando per la calle principal scoprii una casa con azulejos tipici della zona in cui era avvenuto il miracolo riportato dall’affresco seicentesco di Firenze.
Potete immaginare con quale orgoglio e fierezza ritornai in patria e riportai queste notizie storiche al mio Comando a Firenze, notizie che ho condiviso con molti gruppi che ci chiedevano di visitare le bellezze del Chiostro Grande.
Dunque per questo sapevo che aver incontrato a Pietrabbondante nuovamente San Vicente Ferrer sul mio percorso era un presagio di una speciale grande notizia.