Cesare Ragazzi, indimenticato pioniere del rinfoltimento del cuoio capelluto, sarebbe stato un grande Ministro. Forse addirittura un insuperabile Premier.
In uno scenario istituzionale in cui sembra servire costantemente uno spunto per qualcosa di buono per risollevare le sorti del derelitto Paese, il suo “Mi sono messo in testa un’idea meravigliosa” avrebbe saputo ridare speranza agli italiani.
L’emulazione di un simile personaggio ha portato figure preminenti del panorama governativo ad approfittare delle festività natalizie per – come riportato dalla stampa – dare “una rafforzatina”.
Purtroppo l’intervento – pur coinvolgendo quello che dovrebbe essere il contenitore di progetti, iniziative, propositi, intendimenti, obiettivi – si è limitato alla superficie esterna con discutibili risultati estetici, senza recare gli auspicati benefici forse attesi dalla collettività, ma la circostanza va letta in chiave assolutamente positiva.
Il popolo digitale non può e non deve lamentarsi. Va riconosciuto che l’iniquamente criticato episodio del Ministro ha saputo regalare un sorriso ad una comunità stremata da mille problemi quotidiani di banale sopravvivenza.
Per un giorno gli italiani hanno dimenticato di non essere in grado di arrivare alla fine del mese, di non trovare lavoro, di non sapere come pagare le bollette, di non avere un futuro. Già questo è a dir poco meritorio.
L’occasione è stata prelibata per chi dalle nostre parti ha ancora quel sense of humor, facoltà che probabilmente è destinata in tempi brevi ad essere abrogata come l’abuso d’ufficio, cui è accomunata dal recare fastidio ai politicanti più laboriosi e intraprendenti.
Difficile trovare le parole appropriate per mostrare la gratitudine a chi ha fatto ritrovare il buonumore in un anno che non preoccupa per essere bisestile ma per la disoccupazione, l’inflazione e tante altre cose che finiscono in “zione” e che sarebbe sconfortante elencare.
L’entusiasmo ha persino risvegliato l’animo patriottico di chi non cantava dai tempi dei balconi durante la pandemia. Su Twitter (o X come lo ha ribattezzato il suo nuovo padrone) c’è stata anche la rivisitazione – irriverente ma simpatica – dell’inno di Mameli che si rivela calzante all’accaduto.
Allontaniamo la spettrale visione dei pessimisti che a tutti i costi vogliono ispirarsi agli slogan di Cesare Ragazzi. La storica frase “Ho fatto, ho fatto, ma non ho visto niente” non c’entra nulla con le trionfalistiche dichiarazioni dei politici e le corrispondenti constatazioni dei cittadini.
A chi rumina uno scontato “mala tempora currunt”, evochiamo Dario Fo e ricordiamoci che “sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re, fa male al ricco e al cardinale, diventan tristi se noi piangiam…”