Una frase del Vangelo di Giovanni, al capitolo 8:7 recita, secondo la più accreditata traduzione dal latino, “Chi di voi è senza peccato scagli la pietra per primo”. Nella vulgata è ricordata con la proposizione “chi è senza peccato scagli la prima pietra”. In latino: “Qui sine peccato est vestrum, primus lapidem mittat”.
Le parole, attribuite da Giovanni a Gesù Cristo, al di là delle interpretazioni del senso più profondamente cristiano e morale, hanno un concetto ben chiaro. Esso è incentrato su due direttrici: una strettamente cristiana che invita ad essere indulgenti con chi sbaglia ed un’altra incentrata sull’esame di coscienza che ognuno dovrebbe fare perché nessuno è senza peccato.
Orbene cosa ha a che fare Giovanni l’evangelista con i nostri giorni? La frase citata dovrebbe non abbandonare mai il nostro cervello prima di profferire giudizi sugli altri. Lungi dal mescolare il sacro con il profano, ovvero la Religione cristiana e cattolica con la politica, facciamoci tutti un’attenta analisi di coscienza.
Pochi giorni fa il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, ha affermato: “Ho dato inizio alla stagione del merito che pone fine a quella dell’amichettismo”. Sante parole che tutti vorrebbero fossero finalmente vere.
Distribuire incarichi, prebende ed altro in base a rapporti familiari, favoritismi, appartenenza od affinità di partito e non in base a reali ed incontestabili capacità è sicuramente auspicabile e nessuno sarebbe contrario, eccetto chi ne beneficia, senza merito alcuno ma solo in conseguenza di favoritismi di varia natura.
In un articolo comparso su questa testata dal titolo “tengo famiglia” del 30 agosto 2023 si evidenziarono alcuni incarichi di elevato rilievo distribuiti dal Presidente del Consiglio in base a “meriti” familiari in generale.
Si sa che il famoso “manuale Cencelli” non è mai stato distrutto o posto nel dimenticatoio di un polveroso archivio. In breve, per i non diversamente giovani, si ricorda che per “manuale Cencelli” si intendeva, ma anche oggi si intende pur essendo caduta in disuso tale locuzione, l’assegnazione di incarichi governativi e politici dei vari partiti, ed eventuali loro correnti, in armonia con il loro “peso”. L’espressione nacque in tono dispregiativo ed ironico facendo riferimento alle nomine effettuate seguendo la rigida logica di spartizione di potere e di cariche in modo totalmente avulso dalle capacità o dal merito (a parte quello di appartenenza od affinità politica).
Per non riscrivere un tomo dell’enciclopedia Treccani non si elencano quanti incarichi sono stati distribuiti per familiarità, appartenenza di tessera di partito o di equilibri politici. Il risorgere del “manuale Cencelli” non scandalizza certamente poiché la politica obbedisce a logiche quasi sempre non di capacità ma di spartizione del potere e di riconoscenza. Ci si riferisce anche a Ministri ed alte cariche che distribuiscono prebende, sinecure e posizioni di rilievo nel sottobosco che sfuggono ai più perché dosate senza clamore alcuno.
In tempi non troppo lontani nelle università, specie nel settore medico, si parlava dei “baroni”, ovvero di professori che assegnavano cariche e cattedre con criteri nepotistici o non proprio cristallini o che abbandonavano la cattedra solo post mortem.
Ciò che non piace è l’aver pronunciato quella frase non ricordando le parole del Vangelo o la favola di Esopo sulle due bisacce.
Lo scrittore greco racconta che Prometeo aveva appeso al collo degli uomini due bisacce; una era colma degli altrui vizi ed un’altra dei propri. La prima era posta avanti e la seconda dietro. Per tale motivo l’essere umano vede subito gli altrui vizi mentre non ha mai in vista i propri.
Con tutto il rispetto istituzionale, una rilettura del Vangelo di Giovanni e della favola di Esopo potrebbe essere utile per il futuro a coloro che si occupano di nomine o che elargiscono lezioni di morale?