Mitomane è il termine che comunemente viene usato per definire colui che sente il ricorrente bisogno di distorcere la realtà, elaborando intenzionalmente scenari fittizi poco probabili. Se ci dovesse capitare di incontrare una persona del genere nella nostra vita quotidiana, è probabile che non le daremmo nessun credito né ci lasceremmo coinvolgere in alcun modo nella sua narrazione della vita. Non faremmo le vacanze assieme, né ci lasceremo guidare per fare degli acquisti o degli investimenti di denaro.
Sembra però che questa elementare e salutare regola non venga seguita quando si tratta di tematiche che riguardano l’economia e la politica nazionale, o gli scenari internazionali e i potenziali conflitti o quelli che già sono in atto. Raccogliere informazioni non risulta un esercizio facile e spesso una cortina di fumo ci separa dalla realtà.
Prendiamo ad esempio la guerra in Ucraina; il mantra della narrazione ufficiale vuole che essa sia una guerra “unprovoked” non provocata; Putin è il “mostro” che ha attaccato un Paese democratico per perseguire i suoi biechi propositi espansionistici. In realtà come ormai sanno anche i sassi ciò non corrisponde alla realtà. Dalla caduta del muro di Berlino in poi vi sono fatti documentati di come gli Stati Uniti e la Nato e dunque noi europei abbiamo perseguito una politica di espansione e che siamo rimasti colpevolmente sordi e ciechi di fronte ai segnali che ci venivano inviati dall’altra parte. Segnali che chiedevano il rispetto degli accordi presi e delle sfere di influenza che anche una potenza in disarmo come la Russia aveva ed ha tutt’ora. Una guerra inutile che si poteva evitare (illuminanti sono le dichiarazioni di Stoltenberg) o che si sarebbe potuta fermare se il tavolo delle trattative, nel Marzo del 2022, non fosse stato rovesciato da Boris Johnson su mandato di Biden. Eppure, la narrazione ufficiale dei fatti rimane quella del bene contro il male, della democrazia contro la dittatura, dell’invasione Russa dell’Europa fino al Portogallo. Ed anche i dettagli della battaglia vengono addomesticati per rendere più appetibile al palato del distratto cittadino gli eventi luttuosi che si succedono inesorabili. Ed allora ecco che di volta in volta si narra di come i vertici militari russi siano niente di più che un’accozzaglia di ubriaconi (parole di Condoleezza Rice, ex segretario di Stato USA), che Putin è gravemente malato, che i soldati russi combattono con le pale. E ancora che l’offensiva Ucraina sta andando alla grande e che i Leopard cambieranno il volto della battaglia. Vi anticipo uno scoop così sarete preparati per la prossima bufala che vi sarà propinata: gli F16 quando arriveranno in Ucraina non cambieranno proprio un bel nulla. Sarà ancora un altro specchietto per le allodole per poter continuare a dissanguare l’Ucraina fino all’ultimo uomo e donna disponibile. Poche sono le speranze per il popolo ucraino per uscire da questo inutile incubo; liberarsi di Zelensky è una di quelle, e l’idea comincia a circolare in maniera insistente anche perché l’ex attore pur di mantenere aperti i flussi di denaro che arrivano dalle nostre tasche (anche l’UE si sta avvicinando ai cento miliardi di euro di aiuti) è disposto a perpetuare il massacro del suo popolo, che però comincia a disertare in maniera significativa ed a sottrarsi alla leva. L’ultima richiesta è di 500.000 nuovi coscritti, anche se non è nota la scansione temporale entro la quale questo reclutamento dovrà avvenire. Un disastro nei quali i morti dall’una e dall’altra parte hanno raggiunto cifre incredibili, ma che penalizzano molto di più l’Ucraina che ha un bacino di popolazione sempre più esiguo. Ma ancora una volta la narrativa ufficiale vuole e pretende il sacrificio di tutti (noi compresi) ad ogni costo. Poco importa se l’Europa sta scivolando verso una irrilevanza nello scenario mondiale sempre più marcata: gli ultimi dati swift riportano che lo yuan (la moneta cinese) ha superato l’euro negli scambi internazionali. Non importa che con il sabotaggio del Nord stream 2, un vero e proprio atto di guerra, la Germania e l’Europa siano state private, dalla sera alla mattina, della più economica fonte energetica disponibile: il gas russo. Ed anche il tentativo di depistare l’autore del misfatto indicando un gruppo di sub ucraini che avrebbero organizzato il tutto, non cancella il fatto che è stato un atto del quale bisognava chiedere conto e riparazione.
