L’opposizione urla al Governo che il “Piano Mattei” è soltanto “una messa in scena”.
Il Premier (guai a dire “la premier”) da parte sua, alla presenza dei convenuti, dichiara testualmente che – come si legge ad esempio su Il Tempo – “Grazie alla vostra numerosa e qualificata presenza, che dimostra l’interesse per la posizione italiana, possiamo dire che è stato un successo, una scommessa vinta”.
Va detto che nell’Aula di Palazzo Madama al vertice “Italia-Africa” (che molti leghisti hanno creduto fosse un incontro sulle autonomie regionali e sulle problematiche del Sud), oggettivamente di gente ce n’era.
Se la “numerosa e qualificata presenza” è indice di ottima riuscita del Piano (e non della semplice convocazione a sentire i buoni propositi), direi che si può serenamente parlare di trionfo epocale. Ne sanno qualcosa tutti quelli che cercano di organizzare una pizza con amici e colleghi e collezionano ogni volta una marea di defezioni anche da parte delle persone cui sono maggiormente legate.
Qualche “lingua grama” ha puntato il dito contro l’inossidabile refrain che tramuta in irrefrenabile generosità il profondo senso di fastidio al veder approdare disperati sui nostri litorali, straccioni che vanno a turbare fra l’altro l’operosità dei balneari già stremati dal pressing comunitario. Secondo alcuni il misericordioso “Aiutiamoli a casa loro” è solo uno slogan che non si è mai tradotto in pratica…
Se, ad onor del vero, in questi anni non si sono visti grandi risultati in quella direzione, varrebbe la pena esaminare con giusta terzietà la situazione, individuando le cause del mancato perseguimento di un così nobile obiettivo.
Per “aiutarli a casa loro” bisogna che i destinatari dell’opera umanitaria abbiano una casa e questo non sempre è il presupposto di partenza. In secondo luogo, ammesso che una abitazione sia disponibile, va detto che mai nessuno ne ha comunicato l’indirizzo ai politici che non vedevano l’ora di giungere sul posto e fare qualcosa di buono…
Purtroppo il discorso è troppo serio per continuare a giocare con espressioni sarcastiche che cadono nel vuoto.
La parola “migranti” forse non ha consentito a tutti di capire che si tratta di sventurati che non hanno una casa e spesso nemmeno un territorio in cui vivere senza essere perseguitati o sterminati magari con armi e mine antiuomo di fabbricazione italiana.
Lungo gli oleodotti si facciano correre condotte d’acqua da alimentare con pozzi che arrivano alle viscere della terra. Si cominci a vincere la sete e si dia modo di irrigare campi per sconfiggere la fame… Vengano avviate campagne vaccinali non solo per arricchire l’industria farmaceutica e si aprano ospedali. Sorgano scuole perché i bambini di laggiù abbiano diritto anche loro ad esser bambini e di crescere lontani dall’abbandono.
Anche se non è facile, si pensi ad una solidarietà che costa cara e non dà profitti.