Non prendetevela con chi ha subito lo scherzo ma con i tre che lo hanno fatto.
Tre? Certo, tre. Non sono stati soltanto i due comici russi a mettere in condizioni di difficoltà la Presidente del Consiglio. Il terzo – complice involontario – è stato l’elemento (tutt’altro che gregario) che ha consentito questa grottesca presa in giro ed ha il solo pregio di averci fatto dimenticare almeno per un attimo i guai che assillano il nostro Paese.
Il successo della burla non lo si deve solo a chi ha calcato il palcoscenico, ma anche e soprattutto a chi dietro le quinte (non) ha fatto il proprio mestiere.
Quando si dice “poter contare su una grande squadra” forse ci si riferisce a risultati sensazionali proprio come quello della telefonata del sedicente presidente della Commissione dell’Unione Africana alla nostra Premier.
chapeau!
Se ci si trovasse ad Hollywood la notte degli Oscar, la statuetta per il miglior attore protagonista dovrebbe essere assegnata alla coppia di comici russi Vovan (al secolo Vladimir Kuznetsov) e Lezus (Alexey Stolyarov) che hanno magistralmente intrattenuto la Meloni in una cordiale conversazione in cui rapidamente si è dissertato di geopolitica e di equilibri del mondo con la stessa nonchalance con cui la nonna detta alla nipote la ricetta per fare il sartù di riso.
Il premio per il miglior interprete non protagonista tocca di diritto a Francesco Talò, consigliere diplomatico della Giorgia nazionale: senza di lui (che adesso si dichiara “rammaricato”) la gag non poteva aver luogo.
Ritenendo inutile elencare gli altri premiati e le innumerevoli nomination che l’episodio annovera, sarebbe irriguardoso non dedicare qualche riga a chi viene dimenticato nelle retrovie.
Una premessa. I comici “Vovan & Lezus” non è la prima volta che si cimentano in un simile reality show. Le loro balordaggini hanno precedentemente coinvolto il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, il ministro degli Esteri danese Lars Lokke Rasmussen e il non più giovanissimo ex segretario di Stato USA Henry Kissinger. Trappole note, pronte ad esser riproposte ripetendo un copione abbastanza simile.
il prima
In un Paese che funziona, le strutture di intelligence non esitano ad allertare lo staff di chi guida la Nazione, spiegando con garbo che un paio di burloni è solito fare tiri mancini a politici di spicco, che lo fanno per telefono e che è bene adottare elementari precauzioni per evitare di venire impietosamente turlupinati. Verrebbe da pensare che questo suggerimento non sia stato offerto, ma solo ed esclusivamente per non offendere consiglieri, alter ego e “bracci destri” che certo non hanno bisogno di insegnamenti di sorta.
Mentre è da escludere che gli 007 abbiano sottovalutato il peso internazionale della Meloni, ritenendola fuori dalla rosa dei VIP cui i buontemponi indirizzano i loro strali, potrebbero aver voluto vedere solo come se la cavava nella certezza che avrebbe immediatamente “sgamato” di trovarsi al centro di una corbellatura.
Il tono del discorso con chi stava all’altro capo del filo, poi, è certo frutto delle consuete raccomandazioni a parlare liberamente al telefono da sempre ritenuto il miglior modo per mantenere il massimo riserbo su questioni delicate.
il dopo
La tragedia (non è commedia, purtroppo) si è compiuta il 18 settembre, quasi un mese e mezzo prima che diventasse di dominio pubblico a livello planetario. Da allora tutti hanno vissuto tranquilli, nella serafica incoscienza delle risate che rimbombavano al Cremlino e dintorni.
