Nel 1985 Adelphi pubblica L’insostenibile leggerezza dell’essere, il romanzo più noto dello scrittore di origine cecoslovacca Milan Kundera (1929 – 2023). Bisognerà attendere 21 anni per assistere alla sua pubblicazione in territorio ceco, avvenuta nell’ottobre del 2006 a cura di Atlantis, una casa editrice di Brno.
La storia si svolge a Praga, negli anni intorno al 1968, e racconta la vita degli artisti e degli intellettuali cecoslovacchi nel periodo fra la Primavera di Praga (inizio 5 gennaio 1968) e l’invasione da parte dell’URSS e degli alleati del Patto di Varsavia (20 agosto 1968, fine Primavera).
Lo scrittore descrive la vita di quattro personaggi cardine che rappresentano l’umanità: Tomas, un chirurgo di successo, libertino e leggero; Tereza, una fotografa che travolge la vita di Tomas; Sabina, una pittrice, amante di Tomas; Franz, un professore universitario, amante di Sabina.
Tomas perde il lavoro a causa di un suo articolo su Edipo che risulta molto critico nei confronti del regime comunista, in quanto richiama metaforicamente la connivenza con il potere: l’arte dello stare in silenzio e accettare tutto.
Bisogna avere il coraggio di essere Edipo, punirsi quando necessario!
Tereza è estremamente gelosa di Tomas e soffre per i suoi tanti tradimenti ma non riesce a ribellarsi e tiene per sé i suoi tormenti. Sabina è un’idealista, uno spirito libero: si innamora perdutamente di Franz ma, non avendo il coraggio di stabilire un rapporto serio, fuggirà lasciandolo senza nemmeno un addio. E Franz inseguirà il suo ricordo fino alla morte.
Nei testi delle sei conferenze che Italo Calvino (1923-1985) avrebbe dovuto tenere, nell’anno accademico 1985-1986, presso l’Università Harvard, raccolti nel libro postumo Lezioni americane (1988), lo scrittore prende a esempio il romanzo di Kundera in quanto “nascondendosi dietro un discorso sulla leggerezza, ha come vera essenza una constatazione della ineluttabile pesantezza del vivere”.
Quella pesantezza che lo scrittore ceco deve aver provato dopo l’accusa rivoltagli di aver segnalato un dissidente. Proprio lui che si è conquistato la celebrità per aver denunciato la dittatura del suo Paese.
Il rapporto riservato del Ministero dell’Interno nr. 624/1950, pubblicato dopo circa sessant’anni sul settimanale ceco Respekt, riporta che quando aveva vent’anni ed era uno studente, e dunque era cittadino del regime comunista, ha contribuito a far deportare un giovane dissidente accusato di essere una spia dell’Occidente.
Kundera fu difeso da tanti intellettuali del mondo. Lo scrittore romeno Norman Manea ha affermato che non è giusto usare due pesi e due misure – come l’Occidente usa fare molto spesso, aggiungo – in quanto la vita sotto un regime totalitario si svolge in circostanze estreme: l’uomo è debole e vulnerabile di fronte alle utopie sanguinarie, demagogiche e tiranniche, da qualsiasi parte provengano. Vanno perciò adottate regole particolari e meno rigide nei confronti di tutti coloro che erano e sono prigionieri di regimi, compresi quelli che si dichiarano democratici.
Diversi premi Nobel e grandi esponenti del mondo letterario hanno denunciato una campagna ben orchestrata di calunnie che, su basi sospette, ha voluto macchiare l’onore di uno dei più grandi scrittori: il padre del romanzo europeo.
Nel capitolo dedicato alla Leggerezza Italo Calvino scrive: “Il peso del vivere per Kundera sta in ogni forma di costrizione: la fitta rete di costrizioni pubbliche e private che finisce per avvolgere ogni esistenza con nodi sempre più stretti. Il suo romanzo ci dimostra come nella vita tutto quello che scegliamo e apprezziamo come leggero non tarda a rivelare il proprio peso insostenibile”.
Proprio come il Natale.