Viviamo nell’era digitale. L’uso delle nuove tecnologie è diventato fondamentale per lo sviluppo della vita sociale. Tuttavia, esiste ancora una parte significativa della popolazione che non è completamente a suo agio con l’uso di internet e delle nuove tecnologie. Queste persone, comunemente definite come “non-nativi digitali”, sono spesso escluse dai benefici che le nuove tecnologie possono offrire.
Vediamo quali sono i problemi concreti e le possibili soluzioni.
Le città del futuro si stanno evolvendo a un ritmo accelerato. Sempre più spesso i tradizionali servizi pubblici vengono erogati in modo più efficiente facendo ricorso all’implementazione di tecnologie intelligenti e innovative.
Questi sviluppi, stanno trasformando radicalmente la nostra vita quotidiana, migliorando l’efficienza, la sostenibilità e la qualità della vita. Così, ad esempio, non è più necessario fare lunghe file per pagare bollettini o gestire pratiche presso gli uffici pubblici. Oggi sono sufficienti pochi secondi per inquadrare un QR Code o consultare un sito web.
Tuttavia, da questa corsa verso il futuro digitale resta escluso un numero significativo di persone che meritano una particolare attenzione: sono i cc.dd. boomers resistenti al cambiamento, sono i nonni o come mi piace definirli “nonnativi” cioè tutte le persone che vengono qualificate come “non-nativi digitali”
Infatti, con l’avvento della rivoluzione digitale, si è creata una divisione generazionale tra coloro che sono cresciuti con la tecnologia e coloro che sono entrati in contatto con essa solo in età adulta. Questi sono appunto i “non-nativi digitali”.
Si è venuto così a creare un paradosso: tutto ciò che semplifica la vita alla maggior parte delle persone capace di usare computer, smartphone e Internet, correlativamente la complica, e non poco, ai “nonnativi”.
Costoro, sempre più spesso, si trovano di fronte a problemi emergenti non di poco rilievo. In più circostanze, per risolvere problemi di vita quotidiana, non possono più fare la fila ad uno sportello ma sono chiamati ad utilizzare una APP, identificandosi con SPID o CIE o – ancor più difficilmente per loro – inquadrare un QR Code con lo smartphone.
Chi, negli ultimi tempi, non è stato chiamato da una nonna o da uno zio per risolvere un semplicissimo/insormontabile (a seconda della prospettiva) problema connesso all’uso delle nuove tecnologie?
È quindi necessario realizzare che esiste un problema di inclusione di una parte rilevante della popolazione e trovare soluzioni adeguate.
Si dice che ogni crisi, ogni problema costituisca anche un’opportunità Questo triste scenario che ho cercato sinteticamente di descrivere potrebbe rivelarsi anche come una straordinaria occasione per creare nuovi posti di lavoro, nuove professionalità.
Immagino la figura di un “assistente sociale 2.0”, un assistente sociale digitale” che operando all’interno di “Community Hub” possa risolvere i problemi quotidiani dei nonnativi offrendo loro contestualmente, le capacità di essere autonomi nella fruizione delle nuove tecnologie.