Comprendo che forse non è compito dei Servizi Segreti occuparsi delle bordate che possano giungere dal mondo della satira multimediale. Se ne è avuta prova con video ed audio acquisiti e poi diffusi da Striscia la Notizia, dove chi dovrebbe giocare in anticipo e prevenire l’esposizione al pubblico ludibrio di una figura istituzionale ha agito diversamente. Le “barbe finte” non hanno voluto privare la collettività dell’occasione di scatenarsi nei commenti sulla vita privata di chi ha solo la colpa di aver scelto e tenuto per anni al suo fianco una persona destinata a rivelarsi inidonea sotto vari aspetti.
Sicuramente sbaglio a ritenere che non si tratterebbe di censura o di regime, ma mi pare sia questione di tutela dell’immagine del Paese o forse di semplice “opportunità”.
La conferma della stasi (scritta con la minuscola, mi raccomando…) o – diciamolo meglio – dell’inerzia di chi svolge attività di ricerca informativa la si è purtroppo avuta ora. Nessuno ha saputo prima che incombeva una registrazione sonora che non evocava affatto le simpatiche gag del compianto Nanni Loy.
Sarebbe bastato per studiare come ridimensionare l’accaduto, magari per “buttare in caciara” la vicenda sostenendo che la Premier sa stare agli scherzi e mantiene il proprio aplomb anche in circostanze goliardiche.
Nessuno – a dispetto della pletora di consiglieri ed esperti che affollano Palazzo Chigi e i vertici nazionali – ha saputo disinnescare l’ordigno o almeno attutirne l’esplosione.
le Idi di Marzo
E’ evidente che non bastavano le performance dell’ormai ex first gentleman a turbare l’operosa serenità o, se si preferisce, la serena operosità di Giorgia Meloni. Ci mancava soltanto (e speriamo “soltanto”) la gherminella del finto Azali Assoumani.
L’evento spiega che, nonostante la calca di adulatori e questuanti che la attorniano, la Meloni è drammaticamente sola. La garanzia di immortalità, costituita dalla struggente guida dell’opposizione nelle mani di figure che poco hanno del condottiero, reca qualche riga a fondo pagina scritta in caratteri piccolissimi ed illeggibili come nei contratti bancari ed assicurativi.
L’aria di congiura che qualcuno ritiene ventilare non la si deve certo agli avversari politici, ma ai sitibondi “amici” che sgomitano per una briciola di potere in più.
Lo stormire dei fogli di curriculum vacui o di immeritate ed inspiegabili nomine è il brusio che logora la tranquillità di poter contare su chi si ha attorno.
Mentre stamattina ci si aspetta un licenziamento via Instagram (Giambruno docet) di chi non ha brillato per efficienza in quest’ultimo avvenimento, qualcuno crede che un “tu quoque” potrebbe essere l’ultimo laconico tweet prossimo a venire.
il testo della conversazione tra Giorgia Meloni e i due comici russi tratto dal profilo Twitter (o X come lo ha ribattezzato Musk) di Dario D’Angelo
TRADUZIONE INTEGRALE E COMMENTO
Comico russo: “Che piacere sentirti, grazie per il tuo tempo”.
Meloni: “Come stai?”
Comico russo: “Sto bene, ho sentito notizie molto brutte”.
Meloni: “Sì, sì, la situazione è un po’ difficile, la situazione è molto difficile per noi da gestire. Dall’inizio dell’anno, dunque in pochi mesi, abbiamo avuto più di 120mila persone arrivate principalmente dalla Tunisia. Quindi la situazione è molto difficile da ogni punto di vista. Dal punto di vista umanitario, logistico, di sicurezza. Ciò che vedo è che questi flussi rischiano di aumentare per la situazione che c’è in Africa, soprattutto nel Sahel ma anche per il problema del grano, per tutti i problemi che tu conosci meglio di me. Stiamo lavorando anche nell’Unione Europea per un memorandum in Tunisia per aiutare, non solo per gestire la migrazione. La mia idea è sempre che si debbano fare molte altre cose”.
Comico russo: “Sono d’accordo. Ho appena incontrato Charles Michel, abbiamo avuto una conversazione riguardo la situazione. Ha detto che il problema è che l’Italia non può fermarli. E pensa che il problema è un problema soprattutto per l’Italia”.
