Questa mattina mi son svegliato e ho trovato l’invasor…”, così recitano alcune parole della famosissima canzone partigiana “Ciao bella ciao”. Questa mattina mi son svegliato e ho trovato l’aberrante titolo della testata “Libero” che in prima pagina scrive: “Migranti assassini con l’aiuto del Pd”. Loro si son svegliati e hanno trovato il migrante assassino con una squallida ed indecente equazione razzista.
Tutto l’articolo si sviluppa sul caso di un nigeriano, che gode di una protezione sussidiaria ed è titolare di un permesso di soggiorno sino al 2026, il quale ha ucciso un connazionale. Non scendiamo in dettagli giuridici che possono solo fuorviare dal problema centrale. A nessuno, dall’estrema destra all’estrema sinistra, fa piacere che tra i migranti si annidino assassini, criminali, spacciatori, trafficanti di vario genere o terroristi.
Forse questi ultimi preferiscono rotte più sicure di un fatiscente barcone i cui occupanti costantemente incrementano il numero dei morti in mare. Ormai il Mediterraneo è divenuto un luogo dove nelle traversate, anche con ottime condizioni di mare, si muore molto facilmente e frequentemente. Un cimitero, come dice Papa Francesco in nome del Vangelo e non di un testo estremista di sinistra.
Torniamo al titolo “Migranti assassini”. “Libero” fa leva su un becero razzismo che si annida nei cuori caritatevoli (solo a parole) degli italiani. Il numero dei cuori caritatevoli si riduce sempre di più perché il migrante, il “nero”, è oggetto di funesti presagi criminali.
Non pochi quando li vedono si scansano o si allontanano per paura. Poi ci sono i fusti (non quelli del Pretorio con due metri di torace come nello spot pubblicitario di Carosello) che fanno i vigilantes nei negozi delle grandi firme italiane e non. Alti, robusti per far cambiare idea a possibili ladri e curatissimi nell’abbigliamento. Quelli danno sicurezza ma hanno lo stesso colore della pelle.
Poi ci sono lavoratori di cui ha estremo bisogno l’Italia: dalla fabbrica, alla terra, alla sanità, persone che lavorano in modo più che soddisfacente. Ricordiamo che qualche mese fa le imprese si sono gettate di corsa per accaparrarsi quote di migranti per sopperire alla mancanza di manodopera? Non hanno fatto gran distinzione sul colore della pelle e si sono lamentate perché erano troppo pochi.
Non dimentichiamo quanti sono sfruttati, forse meglio brutalmente schiavizzati, nei campi da “caporali” che lavorano per la criminalità organizzata. Se troviamo prodotti italiani sulle nostre tavole è anche merito loro.
Facile, e giusto contrastare ogni crimine, meno parlare di chi lavora onestamente; questo vale per ogni persona e professione. Quante volte si è detto, dopo aver individuato un criminale od un infedele in una categoria professionale che lo sono tutti?
Certamente non si vuole difendere i criminali, di qualsiasi colore sia la loro pelle.
“Libero”, solleticando l’identificazione del migrante nero con il criminale forse vorrebbe costituire un Ku Klux Klan italiano che giri nelle strade ad annientare i neri. Quasi sicuramente “Libero” già avrà in mente a chi affidare il comando del Ku Klux Klan: il generale Vannacci che ha dato un evidente esempio di quanto detesti i neri.
Forse il giornalista di “Libero” avrebbe fatto bene a leggere quanto, su “La Repubblica” di ieri ha scritto Corradi Augias sul colore della pelle degli italiani, sconfessando il novello scrittore Vannacci. “Libero”, Vannacci e tutti i razzisti dovrebbero ricordare la storia dell’emigrazione italiana dalla seconda metà del XIX secolo in poi o della “quarta sponda” libica. Già, la storia questa sconosciuta.
Ovviamente l’uso del termine nero e non persona di colore è stato utilizzato volutamente per sottolineare l’indecenza delle affermazioni, esplicite e stimolate, della testata giornalistica “Libero”.