Le fandonie sulle sanzioni, tendenti a isolare l’aggressore. Come, ad esempio, il “price cup” sul petrolio russo, fissato a 60 dollari. Non ha mai funzionato e la Russia ha continuato a vendere il suo prezioso oro nero al prezzo di mercato a paesi in tutto il mondo. In particolare, l’India ha fatto una operazione di mercato straordinaria che le frutta un notevole guadagno: compra petrolio grezzo dalla Russia e poi dopo averlo raffinato ce lo rivende a prezzo maggiorato proprio a noi europei che per via delle sanzioni non possiamo acquistarlo direttamente dai russi: geniale. Ma la narrativa vuole che le sanzioni stiano mettendo in ginocchio la Russia che deve smontare i chip dalle lavatrici per far funzionare le sue armi (discorso della Von Der Leyen)
Anche il rapporto con la Cina è ammantato da una retorica che pare proprio discendere dal libro di Orwell “1984”: la creazione di un nuovo nemico prodromico alla continuazione perenne dello stato di guerra. E cosa di meglio di ammantare il discorso di nobili ideali quali la difesa della democrazia di una piccola isola minacciata dal bieco e mostruoso stato giallo? Se non fosse vero e se non fosse che anche la Nato sta flettendo i muscoli per allargarsi nell’indopacifico, ci sarebbe da sorridere. La Cina viene accusata di tutto: dai palloni sonda che sorvolano i cieli americani a Tik Tock che ci ruba i segreti, o come vengono maltrattate le minoranze himalayane. Circa queste ultime noi occidentali ed in particolare gli americani non dobbiamo apprendere nulla visto che, il problema dei nativi dei luoghi da noi conquistati lo abbiamo risolto brillantemente semplicemente eliminandoli: gli Indiani d’America esempio su tutti.
Eppure, è una retorica che fa presa e tutti noi ci sentiamo minacciati dalla Cina. Così tanto che anche il nostro Governo si è sentito in dovere di uscire dagli accordi commerciali della via della seta.
Non è difficile comprendere come questo posizionamento anticinese è correlato quasi esclusivamente alla minaccia economica che esso rappresenta per gli Stati Uniti che, come gli Inglesi prima e gli Olandesi ancor prima di loro, vedono decrescere la loro influenza globale. Ma faticano ad ammetterlo. E anche qui interviene l’infantile narrativa dell’eccezionalismo americano, come unica super potenza planetaria destinata a guidare il mondo ed a imporre le regole come uniche ed insostituibili.
Se guardiamo le votazioni che si sono succedute alle Nazioni Unite su vari temi, si può osservare che gli Stati Uniti si sono trovati isolati contro il resto del mondo. Altro che isolare la Russia. Pian piano è il G7 che sta diventando sempre più isolato dal resto del pianeta. Ma non c’è problema, anche qui la narrativa di una realtà che non c’è viene in soccorso e convenientemente demolisce i BRIC’S, dal primo Gennaio allargata ad altri 5 Paesi ma non l’Argentina che se ne è tirata fuori, derubricando l’alleanza come una questione irrilevante. Quando invece irrilevante non lo è affatto.
Anche la questione Israelo-Palestinese viene raccontata in un modo originale, evitando accuratamente (come per l’Ucraina) di analizzare il pregresso, per garantire un ombrello alle forze Israeliane che possono così continuare indisturbati in quella che è ormai una mattanza senza precedenti.
Insomma, le fonti ufficiali di informazione (non tutte per fortuna) sono piuttosto omologate quando si tratta di raccontare la storia contemporanea; e se c’è qualcuno che dissente, così come ebbe a dire una simpatica giornalista, allora bisogna educare il pubblico alla visione “corretta” della realtà.
Insomma, se proprio dobbiamo augurarci qualche cosa per il nuovo anno, forse sperare in qualche “decisore” più di “razza”? Un Presidente alla Roosevelt o alla Kennedy non dispiacerebbe affatto ed in Europa un Kohl o Mitterand significherebbe un ritorno alla politica vera. Anche un de Gasperi di questi tempi sarebbe un bel regalo. E per l’informazione un auspicio di maggiore pluralità e critica sarebbe senza dubbio una bella sorpresa.
Ma si sa, gli auspici sono una cosa, e la realtà di ciò che ci attende è un’altra.
Buon anno!