Meloni: “Sì, assolutamente. L’Europa per molto tempo ha pensato di poter risolvere il problema limitandolo all’Italia. Quello che non capiscono è che è impossibile. La portata di questo fenomeno colpisce, secondo me, non solo l’Unione Europea, ma anche le Nazioni Unite. Ma il problema è che agli altri non interessa. Non hanno risposto al telefono quando li ho chiamati. E sono tutti d’accordo sul fatto che l’Italia deve risolvere da sola questo problema. Penso che è una maniera molto stupida di pensare a queste cose”.
Comico russo: “Ho provato a parlarne a Macron, ma anche lui rifiuta di comprendere la mia posizione…”.
Meloni: “Posso chiederti qualcosa, fra me e te…? Tu pensi che ciò che sta accadendo, per esempio in Niger, sia qualcosa che va contro la Francia?”.
Comico russo: “Dico di sì. Specialmente adesso…”.
Meloni: “Vedo che la Francia sta spingendo per una sorta di intervento ma io sto cercando di capire come possiamo sostenere uno sforzo diplomatico. Dobbiamo stare attenti”.
Comico russo: “Perché i francesi non capiscono quelle che sarebbero le ulteriori conseguenze. Se ci fosse un’aggressione militare questo condurrebbe ad un’altra crisi migratoria”.
Meloni: “Ma loro hanno altre priorità, che non sono l’immigrazione in nazioni come il Niger come sai. Il loro punto di vista non è necessariamente il mio. Loro hanno l’uranio, il franco africano…Loro hanno delle priorità che sono priorità nazionali. Noi stiamo provando a dire loro…non dobbiamo – come si dice – fare cose che ci creano più problemi di quanti già ne abbiamo”.
Comico russo: “Ma un altro problema è come lavorare sulla nuova iniziativa del Mar Nero. Cosa ne pensi di sbloccare alcune banche russe?”.
Meloni: “Penso che dobbiamo discuterne. Dobbiamo trovare una soluzione per una situazione che è impossibile da fronteggiare per noi. Ci deve essere una soluzione. Ne ho discusso anche al G20 nel meeting sull’Africa. Se noi permettiamo alla Russia di ricattarci potrebbe essere ancora peggio. Ma se non troviamo altre soluzioni diventa un problema impossibile. In qualche modo dobbiamo uscirne. La Polonia potrebbe essere la strada giusta ma stanno avendo problemi…”.
Comico russo: “Il problema è che ci aspettavamo che la guerra potesse finire grazie ad una buona controffensiva ucraina, ma ora vedo che non è così di successo come mi aspettavo. Quindi (…) molti nostri e miei amici nel continente stanno aspettando un qualsiasi negoziato affinché Ucraina e Russia fermino questo conflitto”.
Meloni: “Lo capisco. E anche l’immigrazione e i problemi che abbiamo con l’inflazione, la crisi energetica, è difficile per tutti noi. (…) Uno dei miei piani strategici su cui sto tentando di discutere anche con gli altri Paesi europei è un piano di investimento per l’energia in Africa. Penso che potrebbe essere, assolutamente non immediato quando inizi a fare un investimento…Nei primi giorni di novembre presenteremo qui a Roma in una conferenza il nostro Piano Mattei, che consiste nell’investire soprattutto nell’energia per l’Africa, per produrla e per esportarla se riescono. Il prossimo anno avremo anche la presidenza del G7. E mi piacerebbe concentrare la nostra presidenza del G7 soprattutto sul tema dell’Africa. Andiamo verso un’epoca in cui (..) è già troppo tardi. Dobbiamo muoverci”.
Comico russo: “Posso chiederti cosa pensi dei piani di alcuni funzionari britannici di inviare alcuni migranti in Ruanda?”.
