La vulnerabilità è il cuore stesso della vita, ciò che ha permesso l’evoluzione. Se non fossimo vulnerabili, non attiveremmo le nostre risorse interiori (mentali e fisiche) per adattarci a un ambiente esterno in continuo mutamento. La vulnerabilità è quindi l’altra faccia dell’adattamento, ciò che lo rende possibile e che permette l’evoluzione. Se, come specie, non fossimo stati così vulnerabili, non avremmo sentito l’urgenza di inventare mille modi per sopravvivere ai pericoli della giungla costruendo nel tempo fortezze e strutture sociali in grado di proteggerci l’un l’altro dalle avversità.
È la nostra vulnerabilità ad aver favorito il nostro essere individui sociali, perché insieme siamo più forti. Ed è quindi proprio la nostra vulnerabilità ad esporci, alla paura di non essere adeguati, di essere rifiutati e isolati dal gruppo di riferimento, perché questo rappresenterebbe un “pericolo” su piano individuale.
La vulnerabilità, quindi, è una debolezza che socialmente si può trasformare in punto di forza, ma in che modo possiamo viverla e manifestarla efficacemente rispetto ai nostri obiettivi?
Innanzitutto, accogliendola, vale a dire abbracciandola come una parte insopprimibile del nostro essere Umani e imparando ad “ascoltarla”: le nostre fragilità, infatti, sono canti dell’Anima che cerca di essere ascoltata, per indicarci la strada giusta nel continuo viaggio di metamorfosi che è la nostra esistenza. Nel nostro evolverci come individui, attraversiamo innumerevoli processi di “morte” di parti di noi oramai inutili che fanno spazio alla “nascita” di nuove parti più funzionali a dipingere il quadro della nostra Persona. Come fossimo artisti alle prese con il capolavoro di una vita, testiamo nuove tonalità in cerca di quella “perfezione” esistenziale che è poiesis, creazione. La nostra vita è continua creazione di noi, istante per istante, grazie allo stimolo della nostra vulnerabilità.
Riconoscere e manifestare la propria vulnerabilità in modo autentico – cioè, non mascherandola ma neppure ostentandola autoflagellandosi – permette di creare connessioni più profonde con gli altri, di ricevere il loro supporto e fare squadra. Allo stesso modo, essere consapevoli della nostra fragilità ci rende più empatici e comprensivi nei confronti di quella altrui. La vulnerabilità genuina inoltre permette di sviluppare la resilienza, la “magica” capacità di trasformare ogni difficoltà in una imperdibile occasione di obiettivo miglioramento e crescita, stimolando quindi intuizione e creatività. Infine, ma non ultimo, manifestare in modo genuino la propria fragilità è un atto di coraggio, dal latino coraticum, che è legato all’idea di avere il cuore o la forza interiore per affrontare situazioni difficili con determinazione e audacia.
CHE NE DITE, È SUFFICIENTE A RIVEDERE IL VOSTRO CONCETTO DI VULNERABILITÀ?
La vulnerabilità è il cuore della paura e della nostra battaglia per essere visti e apprezzati. Ma è anche la culla della gioia, della creatività, dell’appartenenza e dell’amore. Se escludiamo deliberatamente solo alcune emozioni e ci rendiamo insensibili alla paura e alla vulnerabilità, di fatto stiamo escludendo anche le emozioni opposte. E ci desensibilizziamo anche alla gioia, all’amore, alla creatività. Lasciatevi guardare, osservate e lasciate guardare la vostra vulnerabilità e soprattutto dite a voi stessi: io sono abbastanza! Fatevi una carezza ogni tanto, siate clementi con la vostra vulnerabilità, perché ha un potere dirompente se la accogliete. E vedrete che d’un tratto inizierete ad ascoltare più che gridare o disperare…