Le immancabili malelingue hanno più possibilità per mantenersi in esercizio. Il titolo, infatti, si presta a numerose e variegate interpretazioni.
Potrebbe essere la frase esclamata dagli hacker che vedono una strada spianata verso i prossimi successi oppure, più facilmente, che giustificano la facilità con cui hanno bucato enti pubblici e aziende private nel nostro Paese.
Potrebbe anche essere una velata speranza di tanti cittadini che pensano che una alternativa imprenditoriale potrebbe liberare uno scranno in Parlamento e risollevare il futuro politico italiano.
In realtà l’articolo vuole affrontare la notizia di Gasparri al vertice di una società di cybersecurity riconoscendo la circostanza come una rassicurante folata di vento pronta a spazzar via una atmosfera resa pesante dall’incombere di mille insidie sul fronte tecnologico.
In primo luogo fa piacere sapere che i nostri politici vantano relazioni ottimali con l’area mediorientale. Garantita la copertura dei rapporti con gli arabi grazie alla consolidata opera diplomatica di Matteo Renzi, è un ottimo segnale l’assegnazione al Senatore Gasparri della Presidenza e di una poltrona in Consiglio di Amministrazione dell’azienda italiana di proprietà di un imprenditore israeliano che opera ad ampio spettro in un così delicato settore come quello della sicurezza informatica.
L’invidia per le specifiche competenze del personaggio da 90 della destra italiana era già tracimata a luglio del 2022 in occasione di una intervista rilasciata dall’interessato al programma Coffee Break in onda su La7.
Gasparri – inquadrato seduto alla sua scrivania con tanto di tricolore alle spalle – aveva dinanzi a sé un personal computer portatile (testimone della sua perizia nell’uso di moderni dispositivi elettronici) su cui coperchio era appiccicato un bigliettino con una password.
Quei fotogrammi non sono passati inosservati al popolo dei social che immediatamente ha scatenato una ingiustificata ironia mettendo alla berlina qualcuno che invece certo non manca di sensibilità al problema e di capacità tecniche.
Il fatto che la password fosse stata incollata sul lato opposto di chi se ne deve servire può avere le più diverse ragioni e nessuno ha avuto l’umiltà di volerlo riconoscere.
Se è stata messa in modo da non poter essere letta da chi siede alla tastiera è prova di voler mettere in difficoltà chi eventualmente – rubato con destrezza il laptop – volesse accedere indebitamente a quanto conservato all’interno del PC. In tal senso è sicuramente una cautela non trascurabile perché rallenta l’operato illecito del malintenzionato di turno.
E’ anche la prova che Gasparri conosce a memoria quella parola chiave e non ha affatto bisogno di copiarla per abbinarla al proprio account.
Mica è finita. C’è pure una finalità didattica ed educativa. Il Senatore voleva vedere se qualcuno si accorgeva di quel pezzetto di carta, comprendendo finalmente che certe cose gli utenti non le devono fare.
E se poi la password fosse stata piazzata in bella vista perché sbagliata? Chissà quanti hacker sono finiti fuori strada proprio grazie a questo stratagemma e forse una simile tecnica andrebbe mutuata da tutti noi per ottenere la massima protezione dei nostri dati.