Meloni: “Sì. Non ne ho discusso. Non so quali sono gli elementi di questo accordo. Il problema che abbiamo è anche che queste persone che arrivano illegalmente sono impossibili da integrare. Loro perdono molto tempo nell’intervallo che impieghiamo a processare le loro richieste, e poi perdiamo le tracce di molti di loro, alcuni finiscono tra le mani della criminalità organizzata, alcuni vanno in altri Paesi e tentano di rimandarli indietro…”
Comico russo: “Ma pensi che la Commissione Europea lo capisca?”.
Meloni: “Cosa?”
Comico russo: “Pensi che la Commissione Europea comprenda questa…”.
Meloni: “La Commissione Europea DICE di capirlo (ride, ndB). Il problema è di quanto tempo ha bisogno per darci risposte concrete. In conclusione del Consiglio Europeo, nelle parole di Ursula von der Leyen, loro capiscono assolutamente ma quando chiedi di prendere i soldi e di investire per aiutarci, per discutere con questi Paesi, beh, lì diventa più difficile. Devo dire la verità. Questo riguarda anche la Tunisia. Ho organizzato questo memorandum tra Europa e Tunisia che il presidente Saied ha firmato con noi alla metà di luglio, ma lui non ha visto ancora un euro”.
Comico russo: “Quanto pensi che durerà il conflitto tra Ucraina e Russia? Hai avuto conversazioni con il presidente Biden e altri?”.
Meloni: “Vedo che c’è molta stanchezza, devo dire la verità. Da tutti i lati. Siamo vicini al momento in cui tutti capiranno che abbiamo bisogno di una via d’uscita. Il problema è trovarne una che possa essere accettabile per entrambi senza distruggere il diritto internazionale. Ho alcune idee su questo, su come gestire la situazione ma sto aspettando il momento giusto per mettere sul tavolo questo idee”.
Comico russo: “L’Ucraina non sta avendo il successo che tutti ci aspettavamo…”.
Meloni: “La controffensiva dell’Ucraina forse non sta funzionando come ci aspettavamo. Sta andando avanti ma non ha cambiato le sorti del conflitto. Dunque tutti capiamo che potrebbe durare molti anni se non proviamo a trovare qualche soluzione. Il problema è quale situazione è accettabile per entrambi senza aprire altri conflitti. (…) Tu sai cosa penso riguardo la Libia. Forse non lo sai (ride, ndB). Potremmo discuterne per ore, amico mio, su ciò che è accaduto in Libia! Forse oggi qualcuno capisce che la situazione del dopo non è stata così buona, non è stata migliore. (Incomprensibile) Dobbiamo fare funzionare il nostro cervello.
Comico russo: “Abbiamo bisogno di soldi ma non ne chiediamo ad altre istituzioni come la Commissione Europea. Vedo che tutti i soldi dell’UE stanno andando in Ucraina adesso”.
Meloni: “Ciò su cui sto lavorando è farne arrivare anche in Africa. Questo è il mio primo impegno. Come saprai se segui un po’ ciò che dico a tutti, dagli americani alla NATO, dico ovunque che dobbiamo prenderci cura dell’Africa”.
Comico russo: “Inoltre non sono d’accordo con l’ideologia nazionale dell’Ucraina, intendo Bandera, ci sono nazionalisti in Ucraina, che è la cosa che la Russia odia maggiormente”.
Meloni: “No, non sono d’accordo. Loro hanno il diritto di farlo. Io penso che il problema del nazionalismo è un problema che ha Putin”.
Comico russo: “Sto parlando di Stepan Bandera, è una persona che la Russia presenta come Hitler”.
Meloni: “Non lo so. Io penso che stanno facendo quello che devono e ciò che è loro diritto di fare. E noi stiamo cercando di aiutarli”.
Comico russo: “Ad ogni modo, signora primo ministro, grazie per questa conversazione”.
Meloni: “No grazie a te! Spero che possiamo avere altre occasioni. Grazie, grazie mille. Ciao”.