Il vocabolo disinformazione deriva dal termine russo dezinformatsiya, adottato dal disciolto KGB (l’attuale FSB).
Il termine abbracciava una serie di tecniche ed attività sistematicamente poste in essere dal KGB, nel contesto della Guerra Fredda, allo scopo di disseminare informazioni fuorvianti, incluse voci, insinuazioni e falsità, ai danni del Patto Atlantico e dei singoli Paesi ad esso aderenti, nonché a scapito dei rapporti tra l’Occidente ed il Terzo Mondo.
Fra le principali metodiche utilizzate dall’URSS, con l’ausilio dei Paesi satelliti e di altri Paesi compiacenti, vanno ricordate la falsificazione di documenti e corrispondenza, l’impiego di agenti d’influenza, l’emissione di notiziari clandestini e la creazione di organizzazioni propagandistiche internazionali di facciata o di copertura.
La disinformazione è una vecchia, e mai riposta nel dimenticatoio, metodologia posta in essere dall’URSS e dalla Federazione russa di Putin. Possiamo affermare che è uno strumento, unitamente allo spionaggio, che non ha mai abbandonato il modo di muoversi in ambito internazionale da parte della Russia da decenni.
Il diritto di informare e di essere informati è un indiscusso principio riconosciuto da ogni società democratica. Un’informazione falsa od inesatta che viene diffusa deliberatamente è definita disinformazione e può includere una serie di attività. La disinformazione non va confusa con l’informazione falsa od inaccurata quando la stessa viene comunicata in modo non intenzionale.
La disinformazione è l’attività che mira a fornire e diffondere deliberatamente informazioni false, fuorvianti o non oggettive, distorcendo od alterando la realtà dei fatti allo scopo di modificare le opinioni di qualcuno verso una persona, un argomento, una situazione, traendone vantaggio. Si tratta di un’azione ingannevole che mira a convincere o persuadere qualcuno della menzogna od occultare la verità. A differenza delle tecniche tradizionali della propaganda, volte a coinvolgere emotivamente, la disinformazione intenzionale tende a manipolare a livello razionale portando a conclusioni false.
Disinformare è il modo più efficace per manipolare l’opinione del target ed indirizzare le scelte del pubblico senza dover attuare alcuna evidente costrizione. La disinformazione si è evoluta in una scienza che adotta precisi meccanismi per instillare particolari concetti nella mente delle masse. Potremmo definirla come “la direzione o manipolazione intenzionale di notizie per ottenere un obiettivo specifico”.
Si suole distinguere tra propaganda bianca, grigia e nera. La propaganda “bianca”viene disseminata da una fonte che se ne assume l’origine, la paternità o la responsabilità. La propaganda “grigia” è priva di una chiara fonte d’imputazione. La propaganda “nera” finge di provenire da una fonte diversa da quella che effettivamente la trasmette o la dissemina. Sia concettualmente, sia a fini pragmatici, la disinformazione è inquadrabile nell’ambito della propaganda, anche se si tende più frequentemente a farla rientrare direttamente, od in via derivata, nella “information warfare”.
La disinformazione crea e dissemina notizie false o fuorvianti per danneggiare un avversario prescelto o la sua immagine; comporta, inoltre, la manipolazione al fine di danneggiare un determinato avversario.
Al momento della sua elaborazione, chi progetta la disinformazione avrà avuto cura di conoscere ciò che il bersaglio sa, di sfruttare le sue percezioni ed i suoi pregiudizi per alterare al meglio la sua opinione e portarlo a decidere azioni che danneggino i suoi interessi. Non cerca di convertire nessuno a una causa dal momento che, per definizione, essa non si manifesta, non seduce, non costringe. Al contrario, dissimulandosi, intrattiene la sua “preda” nell’illusione di una completa libertà di giudizio e di decisione basata sulla migliore delle informazioni.
Rappresenta, a pieno titolo, una componente della guerra a tutti i livelli: politico, strategico, tattico ed operativo.
Contrastare la disinformazione è tutt’altro che agevole. Sebbene dispendiose e portatrici di risultati utili solo nel lungo termine, si ritiene che due siano le strade maestre da perseguire. Da un lato il monitoraggio costante della potenziale disinformazione onde condurre una tenace opera d’informazione vera e, contemporaneamente, una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Dall’altro la responsabilizzazione dei mezzi di comunicazione di massa, progetto che implica una stretta e leale collaborazione tra mass media e numerose istituzioni pubbliche e private.
Gli effetti della disinformazione e della penetrazione nelle coscienze nazionali da parte della Russia di Putin inizia a manifestarsi ed a dare i suoi effetti. Nell’Unione Europea si intravedono i primi sfaldamenti sul fronte, sinora compatto, di incondizionato appoggio all’Ucraina.
Si sta instillando il dubbio: vale la pena di sottrarre risorse al proprio Paese per finanziare Kiev? Certo le industrie degli armamenti ed i relativi indotti ne hanno un beneficio temporaneo ma i più pensano alle imposte da ridurre, ai costi dell’energia e dei carburanti, alle spese sanitarie ed altro. Anche le divisioni sulle politiche migratorie portano acqua al mulino di Putin. Tutto ciò che è divisivo in ambito UE è proficuo per la “madre Russia”. Strategicamente mira a generare contrapposizioni in vista di eventuali future sanzioni.
Ovviamente è la prima punta dell’iceberg; lo scopo tattico, ormai vicino, è manipolare le prossime elezioni europee del 2024. Mancano pochi mesi e lo sforzo di Putin sarà sempre più pervasivo. Obiettivo è una maggioranza, od una forte minoranza, che sostenga i suoi progetti espansionistici di sapore imperialista, o meglio zarista. Gli agenti di influenza sono da tempo in attività e fiumi di denaro stanno per scendere a valle.