Negli ultimi giorni l’Europa è stata scossa da una serie di eventi violenti che hanno innescato un’allerta antiterrorismo capace di proiettarci con la memoria nel passato. Dopo gli orribili attacchi di Bruxelles e l’incremento degli allarmi in Francia e Belgio, persino le strade di Roma sono state scosse da un brivido alla notizia di una presunta bomba, in una scuola ebraica, rivelatasi poi fortunatamente falsa. In risposta, il governo italiano ha intensificato le misure di sicurezza a livello nazionale, scatenando una corsa al rafforzamento della sorveglianza sugli obiettivi sensibili presenti nel nostro Paese.
Ma l’elemento che accresce l’attenzione e attiva seri motivi di preoccupazione è il crescente rischio rappresentato dai “returnees”. Chi sono costoro e come possiamo difenderci da questa minaccia potenziale?
I “Retunees” sono individui tornati nei loro paesi d’origine dopo aver combattuto o sostenuto gruppi terroristici all’estero, principalmente in aree di conflitto come Siria e Iraq. La ragione principale di preoccupazione è legata all’esperienza che costoro hanno maturato durante il loro periodo di combattimento all’estero, dove hanno acquisito un addestramento militare avanzato, competenze tattiche e la capacità di manipolare esplosivi, rendendoli potenziali agenti di attacchi terroristici.
Le loro ideologie estremiste, spesso radicate, li spingono a perseguire un’agenda violenta e a diffondere queste convinzioni tra le comunità locali, aumentando così il rischio di reclutamento e radicalizzazione di nuovi membri, soprattutto mediante il network costruito sui social. Un esempio significativo di radicalizzazione on line è il caso del “Bethnal Green trio”, tre ragazze londinesi, Kadiza Sultana, Shamima Begum e Amira Abase, che nel 2015 abbandonano il Regno Unito per sposare dei foreign fighters e unirsi alla causa del califfato. La loro radicalizzazione avviene dunque principalmente online, attraverso contatti sui social media con reclutatrici femminili dello Stato Islamico, che sfruttano abilmente le loro vulnerabilità personali per arruolarle come “jihadi brides”. Shamima Begum, verrà in seguito rintracciata in un campo di prigionia in Siria e perderà la sua cittadinanza britannica.
Il governo italiano sta affrontando questa minaccia con determinazione, implementando una serie di misure preventive e operative. La sorveglianza è stata intensificata, con un’attenzione particolare rivolta ai Retunees noti e sospettati, oltre a ulteriori sforzi per il monitoraggio delle comunità e la prevenzione della radicalizzazione, soprattutto sul web.
Sempre il governo ha deciso di reintrodurre i controlli alle frontiere interne con la Slovenia. Questa mossa è stata motivata dall’aggravarsi della situazione in Medio Oriente e dall’aumento dei flussi migratori lungo la rotta balcanica. I controlli alle frontiere sono considerati necessari per garantire la sicurezza nazionale, anche alla luce del pericolo rappresentato proprio dai Retunees.
Ma affrontare questa minaccia richiede un approccio bilanciato. La collaborazione internazionale è fondamentale, poiché il terrorismo non conosce confini e le informazioni condivise tra le nazioni sono cruciali per la prevenzione e il contrasto agli atti sovversivi.
In un momento critico come questo si lavora alacremente per difendere la sicurezza nazionale, con una visione chiara del rischio e la determinazione di proteggere il Paese. Ma sullo sfondo resta sempre il dubbio su come si potrà uscire dall’escalation di un conflitto per raggiungere, finalmente, una pace duratura in una regione afflitta da troppi anni di inutile violenza.