Non è facile per una grande azienda dover alzare le mani e ammettere che qualcosa non ha funzionato.
In tempi recenti è ancor più difficile trovarsi costretti a riconoscere che le misure di sicurezza non hanno fatto il loro mestiere e che i pirati informatici hanno potuto scorrazzare allegramente all’interno di sistemi elettronici che per loro natura dovrebbero essere blindati e soprattutto impenetrabili.
La compagnia aerea di bandiera del Canada ha appena fatto “mea culpa” rilasciando una nota (qui la possibilità di vedere il comunicato originale in formato PDF) in cui spiega alla clientela e al mondo intero che una compagine di hacker è riuscita a dribblare le protezioni e ad incunearsi all’interno dei suoi archivi elettronici.
A leggere le sofferte dichiarazioni di Air Canada l’incursione si sarebbe limitata a ficcare il naso negli apparati di carattere gestionale ed in particolare in quelli che custodiscono le informazioni dei dipendenti. E’ ovvio che un simile accesso indebito si traduce nella sottrazione di dati che per loro natura sono protetti dalla disciplina vigente a giro d’orizzonte in tema di privacy, ma resta sempre il dubbio (per la compagnia aerea) e il sospetto (del mondo intero) che l’attacco possa essersi esteso anche in altre propaggini dei server con altre più delicate funzioni.
In proposito il vettore aereo si è premurato di segnalare che i sistemi che assicurano la regolarità delle operazioni di volo e quelli che gestiscono informazioni sulla propria clientela non sono stati intaccati dai briganti telematici. Nessun dato riguardante chi ha fruito dei servizi Air Canada sarebbe finito nelle mani di qualcuno che potrebbe farne un uso indebito.
La società ha confermato che l’incidente non ha pregiudicato l’operatività aziendale e che il problema non ha avuto alcuna riverberazione che potesse anche solo marginalmente compromettere la sicurezza dei velivoli e dei suoi passeggeri.
Il comunicato stampa si chiude garantendo il costante sforzo per assicurare la massima protezione dei dati. Lo dicono tutti. Sempre. E poi sappiamo che forse non è del tutto vero…